domenica 30 giugno 2013

(5) QUESTO NOSTRO PIANETA /UNESCO-POMPEI (ABBANDONATA)

Pompei, ultimatum Unesco al governo: "Presenti misure idonee entro l'anno"

(Foto da Wikipedia)  (Foto da Wikipedia)
ultimo aggiornamento: 29 giugno, ore 18:03
Roma, 29 giu. (Adnkronos) - Giovanni Puglisi, presidente della Commissione Nazionale Italiana: "Nella relazione del gennaio 2013 si mettono in evidenza, in maniera molto documentata, le carenze strutturali (infiltrazioni d'acqua, mancanza di canaline di drenaggio) e i danni apportati dalla luce (ad esempio alcuni mosaici andavano preservati dalla luce)"


Roma, 29 giu. (Adnkronos) - "Il Governo Italiano ha tempo fino al 31 dicembre 2013, per adottare le misure idonee relative alla situazione di Pompei e l'Unesco ha tempo fino al 1 febbraio 2014 per valutare cio' che fara' il governo italiano e rinviare al prossimo Comitato Mondiale 2014 ogni decisione. Come al solito la fretta fa i gattini ciechi. Quindi l'iter e' ben delineato". Lo dichiara in una nota Giovanni Puglisi, presidente della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco. "Una commissione Unesco ha presentato una relazione fatta in loco a Pompei nel gennaio scorso e che non è stata oggetto di discussione in Cambogia", spiega Puglisi, precisando che "in questa relazione del gennaio 2013, si mettono in evidenza, in maniera molto documentata, le carenze strutturali (infiltrazioni d'acqua, mancanza di canaline di drenaggio) e i danni apportati dalla luce (ad esempio alcuni mosaici andavano preservati dalla luce)".  "Sono inoltre segnalate costruzioni improprie -prosegue- non previste dal precedente piano e la mancanza di personale. Inoltre entro il 1° febbraio del 2014 , secondo tale relazione, bisogna delineare una nuova zona di rispetto poiche' sono state rilevate intorno ai siti di Pompei e Ercolano delle costruzioni ulteriori, costruite spesso dagli stessi operatori dei siti, in modo che si riparino i siti stessi dagli abusivismi e da cose improprie".


Infine Puglisi precisa, "tuttavia non si tratta di una relazione che mette Pompei tra i siti in pericolo, tra l'altro e' stata fatta in piena collaborazione con il Governo Italiano e con il Ministero dei Beni Culturali, che pertanto sono perfettamente a conoscenza di questo atto".

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Annotazione :


Pompei/

casa del bracciale-bambino










Pompei-affresco romano
















Pompei













Pompei












Pompei-scavi














Pompei-affreschi romani














Pompei-sullo sfondo il Vesuvio












Pompei-scavi















L'UNESCO (United Nations Educational Scientific and Cultural Organization) fu fondata dalle Nazioni Unite il 16 novembre 1945 con lo scopo conservare e preservare il patrimonio culturale e naturale del nostro Pianeta e per tutelare i diritti umani.




Marco Buonarroti

ARTE :"IL SAN SEBASTIANO DI ANDREA DEL SARTO"

Arte: torna alla luce un San Sebastiano di Andrea del Sarto(XV/XVI SEC.)
ultimo aggiornamento: 21 giugno, ore 16:23   
Roma, 21 giu. (Adnkronos) - Torna alla luce un San Sebastiano di Andrea del Sarto, una tavola recentemente ritrovata in una collezione privata romana e attribuita dallo storico dell'arte Claudio Strinati al grande pittore fiorentino. L'opera e' al centro del volume 'Andrea del Sarto. Un San Sebastiano ritrovato' (Gangemi Editore), scritto dallo stesso Strinati, che sara' presentato oggi nella sede centrale della Societa' Dante Alighieri a Roma. "E' un dipinto attribuito e non certo -spiega Strinati all'Adnkronos- ma la cosa interessante e' che quest'opera si inserisce in un gruppo di dipinti, tutti simili tra loro, prodotti nella bottega del pittore durante gli ultimi mesi della sua vita, come testimonia lo stesso Vasari".

Il quadro ha complesse vicissitudini storiche, gia' all'inizio del Settecento non si trovava piu' sull'altare maggiore della cappella della Compagnia intitolata al santo che l'aveva commissionato, ma nelle disponibilita' di un tal Filippo De Marchi, contro il quale la stessa Compagnia avvio' una procedura legale per riprendere possesso del quadro. Da quel momento si perdono le tracce. "In realta' -sottolinea Strinati- di questa immagine vennero fatte piu' repliche, com'era usanza dell'epoca, e questa che viene presentata oggi e' una delle piu' belle, insieme con quella detta 'Medici', recuperata dalle Fiamme Gialle alcuni anni fa, che e' la piu' bella.
"Quest'opera pero' -confessa lo storico dell'arte e dirigente generale del Mibac, mi da' lo spunto di scrivere su del Sarto, del quale mi occupo da parecchio tempo. Questo libro costituisce il punto di partenza di una mostra che vorrei organizzare tra qualche anno. Il libro e' un'analisi del pittore fiorentino diversa rispetto a quella condotta dalla storiografia corrente. Dico la mia inquadrando Andrea del Sarto, i cui ultimi anni di vita coincidono con l'inizio del Manierismo, nel momento storico cruciale in cui visse, che a mio parere ha un parallelismo straordinario con il nostro. Oggi viviamo una grande crisi, e io ritengo che questo dovrebbe dare ben presto luogo a grandi mutazioni culturali. Certo -conclude ironicamente Strinati- la crisi dell'epoca diede origine alla riforma protestante, quella nostra invece alla protesta riformante".




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Annotazione:



foto dal web

Andrea del Sarto Soprannome di Andrea d'Agnolo (Firenze 1486-1530), pittore italiano la cui fama è legata principalmente agli affreschi raffiguranti la vita di san Giovanni Battista, nel chiostro degli Scalzi a Firenze.



Marco Buonarroti

sabato 29 giugno 2013

SCIENZA:"ADDIO COMMOSSO A MARGHERITA HACK"

Addio alla signora delle stelle. Morta l'astrofisica Margherita Hack

ultimo aggiornamento: 29 giugno, ore 19:42
Roma - (Adnkronos) - Aveva compiuto 91 anni il 12 giugno scorso. Nata a Firenze nel 1922, è stata la prima donna italiana a dirigere l'Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987, portandolo a rinomanza internazionale. Da giorni era ricoverata in ospedale. Napolitano: "Ha servito e onorato l'Italia anche in campo internazionale". Letta: "Perdiamo una protagonista assoluta della ricerca scientifica"

 
Roma, 29 giu. (Adnkronos) - E' morta oggi Margherita Hack, la scienziata italiana considerata un'icona e un riferimento dell'astrofisica mondiale. Nata a Firenze il 12 giugno 1922, la Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, Hack ha svolto un'importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. La scienziata è membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Nata da padre protestante e madre cattolica Margherita Hack si laurea nel 1945, con una tesi di astrofisica relativa a una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili. Il lavoro viene condotto presso l'Osservatorio astronomico di Arcetri, luogo presso il quale inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca. Enorme lo sviluppo delle attività didattiche e di ricerca che Margherita Hack ha promosso all'università di Trieste, dove ha dato vita nel 1980 a un "Istituto di Astronomia" che è stato poi sostituito nel 1985 da un "Dipartimento di Astronomia", che la scienziata ha diretto fino al 1990.


Dal 1982 Margherita Hack ha inoltre curato una stretta collaborazione con la sezione astrofisica della 'Scuola internazionale superiore di studi avanzati' (Sissa). La scienziata, inoltre, ha alternato la stesura di testi scientifici universitari, alla scrittura di testi a carattere divulgativo. Il trattato "Stellar Spettroscopy", scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve (1897-1963) e' considerato ancora oggi un testo fondamentale. Nel tempo Margherita Hack ha collaborato con numerosi giornali e periodici specializzati, fondando nel 1978 la rivista "L'Astronomia" di cui è stata a lungo direttore. Nel 1980 ha ricevuto il premio "Accademia dei Lincei" e nel 1987 il premio "Cultura della Presidenza del Consiglio".

"La notizia della scomparsa di Margherita Hack è stata una doccia gelata. Sapevamo che stava male, ma fino all'ultimo speravamo che si riprendesse. Ci mancherà", dice all'Adnkronos il direttore dell'Osservatorio Astronomico di Trieste Stefano Borgani. "Stavo facendo i bagagli per partire per un congresso quando mi è arrivata la telefonata dell'ex direttore Fabio Mardirossian che mi ha dato la notizia - racconta Borgani - Non ci volevo credere. Ho acceso immediatamente la tv e anche lì dicevano che era morta".

"Apprendo con commozione la triste notizia della scomparsa di Margherita Hack, personalità di grande rilievo del mondo della cultura scientifica, che con i suoi studi e il suo impegno di docente ha costantemente servito e onorato l'Italia anche in campo internazionale", ha scritto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato ai familiari della scienziata.

"Il presidente del Consiglio Enrico Letta - si legge in una nota di Palazzo Chigi - esprime il profondo cordoglio suo personale e del governo per la scomparsa di Margherita Hack. L'Italia e la comunità internazionale perdono una protagonista assoluta della ricerca scientifica. Una donna che è stata, inoltre, capace di affiancare con passione l'impegno professionale a quello sociale e politico. Una testimonianza che resterà preziosa".

"Con la morte di Margherita Hack, l'Italia perde una grande ricchezza. Una donna che ha dato tanto non solo alla scienza e alla cultura, ma anche alla causa della democrazia, partecipando giovanissima alla lotta partigiana; e che, gia' ottantenne, si è impegnata nelle nuove battaglie per la dignita' femminile". Lo sottolinea la presidente della Camera, Laura Boldrini.

"Profondo cordoglio" per la morte di Margherita Hack è stato espresso in una nota dal ministro dei Beni culturali e del Turismo, Massimo Bray, ricordandola come "una donna straordinaria che con grande passione e infinita dedizione ha dedicato tutta la sua vita all'impegno scientifico e civile lasciando un segno indelebile nel mondo della scienza e dei diritti".


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 Annotazione :









 




















Chissà quante volte Margherita Hack avrà osservato queste stesse immagini del cosmo!!

Un sincero e commosso Suo ricordo non può non provenire dalla miriade luminosa di
un universo sempre in movimento.








Marco Buonarroti

IL CINEMA/THE LONE RANGER

IL  CINEMA !

 

Cinema: 'The Lone Ranger' nelle sale italiane dal 3 luglio

ultimo aggiornamento: 28 giugno, ore 15:17   
Roma, 28 giu. (Adnkronos) - Dopo le imprese epiche e rocambolesche, l'estate 2013 si riempie di azione con 'The Lone Ranger', la nuova avventura dell'eroe mascherato icona d'America, nelle sale italiane dal 3 luglio, distribuito in 700 copie da The Walt Disney Company Italia. Diretto dal regista premio Oscar Gore Verbinski ('The Mexican', 'The Ring', 'Pirati dei Caraibi', 'Rango') e prodotto dal pluripremiato Jerry Bruckheimer, 'The Lone Ranger' riunisce il team vincente dei primi tre film del franchise di successo 'Pirati dei Caraibi' e racconta le peripezie di due improbabili eroi, un indiano un po' matto (Johnny Depp) e un incorruttibile avvocato (Armie Hammer) destinato a diventare una leggenda, ottant'anni dopo il debutto in radio del primo eroe mascherato della storia.
"C'e' qualcosa in questi personaggi che ha affascinato ogni generazione fin dalla loro invenzione -ha detto Bruckheimer, che nei giorni scorsi ha conquistato la sua stella sulla 'Walk of Fame' di Hollywood-. Sono cresciuto a Detroit e gli spettacoli radiofonici e televisivi de 'Il cavaliere solitario' hanno fatto parte della mia adolescenza, come di milioni di altri. Con Gore sapevamo che era arrivato il tempo di far rinascere 'The Lone Ranger'".

Impegnati nella lotta all'avidita' e alla corruzione, Johnny Depp e Armie Hammer hanno superato sfide fisiche correndo in groppa ai cavalli o su tetti di treni lanciati ad alta velocita', divenendo cosi' protagonisti di una delle scene d'azione piu' complesse ed elettrizzanti mai concepite prima, realizzata grazie a circa 350 riprese di effetti visivi e alla rappresentazione di due treni americani del XIX secolo che, in una corsa pazza, sembra quasi che stiano duellando. "Guardavo 'Il cavaliere solitario' e mi identificavo con Tonto -ha spiegato Johnny Depp-, anche da bambino mi sono sempre chiesto perche' l'indiano dovesse essere la spalla". Per questo l'attore, ormai divenuto caratterista d'eccezione, ha deciso di creare una versione personale dell'indiano un po' folle: "Volevo interpretarlo come un guerriero e come un uomo di grande integrita' e dignita'".




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Annotazioni fotografiche:





Gore Verbinski



Armie  Hammer














Johnny Depp





 



















Marco Buonarroti








MUSICA: " WE SHALL OVERCOME"





Musica :Canzone  "WE SHALL OVERCOME",cantata da Pete Seeger

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=QhnPVP23rzo

(per ascoltarla cliccate sul link qui sopra)





Pete Seeger



Si tratta di una canzone americana, le cui origini "gospel"risalgono, forse ,al 1903.
A Charleston, South Carolina nel 1946, i dipendenti dell'American Tobacco Company in sciopero, per lo più donne afroamericane, stavano cantando degli inni ,quando una donna di nome Lucille Simmons cantò una versione della canzone cambiando il testo in "We'll Overcome"che poi fu ulteriormente cambiato in "We shall overcome da Pete Seeger, cantante e compositore,il quale aggiunse alcuni versi.
Divenne,negli Stati Uniti, un inno dei sindacati afroamericani e dell'attivismo per i diritti civili.
La versione galiziana è stata l'inno del movimento studentesco contro la dittatura all'Università di Santiago di Compostella negli anni 1967/68.
La canzone fu poi diffusa in Sudafrica durante gli ultimi anni del movimento anti-apartheid.
Essa nel corso degli anni è divenuta quindi il simbolo della lotta per i diritti civili in tutto il mondo.
La musica è di Richard Strauss.

TRADUZIONE :

“Avremo ragione di tutto questo
avremo ragione di tutto questo
avremo ragione di tutto questo un giorno
qui nel mio cuore, io credo profondamente
che avremo ragione di tutto questo un giorno

Cammineremo mano nella mano
cammineremo mano nella mano
cammineremo mano nella mano un giorno
qui nel mio cuore, io credo profondamente
che cammineremo mano nella mano

Vivremo in pace
vivremo in pace
vivremo in pace un giorno
qui nel mio cuore, io credo profondamente
che vivremo in pace un giorno

Noi non abbiamo paura
noi non abbiamo paura
avremo ragione di tutto questo un giorno
sì, qui nel mio cuore, io credo profondamente
che avremo ragione di tutto questo un giorno

Avremo ragione di tutto questo
avremo ragione di tutto questo
avremo ragione di tutto questo un giorno
qui nel mio cuore, io credo profondamente
che avremo ragione di tutto questo un giorno
avremo ragione di tutto questo un giorno”.

(Versione a cura di Arturo Bandini)





Alcune notizie e la traduzione sono state tratte dal Web




Marco Buonarroti












  

venerdì 28 giugno 2013

MODA:"PITTI UOMO 84 IN PASSERELLA"/IL MADE IN ITALY

Al via Pitti Uomo 84, in passerella le nuove tendenze del menswear
ultimo aggiornamento: 18 giugno, ore 18:44
Milano - (Ign) - Alla fiera dell'anteprima internazionale della moda maschile saranno presenti 1.015 tra marchi e aziende dall'Italia e dal mondo. La superficie espositiva sarà di 59.000 metri quadrati


 
Milano, 15 giu. (Ign) - La nuova 'geografia' del menswear sarà di scena a Pitti Uomo, in programma a Firenze, presso la Fortezza da Basso, dal 18 al 21 giugno. Pitti Uomo n.84 ridisegna la mappa del menswear contemporaneo e la stessa geografia del salone, puntando ancora di più sul prodotto e sugli stili che in questo momento trainano il mercato. Dai brand in scena al Padiglione Centrale, passando alle collezioni presentate a Futuro Maschile, Touch!, l'Altro Uomo, fino a I Play, l'ultima nata tra le sezioni, la moda uomo trova a Firenze la sua dimensione più completa, innovativa e market oriented. 
  Alla fiera dell'anteprima internazionale della moda maschile saranno presenti 1.015 tra marchi e aziende, delle quali 370 provenienti dall'estero (il 36,6% del totale). La superficie espositiva sarà di 59.000 metri quadrati. Dieci le tappe in cui si articola il percorso dentro la moda uomo: Pitti Uomo, Make, Pop Up Stores, I Play, Urban Panorama, My Factory, Futuro Maschile, Touch!, l'Altro Uomo, New Beat(s).


Tra le novità di questa edizione, Pitti W fa il suo ingresso in Fortezza, in una location strategica, l'Arena Strozzi, sempre più in stretta sinergia con le sezioni di Pitti Uomo a più alto contenuto di ricerca. In totale saranno circa 1015 i marchi di Pitti Uomo, a cui si aggiungono le 70 collezioni donna protagoniste a Pitti W. E anche a questa edizione Pitti Uomo conferma la sua grande internazionalità, con una quota di aziende estere che raggiunge quasi il 40%, complessivamente da 30 Paesi esteri. Un respiro internazionale che si misura anche nel pubblico dei buyer: all'ultima edizione estiva, su un totale di oltre 30.000 visitatori, sono stati 18.000 circa i compratori arrivati a Firenze, in rappresentanza dei migliori negozi e dei department store più importanti del mondo.


Progetti speciali, anteprime, rientri importanti. PittiUomo e Firenze sono sempre più il punto di riferimento e il contesto scelto dalle aziende internazionali per la presentazione dei progetti speciali e delle nuove collezioni, e per il lancio delle strategie globali all'apertura della stagione. E aumentano anche le richieste di realizzare eventi con nuove modalità in Fortezza, attraverso cui intercettare i top buyer e la stampa internazionale.
 
L'UOMO MODERNO E LO STILE. ON AIR LA CAMPAGNA PRADA UOMO AUTUNNO/INVERNO 2013
Un esercizio di semplicità artistica, percorsa da un pizzico di humour. E’ la campagna Prada Uomo per l’Autunno/Inverno 2013. Ispirandosi al mondo irriverente della Nouvelle Vague degli anni ‘60, tre attori, Christoph Waltz, Ben Whishaw e Ezra Miller, interpretano un dramma ironico ed enigmatico. Ognuno di loro ha un ruolo diverso e introduce nella collezione il proprio punto di vista ed il proprio stile individuale. Il personaggio interpretato da Christoph Waltz evoca un senso di studiata eleganza; Ben Whishaw presenta un fascino alternativo e disinvolto; Ezra Miller contribuisce con un’aria di giovanile mistero. Negli scatti di David Sims, i tre vengono ritratti in un interno stilizzato e popolato da mobili geometrici, disegnati da Oma per Knoll e presi a prestito dalla ‘Ideal House’ concepita per la sfilata Prada Autunno/Inverno 2013.


A ROBERTO CAVALLI MASTER IN DESIGN HONORIS CAUSA
Martedì prossimo,18 giugno, l’accademia di design ‘Domus Academy’ consegnerà a Roberto Cavalli un Diploma di Master honoris causa in Fashion Management. La scelta dello stilista – spiega l’istituto in una nota – è dovuta al suo ruolo di ambasciatore della moda italiana nel mondo. Al termine della cerimonia di consegna, Cavalli terrà una lectio magistralis aperta agli studenti e al pubblico.


ROMANTICI O ROCK I PICCOLI GUESS KIDS NELLA COLLEZIONE PRIMAVERA/ESTATE 2014
Un look stile ‘That’s amore’ o più deciso stile ‘Jungle Drum’. O ancora un viaggio nel fantastico mondo del ‘XX Century Odyssey’. Nella Primavera/Estate 2014, i bambini di Guess Kids potranno scegliere look classici o sportivi ma sempre con stile. Stampe e colori hanno colori decisi, declinati a seconda delle occasioni. Ispirata all'Italia degli anni sessanta, con ambientazioni tipo ‘Dolce vita’ o ‘Domenica d'agosto’, la linea ‘That's amore’ ricalca lo stile chic di personaggi icone come Sophia Loren o Marcello Mastroianni. Si tratta della parte più bon ton della collezione. I colori sono: per la bambina, blu navy, bluette, fuxia e bianco ottico con l'aggiunta di chambrie e tocchi di giallo inserito nelle grafiche; per il bambino stessa palette che si differenzia solo per il rosso acceso al posto del fucsia. Tessuti rigati tinti filo creano sinergia tra entrambi. Di ispirazione più selvaggia la linea ‘Jungle drum’ ispirata alla vegetazione della savana, con accenni che reinterpretano gli anni ‘90 delle stampe all-over e full color a tutto telo su t shirt e abiti. I colori sono: per la bambina verde militare, corallo fluo, bianco ottico, sabbia, grigio melange rinforzati dal denim bleach e dalle stampe all over animalier; per il bambino verde brillante, giallo, verde militare, bianco ottico, grigio melange, anche essi affiancati da una reinterpretazione del camouflage in stle jungle leaf. Infine la linea ‘XX Century Odyssey’, ispirata da un viaggio immaginario nell’Odissea futuristica. Ulisse e le sirene vengono reinterpretati in chiave moderna con colori neon ed effetti scintillanti. Per la bambina capi con trattamenti che ricordano i riflessi del sole sull'acqua o l'effetto brillante delle code delle sirene. Stampe fotografiche e colori fluo, sono il leit motiv di questo tema. I colori sono: per la bimba glicine, verde acqua, giallo lime, coral pink fluo, bianco ottico e denim, impreziosito da perle; per il bimbo blu navy washed, giallo fluo, arancio fluo, bianco ottico e blu acqua marina. Costumi da bagno ed accessori completano i look di ogni pacchetto.


NUOVA APERTURA A PARIGI PER MIU MIU
Miu Miu rafforza la sua presenza a Parigi inaugurando un nuovo spazio dedicato alle collezioni di abbigliamento e a una selezione di borse iconiche, all’interno del prestigioso department store Le Bon Marché. Il nuovo punto vendita, che va ad affiancare il già esistente corner di calzature, porta la firma dell’architetto Roberto Baciocchi e si presenta come un intimo scenario il cui sfondo è caratterizzato dai pannelli in alveolare specchiato. All’interno, la collezione d’abbigliamento è presentata attraverso interessanti allestimenti che, unitamente a banchi espositivi e stand in acciaio lucido, creano un atmosfera inedita e sofisticata.


FENDI FIRMA CON SAFILO UN NUOVO ACCORDO DI LICENZA PER 9 ANNI
Il Gruppo Safilo, leader mondiale nell'occhialeria di alta gamma, e Fendi, storica Maison italiana tra le più prestigiose nel panorama del lusso internazionale, annunciano un accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione worldwide di occhiali da sole e montature da vista Fendi, valido fino al 31 dicembre 2022.


LA MANUFACTURE DE SOULIERS LOUIS VUITTON DI FIESSO D'ARTICO APRE AL PUBBLICO
Dopo il successo riscontrato lo scorso anno, con la presenza di oltre 100.000 visitatori, le Maison del Gruppo LVMH celebrano l’edizione 2013 delle Journées Particulières aprendo le porte della Manufacture de Souliers Louis Vuitton di Fiesso d’Artico, in provincia di Venezia. Oggi e domani sarà possibile scoprire il percorso arte e cultura, ricco di sette secoli di maestria artigiana dedicato alle calzature maschili e femminili della Maison, con dimostrazioni di lavorazioni sulla cucitura a mano dei mocassini e delle scarpe classiche da uomo e sull’operazione di patina della calzatura.


PER LA 'MALE FASHION WEEK' CRUCIANI LANCIA UN QUADRIFOGLIO LIMITED EDITION
In occasione della Male Fashion Week Cruciani C lancia l’ultima esclusiva creazione della maison. La Limited Edition del Quadrifoglio più amato del mondo sarà disponibile dal 22 al 25 giugno nel negozio di via Manzoni, a Milano.


ELEGANTI MA DAL CUORE SPORTIVO. FRANKIE MORELLO PRESENTA LA COLLEZIONE RAGAZZI PRIMAVERA/ESTATE 2014
Un’eleganza dal cuore sportivo per i ragazzi che ai vestiti chiedono comodità ma anche il potere di esprimersi. E’ la collezione Frankie Morello per la primavera-estate 2014, realizzata da Pierfrancesco Gigliotti e Maurizio Modica. Giacche e trench sono in gabardine, i pantaloni in rasatello, le camicie e le polo in jacquard di cotone con piccoli leoni e le T-shirt in jersey. Hanno invece il sapore della divisa i giubbotti e le giacche di un tema che si dichiara esplicitamente sportswear e si sviluppa in una gamma di colori che al blu aggiunge il grigio mélange, il rosso o il bianco. Il nylon si coordina alla felpa e alle rete nei capispalla, la maglieria anche a righe, a punto canestro e a trecce viene proposta nei colori rosso, bluette, arancio e verde mentre T-shirt e felpe omaggiano il mondo del basket. Per i ragazzi più arditi, una cartella colori strong con l’arancio e il verde acido, gli scozzesi ipercolorati, le felpe e i jersey. Jeans in denim dai differenti lavaggi, pantaloni in gabardine con doppia tintura in capo e divertenti stampe di gusto rap. Colori chiari ma energici caratterizzano un tema beach ispirato alla California con tanto jersey stretch, popeline di cotone stampati e jeans in tela denim beach ultra leggera con ricami, cuciture in contrasto e stampe gommate. Nella collezione Baby stesse atmosfere ma con stampe dedicate ai cuccioli.  
 
 
 
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Annotazione:




IL MADE IN ITALY:
speriamo che la Cina ci lasci in pace !! (potrebbe sempre sostituire un cinese al modello italiano!! e fare Cin Uomo 84 !??)
 
 

Pitti uomo 84

 
 
 
 
Marco Buonarroti
 

ARTE:"UN SAN SEBASTIANO ALLA LUCE"

Arte: torna alla luce un San Sebastiano di Andrea del Sarto
ultimo aggiornamento: 21 giugno, ore 16:23   
Roma, 21 giu. (Adnkronos) - Torna alla luce un San Sebastiano di Andrea del Sarto, una tavola recentemente ritrovata in una collezione privata romana e attribuita dallo storico dell'arte Claudio Strinati al grande pittore fiorentino. L'opera e' al centro del volume 'Andrea del Sarto. Un San Sebastiano ritrovato' (Gangemi Editore), scritto dallo stesso Strinati, che sara' presentato oggi nella sede centrale della Societa' Dante Alighieri a Roma. "E' un dipinto attribuito e non certo -spiega Strinati all'Adnkronos- ma la cosa interessante e' che quest'opera si inserisce in un gruppo di dipinti, tutti simili tra loro, prodotti nella bottega del pittore durante gli ultimi mesi della sua vita, come testimonia lo stesso Vasari".

Il quadro ha complesse vicissitudini storiche, gia' all'inizio del Settecento non si trovava piu' sull'altare maggiore della cappella della Compagnia intitolata al santo che l'aveva commissionato, ma nelle disponibilita' di un tal Filippo De Marchi, contro il quale la stessa Compagnia avvio' una procedura legale per riprendere possesso del quadro. Da quel momento si perdono le tracce. "In realta' -sottolinea Strinati- di questa immagine vennero fatte piu' repliche, com'era usanza dell'epoca, e questa che viene presentata oggi e' una delle piu' belle, insieme con quella detta 'Medici', recuperata dalle Fiamme Gialle alcuni anni fa, che e' la piu' bella.
"Quest'opera pero' -confessa lo storico dell'arte e dirigente generale del Mibac, mi da' lo spunto di scrivere su del Sarto, del quale mi occupo da parecchio tempo. Questo libro costituisce il punto di partenza di una mostra che vorrei organizzare tra qualche anno. Il libro e' un'analisi del pittore fiorentino diversa rispetto a quella condotta dalla storiografia corrente. Dico la mia inquadrando Andrea del Sarto, i cui ultimi anni di vita coincidono con l'inizio del Manierismo, nel momento storico cruciale in cui visse, che a mio parere ha un parallelismo straordinario con il nostro. Oggi viviamo una grande crisi, e io ritengo che questo dovrebbe dare ben presto luogo a grandi mutazioni culturali. Certo -conclude ironicamente Strinati- la crisi dell'epoca diede origine alla riforma protestante, quella nostra invece alla protesta riformante".




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Annotazione:



foto dal web

Andrea del Sarto Soprannome di Andrea d'Agnolo (Firenze 1486-1530), pittore italiano la cui fama è legata principalmente agli affreschi raffiguranti la vita di san Giovanni Battista, nel chiostro degli Scalzi a Firenze.



Marco Buonarroti

ESTERO:"IL TERRORISTA BATTISTI/ESPULSIONE??"

Battisti, respinto il ricorso sul passaporto L’ex terrorista potrebbe essere espulso
Cesare battisti (Foto  José Cruz/ABr) Cesare battisti (Foto José Cruz/ABr)
ultimo aggiornamento: 28 giugno, ore 19:48
San Paolo - (Adnkronos) - La vicenda riguarda una condanna per l’uso di falsi timbri dell’immigrazione brasiliana. La sentenza del Tribunale potrebbe costargli la permanenza nel Paese. Il caso passa ora nelle mani del ministro della Giustizia


 
San Paolo,28 giu. (Adnkronos) - Cesare Battisti rischia l’espulsione dal Brasile. Il Supremo Tribunale di Giustizia ha infatti respinto la richiesta avanzata dell’ex terrorista di una revisione della sua condanna minore avvenuta mentre era in carcere a Brasilia, relativa all'uso di timbri falsi del servizio immigrazione brasiliano sul suo passaporto. Lo riferisce il quotidiano O Globo.

La legge brasiliana prevede l'espulsione per chi falsifica documenti per entrare nel paese. Tuttavia il caso verrà ora esaminato dal ministro della Giustizia, Jose' Eduardo Cardozo. L'ex attivista dei Proletari Armati per il Comunismo è stato condannato in Italia all'ergastolo per quattro omicidi. Prima latitante in Francia si è poi trasferito in Brasile, dove è stata respinta la richiesta italiana di estradizione italiana.



POLITICA:"EVASIONE FISCALE"

Se questa è caccia all’evasore



Contribuenti e conti in banca sono ormai schedati fino all'ultimo euro. Eppure il fisco ripesca solo il 4 per cento dei soldi che gli spetterebbero. Perché i governi non vogliono perdere il consenso di milioni di elettori.

di Stefano Livadiotti e Giulia Paravicini, da L'Espresso, 28 giugno 2013
Attilio Befera, "Artiglio" per chi gli rimprovera un supposto eccesso di severità nella gestione della macchina fiscale italiana, ha fatto un sogno. Il grande capo dell'Agenzia delle entrate e di Equitalia, il suo braccio armato per la riscossione delle tasse, vorrebbe mettere le mani su Palantir, un software di analisi dei big data messo a punto tre anni fa negli Stati Uniti, sviluppato da un fondo di investimento della Cia e oggi adottato in Italia dai Carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale.

Del misterioso Palantir, capace di incrociare una quantità illimitata di dati, utilizzando algoritmi di ultima generazione per scoprire relazioni invisibili, si parlò quando Osama Bin Laden registrò un video davanti a uno scorcio montagnoso sul quale una manciata di minuti dopo piombò una raffica di missili, che non lo centrò in pieno solo perché nel frattempo si era spostato in tutta fretta. Se con Palantir l'allora leader di Al Qaeda ha rischiato la pelle, gli evasori fiscali italiani potrebbero continuare a dormire tra due guanciali. Non tanto perché il sistema made in Usa non ha proprio le caratteristiche adatte per la caccia ai furbetti delle dichiarazioni dei redditi, come assicura chi ha avuto modo di prendere parte a una delle riservatissime presentazioni organizzate in Italia. Quanto perché l'evasione-monstre del nostro Paese, pur essendo una delle principali cause dei conti pubblici che non tornano mai, e di una pressione fiscale effettiva ormai schizzata per i contribuenti onesti a quota 53 per cento, oggi come ieri non è quasi mai stata affrontata davvero come un'emergenza nazionale.

Befera c'entra poco e niente: è un grand commis e non va dove lo porta il cuore, ma dove gli chiede il governo di turno. Che non ha mai voglia di regalare alle forze di opposizione una formidabile quota di consenso elettorale. E, come ebbe a ricordare quel galantuomo dell'allora numero uno della Confcommercio, Sergio Billé, prima di finire agli arresti domiciliari e poi beccarsi una condanna a tre anni per corruzione, il mondo del lavoro autonomo e della piccola impresa vale qualcosa come dieci o dodici milioni di voti. Chi non ne intercetta almeno una fetta si può scordare di vincere le elezioni.

NEL BUNKER SOTTERRANEO

Palantir potrebbe rivelarsi insomma l'ennesima presa in giro. Che la (mancata) lotta all'evasione sia un problema di volontà politica e non di strumenti operativi è più di un sospetto per chiunque abbia avuto l'opportunità di visitare, all'estrema periferia di Roma, dalle parti della via Laurentina, il blindatissimo quartier generale della Sogei, la società di informatica del fisco italiano, collegata a 300 diverse banche dati (dall'anagrafe tributaria al registro navale), a loro volta alimentate da qualcosa come diecimila enti pubblici.

Nove ettari, circondati da un muro grigio di cemento armato, dove lavorano 1.900 dipendenti, la metà ingegneri, fisici, matematici e biologi, alcuni dei quali dotati del nulla osta di segretezza, una sorta di certificato rilasciato dalle autorità e necessario a chi per lavoro maneggia informazioni particolarmente sensibili. Sotto terra c'è un bunker di quattromila metri quadrati, al quale chi è autorizzato può accedere solo dopo la verifica delle impronte digitali. Dentro non si incontra anima viva. In compenso ci sono, ben allineati, 1.500 server, con una potenza di fuoco di un milione di miliardi di byte, tenuti al fresco da un sistema di tubature sotterranee che convoglia acqua a sei gradi di temperatura. Il tutto è a prova di attentato o di terremoto: un collegamento dedicato lungo cento chilometri trasferisce in tempo reale la massa di dati in un sito militarizzato che si trova poco fuori dai confini del Lazio, all'interno di una caserma della Guardia di Finanza.

Il riassunto delle informazioni di interesse fiscale di ciascun contribuente è contenuto in un sistema denominato Serpico, come il famoso poliziotto newyorkese interpretato da Al Pacino (in realtà è l'acronimo di Servizi per i contribuenti), in grado di processare 24.200 informazioni al secondo. Basta digitare un codice fiscale e salta fuori tutto ciò che riguarda la persona e anche il suo nucleo familiare: quanto dichiara di guadagnare, qual è il suo patrimonio immobiliare, le bollette delle utenze domestiche, le macchine e le motociclette che tiene in garage, le polizze assicurative, le eventuali iscrizioni a palestre e centri sportivi e le spese sopra i 3 mila euro (3.600 con l'Iva).

Non solo. Da lunedì 24 giugno ci saranno tutti i dati sui rapporti bancari e finanziari (entro il 31 ottobre aziende di credito e intermediari dovranno trasmettere quelli del 2011): saldi finali e iniziali e somma dei movimenti su conti correnti, conti di deposito, gestioni patrimoniali, fondi comuni, derivati, fondi pensione, gli estratti conto delle carte di credito e perfino gli accessi alle cassette di sicurezza. Mettendosi davanti a un computer e analizzando questi flussi di denaro gli 007 del fisco potranno compilare delle liste di contribuenti a rischio, sui quali accendere un faro. Lotta dura agli evasori, finalmente? Martedì 25 giugno, a "Porta a porta", Befera c'è andato più che con i piedi di piombo. Parlando di misura straordinaria. E addirittura auspicando un ritorno alla normalità.

In realtà, Serpico non ha neanche bisogno di essere interrogato: è lui stesso ad avvertire gli ispettori quando si imbatte in un contribuente che dichiara un reddito incompatibile con il suo tenore di vita. Insomma, un vero Grande Fratello, cui non sfugge davvero nulla. Eppure abbiamo un'evasione fiscale che nessuno sa davvero quanto sia grande, il che la dice lunga. Ma che stime come quelle del britannico Richard Murphy, inserito da "International Tax Review" nell'elenco delle cinquanta persone più influenti al mondo in materia di fisco e fondatore di Tax Justice Network, collocano intorno a quota 180 miliardi di euro l'anno.

Una cifra rispetto alla quale, secondo l'Agenzia delle entrate, nel 2011 sarebbero stati recuperati 12,7 miliardi. Già così sarebbe un po' poco. Ma non è neanche vero. Perché 5,5 miliardi vengono da dichiarazioni presentate, ma le cui imposte non sono state poi versate. Il recupero di evasione attraverso accertamento si ferma a 7,2 miliardi e cioè al 4 per cento tondo del totale. Briciole: secondo l'Ocse, su questo fronte facciamo peggio solo di Turchia e Messico. Equitalia, si è scoperto nei giorni scorsi, dovrebbe riscuotere 545 miliardi, che in parte risalgono addirittura al Duemila. Una cifra virtuale, dato che molti dei contribuenti iscritti ai ruoli risulteranno oggi insolventi o addirittura già falliti. Una macchina fiscale faraonica, all'avanguardia tecnologica, dunque, per un risultato davvero misero.

Delle due l'una: o la visita guidata che fa apparire la sede della Sogei come il quartier generale della Nasa è una sceneggiata ben costruita, oppure quando suona il campanello d'allarme di Serpico all'Agenzia delle entrate, alla quale vengono girate tutte le segnalazioni, si tappano per bene occhi e orecchie. La storia che è montata negli ultimi mesi intorno alla revisione del cosiddetto redditometro suggerisce che sia senz'altro buona la seconda ipotesi.

Il nuovo strumento, come già il vecchio, è stato concepito per mettere a confronto entrate e uscite dei contribuenti, allo scopo di individuare quelli sospetti e dunque meritevoli di un approfondimento. Nella nuova versione nella valutazione del tenore di vita sarebbero dovute entrare, oltre alle spese certe, come per esempio l'acquisto di un'automobile, anche quelle presunte, calcolate sulla base di griglie di dati Istat tarate sulle caratteristiche del contribuente (dalla professione alla composizione del nucleo familiare, fino alla dimensione del comune di residenza). Spese stimate, dunque, attribuite salvo prova contraria.
Befera ha annunciato che il nuovo redditometro era pronto proprio nel pieno della campagna elettorale per le ultime elezioni politiche. Con ciò dimostrandosi molto ingenuo o molto furbo. Già, perché non ci voleva un veggente per immaginare che sarebbe scoppiato il finimondo. Come infatti è regolarmente successo. Monti, all'epoca premier, ha subito parlato di bomba a orologeria piazzata sotto palazzo Chigi dal suo predecessore. Silvio Berlusconi si è affannato a negare ogni paternità del nuovo strumento di indagine fiscale, dal quale lesto ha preso le distanze. Prontamente imitato dall'allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Per non parlare di Beppe Grillo, che ha incitato le sue folle a dare direttamente fuoco a Equitalia.

Alla fine, il nuovo redditometro è stato di fatto neutralizzato. Prima è arrivata una franchigia di 12 mila euro. Se lo scostamento tra dichiarazione e consumi è al di sotto di quella soglia, allora non se ne fa niente: mille euro tondi al mese di sospetta evasione passano in cavalleria. Poi è stata introdotta una nuova barriera: perché il redditometro possa entrare in funzione, lo scostamento tra entrate e uscite deve risultare superiore al 20 per cento (ma pare che agli ispettori sia stato chiesto di intervenire solo davanti a una forchetta ben più ampia di quella fissata ufficialmente). Quindi è stata praticamente cancellata la novità delle griglie dell'Istat per pesare presuntivamente i consumi, che entrerebbero in ballo solo in un secondo tempo dell'eventuale accertamento e alle quali il contribuente potrebbe opporsi dimostrando di avere abitudini o caratteristiche particolari (e vai a sapere se chi porta a spasso, e non per scelta, una zucca pelata potrà contestare la spesa per il barbiere). Infine, l'Agenzia delle entrate ha annunciato che il suo nuovo strumento di punta per la lotta all'evasione verrà utilizzato in non più di 35 mila casi. Una scelta più che eloquente, se si pensa che lo scorso novembre Befera aveva parlato di 4,3 milioni di nuclei familiari, in pratica uno su cinque, che vive in un modo incompatibile con quanto dichiarato al fisco. La caccia grossa punterebbe dunque su un po' meno di un evasore per ogni cento sospettati (35.000 su 4.300.000 fa lo 0,8 per cento). Una piroetta che non è sfuggita ai magistrati contabili: «Decisioni ondivaghe e contrastanti», hanno scritto a maggio gli uomini della corte dei Conti. Anche perché l'operazione di sabotaggio al redditometro è solo l'ultimo di una serie di favori elargiti a piene mani dalla politica al popolo degli evasori (vedere il box a pagina 32)

PRIMATO EUROPEO NEL LUSSO

L'Italia non è un Paese povero, ma un povero Paese, per dirla con Charles De Gaulle. Abbiamo l'1 per cento della popolazione mondiale e il 5,7 per cento del totale della ricchezza netta planetaria. Un recente studio della Bundesbank dice che il patrimonio medio delle famiglie italiane (163.900 euro) è più del triplo di quelle tedesche (51.400). Secondo la Banca d'Italia, che ha valutato la ricchezza dei nuclei familiari a fine 2011 in 8.619 miliardi di euro, siamo nei primi 20 posti (su 200) nella graduatoria mondiale in termini di ricchezza netta pro capite. Per gli analisti del Crédit Suisse, gli italiani con oltre un milione di dollari (prima casa inclusa) sono un milione e 400 mila. L'Associazione italiana private banking conta 606 mila nuclei familiari con oltre 500 mila euro (immobili esclusi). E il mercato nazionale dei beni di lusso valeva, nel 2012, 15 miliardi. Risultando così, secondo l'Eurispes, il primo in Europa. Però l'80 per cento (il 96 al Sud) di coloro che presentano la dichiarazione Isee per l'accesso a prestazioni o servizi sociali è pronto a giurare di non avere neanche un conto corrente o un libretto di risparmio. Dev'essere proprio che i soldi li tengono sotto il materasso.

Certo: una cosa è il patrimonio; un'altra il reddito. Un poveraccio può anche ereditare dalla nonna un comò stipato di sterline d'oro e diventare ricco d'improvviso. Ma non capita poi così spesso. Tra le due grandezze c'è una qualche relazione. I dati Ocse raccolti a palazzo Koch dicono che alla fine del 2011 in Italia la ricchezza nazionale media era pari a otto volte il reddito disponibile lordo delle famiglie. Strano: negli Stati Uniti, per esempio, il rapporto è 5,3. Qualcosa non torna.

E quel qualcosa è proprio l'evasione fiscale. Un fenomeno massiccio, ma dai contorni sfocati: a differenza che in Inghilterra, dove viene calcolata ogni anno fino all'ultimo penny, da noi non esistono dati ufficiali. Così, bisogna affidarsi alle elaborazioni dei centri studi. I numeri di Tax Research UK parlano chiaro. Dicono che in Italia si registra un'evasione pari al 27 per cento del gettito complessivo (e che da sola vale più di un quinto del totale europeo), mentre la Germania sta a quota 16 per cento e la Francia al 15. La Confcommercio stima il fenomeno in 154 miliardi; la Confindustria in 124,5. Difficile dire chi abbia ragione. L'unica cosa certa è che siamo a livelli tali da consentire la realizzazione di un vero e proprio miracolo come quello del 2009 (ultimo dato disponibile), quando gli italiani hanno speso 918,6 miliardi dopo averne dichiarati 783,2 (lordi, per giunta). E chissà da dove è arrivata la differenza.

IL SEGRETO DI PULCINELLA

L'analisi delle dichiarazioni per classi di reddito fotografa un Paese di morti di fame. Il 27 per cento dei 41 milioni di contribuenti dichiara niente. O talmente poco che al dunque, tra detrazioni e deduzioni, non versa al fisco un euro bucato. Tra coloro che qualcosa pagano, la pattuglia più nutrita (oltre 6,5 milioni) è quella che si colloca tra i 15 e i 20 mila euro di reddito, seguita da quella di chi ne racimola tra i 20 e i 26 mila. Nel Paese che rappresenta il sesto mercato al mondo per il consumo di champagne, solo 31.752 fortunati ammettono di riuscire a portare a casa più di 300 mila euro l'anno.

Dove si annidino, si fa per dire, gli evasori è il segreto di Pulcinella. Se si mettono a confronto le dichiarazioni dei redditi con i dati di un'indagine campionaria a partecipazione anonima (e quindi presumibilmente veritiera) della Banca d'Italia, vengono fuori tassi di evasione pari all'83,7 per cento per i proprietari di immobili, al 56,3 per i lavoratori autonomi e gli imprenditori e al 44,6 per i dipendenti o pensionati che svolgono anche un'attività privata. Il risultato è che nel 2011 il fisco, secondo un'elaborazione della Lef (l'Associazione per la legalità e l'equità fiscale), ha pesato per l'82 per cento su chi ha un impiego fisso e chi ha raggiunto l'età per starsene ai giardinetti. Nel 2012 (per il 2011) i titolari dei negozi di abbigliamento e calzature hanno dichiarato in media 6.500 euro. Cioè un terzo dei loro commessi (la dichiarazione media dei dipendenti è di 20 mila euro). E poco più della metà della soglia di povertà, fissata a 1.011 euro al mese per una famiglia di due persone.

La Guardia di Finanza quando fa i controlli potrebbe anche andare alla cieca. Nei primi dieci mesi del 2012 a Palermo ha colto in castagna l'85,95 per cento dei commercianti cui ha fatto visita, scoprendo che si guardavano bene dal rilasciare scontrini o ricevute fiscali (a livello nazionale, tra gennaio e maggio 2013, le verifiche sono andate a segno nel 33 per cento dei casi). Il fatto è che, nonostante un esercito di oltre 90 mila persone tra dipendenti dell'Agenzia e Guardia di Finanza (negli Usa sono centomila, ma il loro Pil è otto volte superiore al nostro) di controlli in Italia se ne fanno pochi. Quelli veri sono non più di 250 mila, ha scritto la Corte dei Conti: uno ogni 20 potenziali evasori. Non basta. Anche coloro che vengono stanati, se decidono di opporsi alle richieste del fisco, hanno ottime possibilità di farla franca: nel 2011 le commissioni tributarie regionali hanno dato loro ragione nel 43,4 per cento dei casi. Risultato: il tasso di riscossione di Equitalia è sceso nel 2012 all'1,94. E non ci sarebbe da sorprendersi se calasse ulteriormente, dopo che il governo di Enrico Letta ha pensato bene di spuntare ulteriormente le armi della società di riscossione (vedere il box a pagina 31)

L'ESEMPIO DELLA SVEZIA

Il 22 giugno del 2013 il professor Angelo Panebianco ha avuto un'alzata d'ingegno. E ha scritto sul "Corriere della Sera": «Per contrastare, come è doveroso fare, l'evasione fiscale, non basta, anche se è ovviamente necessario, usare gli strumenti repressivi: bisogna anche ridurre in modo cospicuo le tasse. Soltanto una riduzione della pressione fiscale, infatti, può spingere l'evasore, o il potenziale evasore, a rifare il calcolo delle proprie convenienze, a cambiare la propria valutazione dei vantaggi e dei rischi dell'evasione».

Non è così. Intanto, come annota il rapporto Eurispes 2013, «in Italia i livelli di tassazione sono sostanzialmente in linea con quelli dei più importanti Paesi industrializzati: per esempio, per un reddito di 45 mila euro l'imposizione media italiana ammonta al 29,8 per cento e quella tedesca al 30,4». E poi: pensare che la via maestra per sconfiggere l'evasione sia il ribasso delle aliquote è semplicemente sbagliato.

Basta prendersi la briga di leggere quanto scrive uno studioso come Alessandro Santoro, professore di Scienza delle finanze e Politica economica a Milano Bicocca ed ex consulente tributario del ministero delle Finanze, nel saggio "L'evasione fiscale", pubblicato dal Mulino: «Il confronto internazionale indica che Paesi dove il livello delle aliquote è da sempre più elevato del nostro sono invece caratterizzati da livelli di evasione molto più ridotti. Ad esempio, secondo i dati riportati in uno studio di qualche anno fa da Alberto Alesina e Mauro Marè, alla metà degli anni Novanta l'evasione in Norvegia o in Svezia era pari o di poco superiore al 10 per cento del Pil, un livello inferiore alla metà di quello italiano, a fronte di una pressione tributaria ben superiore». Scrive ancora Santoro: «L'evasione non sembra un fenomeno recente in Italia: sempre Alesina e Marè ricordano che gli italiani evadevano molto anche quando le aliquote, e la pressione tributaria complessiva, erano ben al di sotto della media europea». La controprova la fornisce una ricerca elaborata nel 2011 da Contribuenti.it: in Svezia il fisco si porta a casa il 56,4 per cento dei redditi dei contribuenti, ma l'evasione è ferma a quota 7,6 per cento.

Soprattutto in un Paese come l'Italia, dove la quota di lavoratori autonomi è altissima (sono il 24 per cento del totale, contro una media Ue del 13), c'è un solo modo di combattere davvero la piaga dell'evasione: il contribuente deve essere convinto che il fisco sa tutto di lui e che quindi se prova a barare sarà immediatamente scovato e ne pagherà le conseguenze. «Il problema è la percezione del fattore di rischio», conferma Murphy a "l'Espresso". I partiti la pensano in un altro modo. Come lo ha spiegato senza troppi giri di parole Angelino Alfano, che non è un viandante ma il vice presidente del consiglio: «Noi non vogliamo inseguire gli evasori con i cani». Ecco.

(28 giugno 2013)
 

POLITICA:"EVASIONE FISCALE"

Se questa è caccia all’evasore




Contribuenti e conti in banca sono ormai schedati fino all'ultimo euro. Eppure il fisco ripesca solo il 4 per cento dei soldi che gli spetterebbero. Perché i governi non vogliono perdere il consenso di milioni di elettori.

di Stefano Livadiotti e Giulia Paravicini, da L'Espresso, 28 giugno 2013
Attilio Befera, "Artiglio" per chi gli rimprovera un supposto eccesso di severità nella gestione della macchina fiscale italiana, ha fatto un sogno. Il grande capo dell'Agenzia delle entrate e di Equitalia, il suo braccio armato per la riscossione delle tasse, vorrebbe mettere le mani su Palantir, un software di analisi dei big data messo a punto tre anni fa negli Stati Uniti, sviluppato da un fondo di investimento della Cia e oggi adottato in Italia dai Carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale.

Del misterioso Palantir, capace di incrociare una quantità illimitata di dati, utilizzando algoritmi di ultima generazione per scoprire relazioni invisibili, si parlò quando Osama Bin Laden registrò un video davanti a uno scorcio montagnoso sul quale una manciata di minuti dopo piombò una raffica di missili, che non lo centrò in pieno solo perché nel frattempo si era spostato in tutta fretta. Se con Palantir l'allora leader di Al Qaeda ha rischiato la pelle, gli evasori fiscali italiani potrebbero continuare a dormire tra due guanciali. Non tanto perché il sistema made in Usa non ha proprio le caratteristiche adatte per la caccia ai furbetti delle dichiarazioni dei redditi, come assicura chi ha avuto modo di prendere parte a una delle riservatissime presentazioni organizzate in Italia. Quanto perché l'evasione-monstre del nostro Paese, pur essendo una delle principali cause dei conti pubblici che non tornano mai, e di una pressione fiscale effettiva ormai schizzata per i contribuenti onesti a quota 53 per cento, oggi come ieri non è quasi mai stata affrontata davvero come un'emergenza nazionale.

Befera c'entra poco e niente: è un grand commis e non va dove lo porta il cuore, ma dove gli chiede il governo di turno. Che non ha mai voglia di regalare alle forze di opposizione una formidabile quota di consenso elettorale. E, come ebbe a ricordare quel galantuomo dell'allora numero uno della Confcommercio, Sergio Billé, prima di finire agli arresti domiciliari e poi beccarsi una condanna a tre anni per corruzione, il mondo del lavoro autonomo e della piccola impresa vale qualcosa come dieci o dodici milioni di voti. Chi non ne intercetta almeno una fetta si può scordare di vincere le elezioni.

NEL BUNKER SOTTERRANEO

Palantir potrebbe rivelarsi insomma l'ennesima presa in giro. Che la (mancata) lotta all'evasione sia un problema di volontà politica e non di strumenti operativi è più di un sospetto per chiunque abbia avuto l'opportunità di visitare, all'estrema periferia di Roma, dalle parti della via Laurentina, il blindatissimo quartier generale della Sogei, la società di informatica del fisco italiano, collegata a 300 diverse banche dati (dall'anagrafe tributaria al registro navale), a loro volta alimentate da qualcosa come diecimila enti pubblici.

Nove ettari, circondati da un muro grigio di cemento armato, dove lavorano 1.900 dipendenti, la metà ingegneri, fisici, matematici e biologi, alcuni dei quali dotati del nulla osta di segretezza, una sorta di certificato rilasciato dalle autorità e necessario a chi per lavoro maneggia informazioni particolarmente sensibili. Sotto terra c'è un bunker di quattromila metri quadrati, al quale chi è autorizzato può accedere solo dopo la verifica delle impronte digitali. Dentro non si incontra anima viva. In compenso ci sono, ben allineati, 1.500 server, con una potenza di fuoco di un milione di miliardi di byte, tenuti al fresco da un sistema di tubature sotterranee che convoglia acqua a sei gradi di temperatura. Il tutto è a prova di attentato o di terremoto: un collegamento dedicato lungo cento chilometri trasferisce in tempo reale la massa di dati in un sito militarizzato che si trova poco fuori dai confini del Lazio, all'interno di una caserma della Guardia di Finanza.

Il riassunto delle informazioni di interesse fiscale di ciascun contribuente è contenuto in un sistema denominato Serpico, come il famoso poliziotto newyorkese interpretato da Al Pacino (in realtà è l'acronimo di Servizi per i contribuenti), in grado di processare 24.200 informazioni al secondo. Basta digitare un codice fiscale e salta fuori tutto ciò che riguarda la persona e anche il suo nucleo familiare: quanto dichiara di guadagnare, qual è il suo patrimonio immobiliare, le bollette delle utenze domestiche, le macchine e le motociclette che tiene in garage, le polizze assicurative, le eventuali iscrizioni a palestre e centri sportivi e le spese sopra i 3 mila euro (3.600 con l'Iva).

Non solo. Da lunedì 24 giugno ci saranno tutti i dati sui rapporti bancari e finanziari (entro il 31 ottobre aziende di credito e intermediari dovranno trasmettere quelli del 2011): saldi finali e iniziali e somma dei movimenti su conti correnti, conti di deposito, gestioni patrimoniali, fondi comuni, derivati, fondi pensione, gli estratti conto delle carte di credito e perfino gli accessi alle cassette di sicurezza. Mettendosi davanti a un computer e analizzando questi flussi di denaro gli 007 del fisco potranno compilare delle liste di contribuenti a rischio, sui quali accendere un faro. Lotta dura agli evasori, finalmente? Martedì 25 giugno, a "Porta a porta", Befera c'è andato più che con i piedi di piombo. Parlando di misura straordinaria. E addirittura auspicando un ritorno alla normalità.

In realtà, Serpico non ha neanche bisogno di essere interrogato: è lui stesso ad avvertire gli ispettori quando si imbatte in un contribuente che dichiara un reddito incompatibile con il suo tenore di vita. Insomma, un vero Grande Fratello, cui non sfugge davvero nulla. Eppure abbiamo un'evasione fiscale che nessuno sa davvero quanto sia grande, il che la dice lunga. Ma che stime come quelle del britannico Richard Murphy, inserito da "International Tax Review" nell'elenco delle cinquanta persone più influenti al mondo in materia di fisco e fondatore di Tax Justice Network, collocano intorno a quota 180 miliardi di euro l'anno.

Una cifra rispetto alla quale, secondo l'Agenzia delle entrate, nel 2011 sarebbero stati recuperati 12,7 miliardi. Già così sarebbe un po' poco. Ma non è neanche vero. Perché 5,5 miliardi vengono da dichiarazioni presentate, ma le cui imposte non sono state poi versate. Il recupero di evasione attraverso accertamento si ferma a 7,2 miliardi e cioè al 4 per cento tondo del totale. Briciole: secondo l'Ocse, su questo fronte facciamo peggio solo di Turchia e Messico. Equitalia, si è scoperto nei giorni scorsi, dovrebbe riscuotere 545 miliardi, che in parte risalgono addirittura al Duemila. Una cifra virtuale, dato che molti dei contribuenti iscritti ai ruoli risulteranno oggi insolventi o addirittura già falliti. Una macchina fiscale faraonica, all'avanguardia tecnologica, dunque, per un risultato davvero misero.

Delle due l'una: o la visita guidata che fa apparire la sede della Sogei come il quartier generale della Nasa è una sceneggiata ben costruita, oppure quando suona il campanello d'allarme di Serpico all'Agenzia delle entrate, alla quale vengono girate tutte le segnalazioni, si tappano per bene occhi e orecchie. La storia che è montata negli ultimi mesi intorno alla revisione del cosiddetto redditometro suggerisce che sia senz'altro buona la seconda ipotesi.

Il nuovo strumento, come già il vecchio, è stato concepito per mettere a confronto entrate e uscite dei contribuenti, allo scopo di individuare quelli sospetti e dunque meritevoli di un approfondimento. Nella nuova versione nella valutazione del tenore di vita sarebbero dovute entrare, oltre alle spese certe, come per esempio l'acquisto di un'automobile, anche quelle presunte, calcolate sulla base di griglie di dati Istat tarate sulle caratteristiche del contribuente (dalla professione alla composizione del nucleo familiare, fino alla dimensione del comune di residenza). Spese stimate, dunque, attribuite salvo prova contraria.
Befera ha annunciato che il nuovo redditometro era pronto proprio nel pieno della campagna elettorale per le ultime elezioni politiche. Con ciò dimostrandosi molto ingenuo o molto furbo. Già, perché non ci voleva un veggente per immaginare che sarebbe scoppiato il finimondo. Come infatti è regolarmente successo. Monti, all'epoca premier, ha subito parlato di bomba a orologeria piazzata sotto palazzo Chigi dal suo predecessore. Silvio Berlusconi si è affannato a negare ogni paternità del nuovo strumento di indagine fiscale, dal quale lesto ha preso le distanze. Prontamente imitato dall'allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Per non parlare di Beppe Grillo, che ha incitato le sue folle a dare direttamente fuoco a Equitalia.

Alla fine, il nuovo redditometro è stato di fatto neutralizzato. Prima è arrivata una franchigia di 12 mila euro. Se lo scostamento tra dichiarazione e consumi è al di sotto di quella soglia, allora non se ne fa niente: mille euro tondi al mese di sospetta evasione passano in cavalleria. Poi è stata introdotta una nuova barriera: perché il redditometro possa entrare in funzione, lo scostamento tra entrate e uscite deve risultare superiore al 20 per cento (ma pare che agli ispettori sia stato chiesto di intervenire solo davanti a una forchetta ben più ampia di quella fissata ufficialmente). Quindi è stata praticamente cancellata la novità delle griglie dell'Istat per pesare presuntivamente i consumi, che entrerebbero in ballo solo in un secondo tempo dell'eventuale accertamento e alle quali il contribuente potrebbe opporsi dimostrando di avere abitudini o caratteristiche particolari (e vai a sapere se chi porta a spasso, e non per scelta, una zucca pelata potrà contestare la spesa per il barbiere). Infine, l'Agenzia delle entrate ha annunciato che il suo nuovo strumento di punta per la lotta all'evasione verrà utilizzato in non più di 35 mila casi. Una scelta più che eloquente, se si pensa che lo scorso novembre Befera aveva parlato di 4,3 milioni di nuclei familiari, in pratica uno su cinque, che vive in un modo incompatibile con quanto dichiarato al fisco. La caccia grossa punterebbe dunque su un po' meno di un evasore per ogni cento sospettati (35.000 su 4.300.000 fa lo 0,8 per cento). Una piroetta che non è sfuggita ai magistrati contabili: «Decisioni ondivaghe e contrastanti», hanno scritto a maggio gli uomini della corte dei Conti. Anche perché l'operazione di sabotaggio al redditometro è solo l'ultimo di una serie di favori elargiti a piene mani dalla politica al popolo degli evasori (vedere il box a pagina 32)

PRIMATO EUROPEO NEL LUSSO

L'Italia non è un Paese povero, ma un povero Paese, per dirla con Charles De Gaulle. Abbiamo l'1 per cento della popolazione mondiale e il 5,7 per cento del totale della ricchezza netta planetaria. Un recente studio della Bundesbank dice che il patrimonio medio delle famiglie italiane (163.900 euro) è più del triplo di quelle tedesche (51.400). Secondo la Banca d'Italia, che ha valutato la ricchezza dei nuclei familiari a fine 2011 in 8.619 miliardi di euro, siamo nei primi 20 posti (su 200) nella graduatoria mondiale in termini di ricchezza netta pro capite. Per gli analisti del Crédit Suisse, gli italiani con oltre un milione di dollari (prima casa inclusa) sono un milione e 400 mila. L'Associazione italiana private banking conta 606 mila nuclei familiari con oltre 500 mila euro (immobili esclusi). E il mercato nazionale dei beni di lusso valeva, nel 2012, 15 miliardi. Risultando così, secondo l'Eurispes, il primo in Europa. Però l'80 per cento (il 96 al Sud) di coloro che presentano la dichiarazione Isee per l'accesso a prestazioni o servizi sociali è pronto a giurare di non avere neanche un conto corrente o un libretto di risparmio. Dev'essere proprio che i soldi li tengono sotto il materasso.

Certo: una cosa è il patrimonio; un'altra il reddito. Un poveraccio può anche ereditare dalla nonna un comò stipato di sterline d'oro e diventare ricco d'improvviso. Ma non capita poi così spesso. Tra le due grandezze c'è una qualche relazione. I dati Ocse raccolti a palazzo Koch dicono che alla fine del 2011 in Italia la ricchezza nazionale media era pari a otto volte il reddito disponibile lordo delle famiglie. Strano: negli Stati Uniti, per esempio, il rapporto è 5,3. Qualcosa non torna.

E quel qualcosa è proprio l'evasione fiscale. Un fenomeno massiccio, ma dai contorni sfocati: a differenza che in Inghilterra, dove viene calcolata ogni anno fino all'ultimo penny, da noi non esistono dati ufficiali. Così, bisogna affidarsi alle elaborazioni dei centri studi. I numeri di Tax Research UK parlano chiaro. Dicono che in Italia si registra un'evasione pari al 27 per cento del gettito complessivo (e che da sola vale più di un quinto del totale europeo), mentre la Germania sta a quota 16 per cento e la Francia al 15. La Confcommercio stima il fenomeno in 154 miliardi; la Confindustria in 124,5. Difficile dire chi abbia ragione. L'unica cosa certa è che siamo a livelli tali da consentire la realizzazione di un vero e proprio miracolo come quello del 2009 (ultimo dato disponibile), quando gli italiani hanno speso 918,6 miliardi dopo averne dichiarati 783,2 (lordi, per giunta). E chissà da dove è arrivata la differenza.

IL SEGRETO DI PULCINELLA

L'analisi delle dichiarazioni per classi di reddito fotografa un Paese di morti di fame. Il 27 per cento dei 41 milioni di contribuenti dichiara niente. O talmente poco che al dunque, tra detrazioni e deduzioni, non versa al fisco un euro bucato. Tra coloro che qualcosa pagano, la pattuglia più nutrita (oltre 6,5 milioni) è quella che si colloca tra i 15 e i 20 mila euro di reddito, seguita da quella di chi ne racimola tra i 20 e i 26 mila. Nel Paese che rappresenta il sesto mercato al mondo per il consumo di champagne, solo 31.752 fortunati ammettono di riuscire a portare a casa più di 300 mila euro l'anno.

Dove si annidino, si fa per dire, gli evasori è il segreto di Pulcinella. Se si mettono a confronto le dichiarazioni dei redditi con i dati di un'indagine campionaria a partecipazione anonima (e quindi presumibilmente veritiera) della Banca d'Italia, vengono fuori tassi di evasione pari all'83,7 per cento per i proprietari di immobili, al 56,3 per i lavoratori autonomi e gli imprenditori e al 44,6 per i dipendenti o pensionati che svolgono anche un'attività privata. Il risultato è che nel 2011 il fisco, secondo un'elaborazione della Lef (l'Associazione per la legalità e l'equità fiscale), ha pesato per l'82 per cento su chi ha un impiego fisso e chi ha raggiunto l'età per starsene ai giardinetti. Nel 2012 (per il 2011) i titolari dei negozi di abbigliamento e calzature hanno dichiarato in media 6.500 euro. Cioè un terzo dei loro commessi (la dichiarazione media dei dipendenti è di 20 mila euro). E poco più della metà della soglia di povertà, fissata a 1.011 euro al mese per una famiglia di due persone.

La Guardia di Finanza quando fa i controlli potrebbe anche andare alla cieca. Nei primi dieci mesi del 2012 a Palermo ha colto in castagna l'85,95 per cento dei commercianti cui ha fatto visita, scoprendo che si guardavano bene dal rilasciare scontrini o ricevute fiscali (a livello nazionale, tra gennaio e maggio 2013, le verifiche sono andate a segno nel 33 per cento dei casi). Il fatto è che, nonostante un esercito di oltre 90 mila persone tra dipendenti dell'Agenzia e Guardia di Finanza (negli Usa sono centomila, ma il loro Pil è otto volte superiore al nostro) di controlli in Italia se ne fanno pochi. Quelli veri sono non più di 250 mila, ha scritto la Corte dei Conti: uno ogni 20 potenziali evasori. Non basta. Anche coloro che vengono stanati, se decidono di opporsi alle richieste del fisco, hanno ottime possibilità di farla franca: nel 2011 le commissioni tributarie regionali hanno dato loro ragione nel 43,4 per cento dei casi. Risultato: il tasso di riscossione di Equitalia è sceso nel 2012 all'1,94. E non ci sarebbe da sorprendersi se calasse ulteriormente, dopo che il governo di Enrico Letta ha pensato bene di spuntare ulteriormente le armi della società di riscossione (vedere il box a pagina 31)

L'ESEMPIO DELLA SVEZIA

Il 22 giugno del 2013 il professor Angelo Panebianco ha avuto un'alzata d'ingegno. E ha scritto sul "Corriere della Sera": «Per contrastare, come è doveroso fare, l'evasione fiscale, non basta, anche se è ovviamente necessario, usare gli strumenti repressivi: bisogna anche ridurre in modo cospicuo le tasse. Soltanto una riduzione della pressione fiscale, infatti, può spingere l'evasore, o il potenziale evasore, a rifare il calcolo delle proprie convenienze, a cambiare la propria valutazione dei vantaggi e dei rischi dell'evasione».

Non è così. Intanto, come annota il rapporto Eurispes 2013, «in Italia i livelli di tassazione sono sostanzialmente in linea con quelli dei più importanti Paesi industrializzati: per esempio, per un reddito di 45 mila euro l'imposizione media italiana ammonta al 29,8 per cento e quella tedesca al 30,4». E poi: pensare che la via maestra per sconfiggere l'evasione sia il ribasso delle aliquote è semplicemente sbagliato.

Basta prendersi la briga di leggere quanto scrive uno studioso come Alessandro Santoro, professore di Scienza delle finanze e Politica economica a Milano Bicocca ed ex consulente tributario del ministero delle Finanze, nel saggio "L'evasione fiscale", pubblicato dal Mulino: «Il confronto internazionale indica che Paesi dove il livello delle aliquote è da sempre più elevato del nostro sono invece caratterizzati da livelli di evasione molto più ridotti. Ad esempio, secondo i dati riportati in uno studio di qualche anno fa da Alberto Alesina e Mauro Marè, alla metà degli anni Novanta l'evasione in Norvegia o in Svezia era pari o di poco superiore al 10 per cento del Pil, un livello inferiore alla metà di quello italiano, a fronte di una pressione tributaria ben superiore». Scrive ancora Santoro: «L'evasione non sembra un fenomeno recente in Italia: sempre Alesina e Marè ricordano che gli italiani evadevano molto anche quando le aliquote, e la pressione tributaria complessiva, erano ben al di sotto della media europea». La controprova la fornisce una ricerca elaborata nel 2011 da Contribuenti.it: in Svezia il fisco si porta a casa il 56,4 per cento dei redditi dei contribuenti, ma l'evasione è ferma a quota 7,6 per cento.

Soprattutto in un Paese come l'Italia, dove la quota di lavoratori autonomi è altissima (sono il 24 per cento del totale, contro una media Ue del 13), c'è un solo modo di combattere davvero la piaga dell'evasione: il contribuente deve essere convinto che il fisco sa tutto di lui e che quindi se prova a barare sarà immediatamente scovato e ne pagherà le conseguenze. «Il problema è la percezione del fattore di rischio», conferma Murphy a "l'Espresso". I partiti la pensano in un altro modo. Come lo ha spiegato senza troppi giri di parole Angelino Alfano, che non è un viandante ma il vice presidente del consiglio: «Noi non vogliamo inseguire gli evasori con i cani». Ecco.

(28 giugno 2013)