venerdì 28 febbraio 2014

POLITICA :"LA PROSA DI CARLO CORNAGLIA"

Da " Micromega on line"

CARLO CORNAGLIA – Napolitano ter

ccornaglia
L’Italia tutta attende il lieto evento.
Sta al Quirinale da Napolitano
da un paio d’ore il fiorentin portento
salvatore del popolo italiano
che inizia a dubitare e già si chiede:
“Rinchiusi nel segreto di una stanza
tra il Bomba e Sua Maestà cosa succede?
Dobbiam forse riporre ogni speranza?”
Passa mezz’ora e infin spunta Matteo
che illustra il suo governo gattopardo,
seguito dall’anzian partenopeo
che spiega le ragioni del ritardo.
La gallina che canta ha fatto l’uovo!
“Nessun braccio di ferro col premier
durante le tre ore di ritrovo.
Mia moglie Clio ci ha preparato il the,
abbiam guardato un pezzo di partita,
chiacchierato sul Napoli e sui viola,
telefonato al Papa gesuita
scambiato coi marò qualche parola
e infin, parlato un po’ del più e del meno,
gli ho fatto i complimenti per la lista
che gli ho approvato in un battibaleno…”.
Ma il naso si è allungato al migliorista.
Checché si dica dopo Enrico Letta
Napolitano non ha perso il vizio
di fare d’un premier una marionetta,
imponendo Sempronio, Caio e Tizio.
“Alla Giustizia mai dei magistrati,
vogliono agire da ministri veri
rischiando di dar buoni risultati.
Matteo, cancella subito Gratteri!
I magistrati son dei curiosoni,
pensa a Palermo cosa han fatto a me
per quell’affar delle intercettazioni…
Teniamoli lontano, sai com’è”.
“Ma hai già fatto ministro Palma Nitto,
magistrato sodal di Cosentino…”.
“Ma che dici Matteo, stattene zitto!”,
risponde il Re facendo l’occhiolino.
“E chi ci metto allora, Presidente?”
“Mettici un garantista del Pd
che non faccia mai male al delinquente…”.
E fu così che Orlando finì lì.
“Ed al Tesoro?” “Metterei Delrio
od un altro politico di pregio…”.
Napolitano fa l’ira di Dio:
“Non un politico, è un sacrilegio!
Ci vuole un tecnico e sai perché?
Checché si dica noi siamo vassalli
delle nazioni forti della Ue
e ad Angie non dobbiam pestare i calli.
A parere di Draghi e di D’Alema
Pier Carlo Pàdoan sembra il migliore.
Da un’altra parte il tuo Delrio sistema
e metti delle banche un servitore”.
“E all’Interno?” “Per discontinuità
nonché per evitare il bis di Letta
vorrei togliere Alfano…”. “Ma va’ là,
non intonare questa canzonetta…
Fra il dire e il far, Matteo, c’è in mezzo il mare.
La discontinuità non farla, basta dirla
e ai vecchi ministeri fa’ tornare
del Nuovo Centro Destra ‘sti tre pirla”.
“Confermi gli Esteri per la Bonino?”
“Pensavo di cambiarla, per il vero”.
“D?accordo, il radicale è un partitino
ed anche se Pannella è battagliero
non ha forza per fare alcun ricatto.
Accontentati Silvio, me ed Alfano,
del resto del governo me ne sbatto.
Fa’ pure quel che vuoi, caro toscano!”
E fu così che il vecchio gattopardo
modificò la lista di Matteo
uscita con tre ore di ritardo,
in autentico stil partenopeo.
Il Renzi primo che succede a Letta
in omaggio a  Giorgio, Alfano e Cavalier
la discontinuità fa barzelletta
e diventa Napolitano ter.
Carlo Cornaglia
(25 febbraio 2014)

(3)-"LE FAVOLE DI JEAN DE LA FONTAINE"



(3) - La Rana e il Bove di Jean de La Fontaine
       
(se volete qualche notizia su Jean de La Fontaine, leggete il post del 24 febbraio dal titolo :"1-Letteratura:Le favole di Jean de La Fontaine")
             




Grande non più d'un uovo di gallina
vedendo il Bove e bello e grasso e grosso,
una Rana si gonfia a più non posso
per non esser del Bove più piccina.

-Guardami adesso-esclama in aria tronfia:-
son ben grossa ?-Non basta, o vecchia amica-.
E la Rana si gonfia e gonfia e gonfia
infin che scoppia come una vescica.

Borghesi, ch'è più fumo che l'arrosto,
signori ambiziosi e senza testa,
o gente a cui ripugna stare a posto,
quante sono le rane come questa !



marco buonarroti

giovedì 27 febbraio 2014

DANZA E MUSICA " ADDIO A PACO DE LUCIA,GRANDE CHITARRISTA......"

Addio a Paco de Lucia, tra i più grandi chitarristi di flamenco: aveva 66 anni

ultimo aggiornamento: 26 febbraio, ore 10:29
Madrid - (Adnkronos/Dpa) - L'artista andaluso è morto per un infarto. Inizia a suonare a 5 anni, il suo primo album da solista nel 1967


Madrid, 26 feb. (Adnkronos/Dpa) - Lutto nel mondo della musica. È morto in Messico a 66 anni Paco de Lucia, compositore e chitarrista spagnolo considerato tra i più grandi al mondo, soprattutto di flamenco. L'artista andaluso è deceduto per un infarto mentre si trovava con i propri familiari. Lo riferiscono media spagnoli.
Francisco Sanchez, questo il vero nome dell'artista, nacque ad Algeciras, in provincia di Cadice, il 21 dicembre 1947. Il nome d'arte Paco è il diminutivo di Francisco Franco e il cognome de Lucia è in onore della madre, Lucía Gómez. Immerso nella cultura flamenca fin dalla nascita, de Lucia inizia a suonare la chitarra a cinque anni guardando il padre Antonio Sánchez e il fratello Ramon de Algeciras, entrambi chitarristi di flamenco. Il suo maestro è stato il chitarrista Niño Ricardo (Manuel Serrapí Sánchez) e tra i suoi parenti lo zio Sabicas (Agustín Castellón Campos) è anch'egli un noto chitarrista. A 11 anni de Lucia abbandona la scuola per dedicarsi completamente alla chitarra e si esibisce per la prima volta in pubblico, ospite di una radio locale.
. Nel 1967 incide il suo primo album da solista 'La fabulosa guitarra de Paco de Lucía'. L'anno successivo avviene l'incontro con Camarón de la Isla con il quale inciderà ben 12 album. La lunga serie di concerti e il successo ottenuto gli permetterà arrivare a suonare il 18 febbraio 1977 al Teatro Real di Madrid, dove fino ad allora non si era mai esibito un chitarrista di flamenco.


                                                     =======================

Annotazione :                               ( a cura dell'autore del blog)







Il Flamenco :



https://www.youtube.com/watch?v=hgitRq_0410
Se vuoi ascoltare e vedere,clicca sul link)



Il flamenco è Canto e danza tradizionale dei gitani dell’Andalusia. Di antiche origini, il flamenco è diventato popolare a partire dal XIX secolo.




Il flamenco non ha origini ben definite e, benché le prime tracce di quest’arte risalgano al XVIII secolo, si ritiene che le più antiche manifestazioni di flamenco abbiano avuto luogo in epoca tardo-medievale e siano il frutto della commistione di stili canori e danze della regione andalusa, che allora era popolata da cristiani, ebrei sefarditi, arabi e gitani. Il flamenco, inoltre, assimilò ritmi, canti e musiche delle popolazioni di neri africani che nel XVI secolo facevano scalo nel porto di Cadice prima di varcare l’oceano.

Il flamenco resta tuttavia tradizionalmente associato alla popolazione gitana per il ruolo fondamentale che essi svolsero nello sviluppo, nell’interpretazione e nella diffusione del flamenco stesso. Si deve infatti ai gitani la fusione in unico stile di elementi musicali eclettici come le melodie arabe, i canti religiosi ebraici, le preghiere della liturgia bizantina e la musica propriamente andalusa. Va sottolineato, inoltre, come l’emarginazione e le persecuzioni delle minoranze etniche che diedero origine al flamenco, e il protrarsi di queste nel corso dei secoli, influenzarono largamente la musica e i testi del flamenco, divenuto espressione di un sentimento di tragica sofferenza. Allo stesso modo, è proprio dall’incontro di danze e canti gioiosi di diverse culture che trova origine l’elemento vitale ed esplosivo del flamenco.


                                                  Paco de Lucia






marco buonarroti

mercoledì 26 febbraio 2014

POLITICA: " LA MADIA MINISTRO ? VERGOGNA ! "

Da "Micromega on line"

La Madia ministro? Vergogna!




di Piergiorgio Odifreddi, da repubblica.it

Alle elezioni del 2008, Walter Veltroni usa le prerogative del porcellum per candidare capolista alla Camera per il Pd nella XV circoscrizione del Lazio la sconosciuta ventisettenne Marianna Madia. Alla conferenza stampa di presentazione, agli attoniti giornalisti la signorina dichiara gigionescamente di “portare in dote la propria inesperienza”.

In realtà è una raccomandata di ferro, con un pedigree lungo come il catalogo del Don Giovanni. E’ pronipote di Titta Madia, deputato del Regno con Mussolini, e della Repubblica con Almirante. E’ figlia di un amico di Veltroni, giornalista Rai e attore. E’ fidanzata del figlio di Giorgio Napolitano. E’ stagista al centro studi Ariel di Enrico Letta. La sua candidatura è dunque espressione del più antico e squallido nepotismo, mascherato da novità giovanilista e femminista. E fa scandalo per il favoritismo, come dovrebbe.

In parlamento la Madia brilla come una delle 22 stelle del Pd che non partecipano, con assenze ingiustificate, al voto sullo scudo fiscale proposto da Berlusconi, che passa per 20 voti: dunque, è direttamente responsabile per la mancata caduta del governo, che aveva posto la fiducia sul decreto legge. Di nuovo fa scandalo, questa volta per l’assenteismo. La sua scusa: stava andando in Brasile per una visita medica, come una qualunque figlia di papà.

Invece di essere cacciata a pedate, viene ripresentata col porcellum anche alle elezioni del 2013. Ma poi arriva il grande Rottamatore, e la sua sorte dovrebbe essere segnata. Invece, entra nella segreteria del partito dopo l’elezione a segretario di Renzi, e ora viene addirittura catapultata da lui nel suo governo: ministra della Semplificazione, ovviamente, visto che più semplice la vita per lei non avrebbe potuto essere. Altro che rottamazione: l’era Renzi inizia all’insegna del riciclo dei rottami, nella miglior tradizione democristiana.

La riciclata ora rispolvererà l’argomento che aveva già usato fin dalla sua prima discesa paracadutata in campo: “Non preoccupatevi di come sono arrivata qui, giudicatemi per cosa farò”.  Ottimo argomento, lo stesso usato dal riciclatore che dice: “Non preoccupatevi di come ho ottenuto i miei capitali, giudicatemi per come li investo”. Se qualcuno ancora sperava di liberarsi dai rottami e dai riciclatori, è servito. L’Italia, nel frattempo, continui ad arrangiarsi.

(22 febbraio 2014)

martedì 25 febbraio 2014

LETTERATURA : "NICOLAJ GOGOL,SCRITTORE UCRAINO"


Le attuali vicende dell'Ucraina mi richiamano alla mente un grande scrittore del XIX secolo, figlio di questa terra, che, con la sua opera, ha dato lustro alla letteratura dell'ottocento :
                          
                                             Nicolaj Vasil'evic Gogol





Gogol’, Nikolaj Vasil’evič (Soročincy, Ucraina 1809 - Mosca 1852), scrittore russo. Autore di romanzi, racconti e commedie, è tra i più grandi esponenti del realismo dell’Ottocento.

Nato da una famiglia cosacca, si trasferì ancora giovane (1820) a San Pietroburgo, dove ottenne un impiego nell’amministrazione statale e acquistò una certa stima negli ambienti letterari. Nel 1831 fu pubblicata la raccolta di racconti Le veglie alla fattoria di Dikanka, seguita da un’altra raccolta, Mirgorod (1835), che comprendeva Taras Bul’ba, spunto per l’omonimo romanzo del 1842 sulla vita dei cosacchi nel Cinquecento.

Il successo di queste opere consentì a Gogol’ di lasciare il lavoro nell’amministrazione. Nel 1836 uscì la commedia L’ispettore generale, feroce satira della stupidità e della cupidigia dei burocrati, nella quale i funzionari di una cittadina russa scambiano un giovane viaggiatore per l’atteso ispettore

Dal 1826 al 1848 Gogol’ visse soprattutto a Roma, dove lavorò alle Anime morte (1842), considerato tra i più grandi romanzi della letteratura mondiale. Il protagonista, Čičicov, scaltro e ambizioso avventuriero senza scrupoli, attraversa la campagna russa comprando dai proprietari terrieri le “anime morte”, cioè i servi della gleba deceduti dopo il censimento che li registrava come vivi. Con lo stratagemma Čičicov intende ottenere nuove terre, che lo Stato accorda a chi possieda un certo numero di servi.

I viaggi del protagonista sono un’occasione di profonda riflessione sulla degradante e ottenebrante influenza della "servitù della gleba" sia sui servi sia sui proprietari; forniscono inoltre lo spunto per la descrizione di una gran quantità di tipi umani della provincia russa.

Nel 1842 aveva pubblicato un’altra opera destinata a diventare famosa, il racconto Il cappotto, storia di uno zelante copista che cade vittima dell’ingiustizia sociale. In seguito il racconto venne inserito nella raccolta conosciuta col titolo Racconti di Pietroburgo, che comprendono anche La prospettiva Nevskij, Diario di un pazzo, Il ritratto, Il naso e Il calesse.
Gogol’ è considerato il primo grande rappresentante del realismo russo per la sua tecnica narrativa, fondata sulla profusione di dettagli concreti, burleschi o triviali, per la capacità di ritrarre il popolo e per la denuncia dei vizi sociali della Russia del tempo.
L’opera di Gogol’, insieme con quella di Aleksandr Puškin, fu di importanza senza precedenti nella letteratura russa: la sua tecnica di costruzione dei personaggi e le sue innovazioni linguistiche avrebbero avuto un’influenza determinante su molti narratori russi, tra i quali Fëdor Dostoevskij e Michail Bulgakov









                                                              
                                 Abolizione della "servitù della gleba ",in Russia nel 1914
                                                              ^^^^^^^^^^^^^^^
Un po'di geografia :                             Ucraina

Ucraina (nome ufficiale Ukrajina), stato dell’Europa orientale. È delimitato dalla Bielorussia a nord, dalla Russia a nord e a est, dal Mar Nero e dal mar d’Azov a sud, dalla Romania e dalla Moldavia a sud-ovest e da Ungheria, Repubblica Slovacca e Polonia a ovest. Lo stato, con una superficie complessiva di 603.700 km², è il più esteso d’Europa, dopo la Russia. L’estensione costiera è di 2.782 km. La capitale è Kiev.
L’Ucraina è stata Repubblica federata nell’ambito dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS) fino al 1991, anno in cui ottenne l’indipendenza. Dal 1991 è membro associato della Comunità di stati indipendenti (CSI). È compresa nei confini nazionali la Crimea, dal 1921 parte della Federazione russa e dal 1954 incorporata nello stato ucraino; nel 1992, in seguito al manifestarsi di spinte separatiste, le sono state riconosciute ampie autonomie culturali e amministrative.
marco buonarroti

(2) -LETT./ "LE FAVOLE DI JEAN DE LA FONTAINE"

" Il corvo e la Volpe ", di Jean De La Fontaine

(se volete qualche notizia su Jean de La Fontaine, leggete il post del 24 febbraio dal titolo "1-Letteratura: Le favole di Jean.............)
             



Sen stava messer Corvo sopra un albero
con un bel pezzo di formaggio in becco,
quando la Volpe tratta al dolce lecco
di quel boccon a dirgli cominciò:

-Salve, messer del Corvo, io non conosco
uccel di voi più vago in tutto il bosco.
Se è ver quel che si dice
che il vostro canto è bel come son belle
queste penne, voi siete una Fenice-.

A questo dir non sta più nella pelle
il Corvo vanitoso:
e volendo alla Volpe dare un saggio
del suo canto famoso,
spalanca il becco e uscir lascia il formaggio.

La Volpe il piglia e dice:-Ecco, mio caro,
chi dell'adulator paga le spese.
Fanne tuo pro' che forse
la mia lezione vale il tuo formaggio-.
il Corvo sciocco intese
e(un po' tardi) giurò d'esser più saggio.



marco buonarroti



lunedì 24 febbraio 2014

POLITICA :" IL RENZICCHIO....."

Da "Micromega on line"

lL Renzicchio



di Marco Travaglio, da il Fatto Quotidiano, 22 febbraio 2014

Bando alle ciance sul premier più giovane e sul governo più rosa della storia italiana. Chissenefrega della propaganda: il governo Letta vantava il record dell’età media più bassa, infatti è durato meno di una gravidanza. Fino a oggi avevamo concesso a Matteo Renzi – come sempre facciamo, senza preconcetti – il sacrosanto diritto di fare le sue scelte prima di essere giudicato. Ora che le ha fatte possiamo tranquillamente dire che il suo governicchio è un Letta-bis, cioè un Napolitano-ter che potrebbe addirittura riuscire nell’ardua impresa di far rimpiangere quelli che l’hanno preceduto.

Già la lista con cui è entrato al Quirinale presentava poche novità vere, anzi una sola: quella del magistrato antimafia Nicola Gratteri alla Giustizia. Quella che ne è uscita dopo due ore e mezza di cancellature a opera di Napolitano è un brodino di pollo lesso che delude anche le più tiepide aspettative di svolta. E il fatto che la scure di Sua Maestà si sia abbattuta proprio su Gratteri la dice lunga sul livello di non detto dei patti inconfessabili che Renzi ha voluto o dovuto stringere col partito trasversale del Gattopardo. Se il premier fosse quello che dice di essere, avrebbe dovuto tener duro su Gratteri o mandare tutto a monte. Invece s’è democristianamente genuflesso a baciare la pantofola e ha nominato il ragionier Orlando, ultimamente parcheggiato all’Ambiente (“Orlando chi?”, avrebbe detto Renzi qualche giorno fa), rinunciando a dare una sterzata alla Giustizia.
Complimenti vivissimi a lui e a Giorgio Napolitano, che si conferma il peggior presidente della storia repubblicana: se Scalfaro nel '94 usò il potere di nominare i ministri per sbarrare la strada a Previti, lui l’ha usato per fermare un pm competente, efficiente, onesto ed estraneo alle correnti. E non per un’allergia congenita ai Guardasigilli togati: nel 2011 firmò l’incredibile nomina del magistrato forzista Nitto Palma, amico di B. e di Cosentino. Il veto è proprio ad personam contro Gratteri, che la Giustizia minacciava di farla funzionare sul serio, senza più indulti, amnistie, svuota carceri e leggi vergogna. Davvero troppo per lo Stato che tratta con la mafia e per il suo capo.

Accettando senza batter ciglio i veti del Colle, della Bce e di Bankitalia, Renzicchio si candida al ruolo di rottamatore autorottamato. Poteva tentare una svolta, costi quel che costi: s’è prontamente fatto fagocitare dalla “palude” che rinfacciava a Letta. Voleva essere il primo premier della Terza Repubblica: sarà il terzo premier a sovranità limitata, circondato da un accrocco di partitocrati di nuova generazione che non danno alcuna garanzia di esser meglio degli antenati. Con due sole eccezioni: il ministro dell’Economia Padoan, finto tecnico che rassicura le autorità europee e mastica politica da una vita, infatti era consigliere di D’Alema (Renzi voleva Delrio, poi anche lì ha alzato bandiera bianca); e l’addetta allo Sviluppo Federica Guidi, che ha soprattutto il merito di essere una turbo berlusconiana e la figlia di papà Guidalberto.

Alfano, che Renzi voleva cacciare dal Viminale per l’affare Shalabayeva, resta a pie’ fermo al Viminale. Lupi, che persino il renziano De Luca accusava di farsi gli affari suoi alle Infrastrutture, rimane imbullonato dov’è. Un altro formidabile conflitto d’interessi porta con sé Giuliano Poletti, ras delle coop rosse, al Lavoro. Notevole anche la Pinotti, genovese come Finmeccanica, alla Difesa. La catastrofe Lorenzin farà altri danni alla Salute. Il multiuso Franceschini passa dai Rapporti col Parlamento alla Cultura. La Giannini, segretaria di quel che resta di Scelta civica, va all’Istruzione. Il cerchietto magico renziano si aggiudica gli Esteri con la Mogherini, le Riforme con la Boschi, la Pubblica amministrazione con la Madia (avete capito bene: Madia). Un po’ di fumo negli occhi con la sindaca antimafia Lanzetta alle Regioni, poi due figuranti come Martina all’Agricoltura e il casiniano Galletti che, essendo commercialista, va all’Ambiente. “Ora mi gioco la faccia”, ha detto Renzi. Già fatto.

(22 febbraio 2014)

POLITICA: " L'ARMATA .....DI RENZI"



Da "Micromega on line"

PIERFRANCO PELLIZZETTI – L’Armata Brancaleone di Renzi

ppellizzetti


Vedendo Roberta Pinotti ministro c’è da credere nell’esistenza di un qualche dio”. Un po’ quello che disse Manlio Scopigno, l’allenatore-filosofo del Cagliari campione d’Italia nell’annata calcistica 1969/1970, alla convocazione di Comunardo Niccolai in nazionale.
Per i più giovani preciso che Niccolai era il difensore famoso per una quantità clamorosa di autogol realizzati. Così come la neoministra della Difesa è quella che riuscì ad arrivare ultima nelle primarie 2012 per il sindaco di Genova (evidenziando nei propri concittadini una capacità valutativa ben diversa da quella dell’attuale Presidente incaricato). Ma allora era bersaniana, mentre adesso è fervente renziana. Lo stesso percorso a ricollocarsi del suo ex capobastone, il boss ligure Claudio Burlando. Tutta gente che non va troppo per il sottile nell’afferrare i pioli della scala su cui proseguono la loro carriera di imprenditori di se stessi.
Piuttosto sarebbe da capire che cosa mai abbia intravisto Matteo Renzi nella birignaosa signora; tanto da affidarle la responsabilità politica delle nostre Forze Armate. Forse ha voluto fare riferimento alle di lei lontane esperienze nel corpo dei boy-scout, che la renderebbero edotta nell’arte di accendere un falò coi legnetti o montare una tenda da campo.
Forse solo perché (relativamente) giovane e di sesso femminile.
Scherzi a parte, se in età democristiana i governi si costruivano sulla falsariga del “Manuale Cencelli”, in epoca neodemocristiana la compagine nasce da una rigorosa compulsazione del “Bigino del Politicamente Corretto”; ossia la guida linguistica a gabellare per santità l’eufemismo. Perché genere e anagrafe – di per se stessi – sono soltanto “accidenti”, non “sostanza”. E la sostanza è che questi eroi amboisessi del New Deal renziano – giovani e (alcuni) belli, direbbe Francesco Guccini – hanno una caratteristica fondamentale; come si diceva già per la Pinotti e lo stesso Renzi: sono dei formidabili carrieristi. Non di rado “ercolini sempre-in-piedi”.
Prendete attentamente in considerazione (per un istante) la biografia del Ministro Guardasigilli Andrea Orlando e ritroverete il tipico itinerario del funzionario di partito che, deambulando nei corridoi e nelle periferie del potere, ha smarrito (se mai l’aveva avuta) la spinta ideale e ora bordeggia seguendo venti e correnti. Tanto da aver proposto da responsabile giustizia del PD progetti (punitivi) di separazioni delle carriere dei magistrati fotocopiati da quelli dell’avvocato Ghedini.
Non un bel viatico per chi si attenderebbe dal newdealismo renziano un rafforzamento della legalità. Illuso! Agli scalatori in marcia verso le vette del successo interessa solo mostrare condiscendenza nei confronti del successo stesso. Magari dei suoi surrogati. Tanto da offrire una poltrona ministeriale, apparentemente strategica come lo Sviluppo, a Federica Guidi.
Sia chiaro, non un’esponente delle Lobby (in questo non sono d’accordo con Peter Gomez), ma – semmai – una insignificante ex leader di un movimento ormai insignificante quale quello dei Giovani Imprenditori (da tempo immemorabile il Rotaract Club di Confindustria, asilo-nido dei figli degli industriali). E così via: tra carrieristi pronti al balzo e riciclati alla ricerca della sopravvivenza.
Il tutto avvolto nella nebbiolina sottile del genere e dell’anagrafe. Ossia il luoghi comuni “che più comuni non si può” di qualsivoglia chiacchiera da bar, in cui avventori già un po’ alticci espongono le banalità sul da farsi. L’apoteosi dei preliminari più generici. Non a caso uno serio come Fabrizio Barca, rivelando le pressioni cui era sottoposto per fargli mettere a disposizione della carnevalata ministeriale renziana la sua immagine prestigiosa, lo disse chiaramente: “cosa succederà quando gli italiani capiranno che qui non c’è un’idea che sia una”?
Difatti l’immagine, in questa politica diventata un sottoprodotto del mass-market, è solo l’investimento in immagine di un bel po’ di soldi.
Pierfranco Pellizzetti

(22 febbraio 2014)

POLITICA :" LA MADIA MINISTRO? VERGOGNA ! " (2)

Da "Micromega on line"

La Madia ministro? Vergogna!




di Piergiorgio Odifreddi, da repubblica.it

Alle elezioni del 2008, Walter Veltroni usa le prerogative del porcellum per candidare capolista alla Camera per il Pd nella XV circoscrizione del Lazio la sconosciuta ventisettenne Marianna Madia. Alla conferenza stampa di presentazione, agli attoniti giornalisti la signorina dichiara gigionescamente di “portare in dote la propria inesperienza”.

In realtà è una raccomandata di ferro, con un pedigree lungo come il catalogo del Don Giovanni. E’ pronipote di Titta Madia, deputato del Regno con Mussolini, e della Repubblica con Almirante. E’ figlia di un amico di Veltroni, giornalista Rai e attore. E’ fidanzata del figlio di Giorgio Napolitano. E’ stagista al centro studi Ariel di Enrico Letta. La sua candidatura è dunque espressione del più antico e squallido nepotismo, mascherato da novità giovanilista e femminista. E fa scandalo per il favoritismo, come dovrebbe.

In parlamento la Madia brilla come una delle 22 stelle del Pd che non partecipano, con assenze ingiustificate, al voto sullo scudo fiscale proposto da Berlusconi, che passa per 20 voti: dunque, è direttamente responsabile per la mancata caduta del governo, che aveva posto la fiducia sul decreto legge. Di nuovo fa scandalo, questa volta per l’assenteismo. La sua scusa: stava andando in Brasile per una visita medica, come una qualunque figlia di papà.

Invece di essere cacciata a pedate, viene ripresentata col porcellum anche alle elezioni del 2013. Ma poi arriva il grande Rottamatore, e la sua sorte dovrebbe essere segnata. Invece, entra nella segreteria del partito dopo l’elezione a segretario di Renzi, e ora viene addirittura catapultata da lui nel suo governo: ministra della Semplificazione, ovviamente, visto che più semplice la vita per lei non avrebbe potuto essere. Altro che rottamazione: l’era Renzi inizia all’insegna del riciclo dei rottami, nella miglior tradizione democristiana.

La riciclata ora rispolvererà l’argomento che aveva già usato fin dalla sua prima discesa paracadutata in campo: “Non preoccupatevi di come sono arrivata qui, giudicatemi per cosa farò”. Ottimo argomento, lo stesso usato dal riciclatore che dice: “Non preoccupatevi di come ho ottenuto i miei capitali, giudicatemi per come li investo”. Se qualcuno ancora sperava di liberarsi dai rottami e dai riciclatori, è servito. L’Italia, nel frattempo, continui ad arrangiarsi.

(22 febbraio 2014)

POLITICA :"OTTO DONNE AL GOVERNO? SI,BEH, E ALLORA?"

Da "Micromega on line"

Otto donne al governo? Si, beh, e allora?




di abbattoimuri.wordpress.com

Evviva! Evviva! Abbiamo la parità. Ora nel governo metà stronzate le diranno i maschi e l’altra metà le femmine. Salvo poi che se critichi una donna per le sue scelte politiche si dirà che la critichi in quanto donna e poi interverrà la presidenta della camera a raccontare che il sessismo, e ‘sti maschilisti, e bla bla bla. Perché l’esigenza istituzionale è quella di sconfiggere le pause. Bisogna arrivare dritti al dunque. Sono un governo in marcia per procurare una erezione in cui si smetta di godere a metà. Sicché godranno tutti e tutte. Tutori, tutrici, paternalisti, matriarche. Donniste all’avanguardia, quelle che festeggiano perché un traguardo è raggiunto. Purché sia donna. Anche se non sappiamo cosa dirà o farà. L’essere donna è dato come positivo di per se’. Siamo ottime. Noi non possiamo fare male. Noi siamo le vittime per antonomasia. Siamo madri, creatrici… com’era la canzone di one billion rising? E mentre coltiviamo il mito della fattezza perfetta della donnità politica e istituzionale il resto del mondo crepa, combatte e per fortuna ha imparato a capire che donna o uomo, se ordini la repressione o se gli affari vengono fatti in favore dei più ricchi, non c’é alcuna differenza.

Perché insistere sul fatto che la figura femminile sia migliore, eccezionale, fantastica a prescindere, è come dire che fai un presidente nero e ti aspetteresti meraviglie. Ci sono lotte che sono state fagocitate – ed ecco perché bisogna riprendersele – da un pezzo di realtà donnista e borghese che poi le mette a servizio di poteri e neoliberismi vari. Così ecco la legge sul femminicidio in cui si legittima la repressione per i NoTav. Ecco leggi e decreti in cui ogni volta che si parla di donne spunta fuori la sorpresa repressiva, la miseria istituzionale, il trucco che ci viene propinato senza che a nessuno si dia modo di dibatterne.

Certe donne sono la prima linea che difende i potenti, qualunque sesso abbiano. Sono lo scudo che non si può criticare, spostare, a loro non puoi opporti, perché appena tenti di farlo arrivano brandendo il MIO dolore, la MIA sofferenza, la MIA precarietà, quella violenza che IO ho subito, e dopo aver silenziato ME e quelle come me, diranno che è in mio nome che loro agiscono. Ed è così che in tante, ME compresa, siamo state espropriate, sovradeterminate. Questo è lo scippo atroce che hanno compiuto. Questo è quello che continuano a fare. Questo è quello che mi fa incazzare più di tutto. Perché quella lotta è mia e me la riprendo. Non tollero che in un’epoca in cui è perfino inutile definirsi in termini biologici giacché siamo persone di genere indistinto, a nostra scelta, senza discriminazione alcuna, il termine “donna” diventi status dietro il quale si nascondono queste dinamiche di potere.

Assisto a tutto questo senza porre affidamento su nessun@. Diciamo che le lotte che mi riguardano sono altrove. Pur tuttavia bisogna ripetersi e smarcarsi per non essere strumentalizzate. Perché se quelle sono donne, io cosa sono? E in questi giorni tanto si è parlato dell’eventualità che un ministero alle pari opportunità fosse concesso a questa o quella figura antiabortista, omofoba o chissà cosa. Ma se anche un ministero di quel genere fosse stato assegnato a una del Pd che poi applaude leggi moraliste, securitarie, repressive e liberticide e quando l’offendono su twitter vuole oscurare tutta internet, sarebbe stato meglio?

Questo governo è brutto tanto quanto quello precedente. Le donne, in veste di madri istituzionali, servono a legittimarlo. E quelle donne che celebrano questo dato come una vittoria non ho la più pallida idea di quale sia la direzione che stanno perseguendo. Io, che lotto per ottenere pari diritti, ma pari per davvero, per chiunque, non capisco come le donne che dicono di lottare per la propria “dignità” accettino di fare da puntelli legittimanti del patriarcato, perché è questo che siete. Siete puntelli delle peggiori istituzioni patriarcali e del peggio paternalismo esistente. Puntelli, complici di un neoliberismo che straccia diritti per la povera gente, privatizza, massacra, svende lo stato sociale e poi immagina che qualche femmina al governo possa far sembrare tutto un po’ più bello.

Vi regalo uno scoop: i governi di stampo patriarcale, perfino le grandi dittature, hanno elevato le donne ancora a rappresentare i regimi. Vuol dire forse che furono migliori? No. Chiedetevi il perché.

Basta strumentalizzare i corpi delle donne. Il movimento a tutela dei corpi delle donne non ha nulla da dire adesso?

(22 febbraio 2014)

EPISTOLARIO :"COME IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTONE"

Come il giovane gabbiano Jonathan Livingston




Caro amico,

è trascorso tanto tempo da quando ci dicemmo addio;ultimamente mi sono sentito con mia madre tramite satellite e mi ha detto che stai bene e che hai intenzione di sposarti ed ha aggiunto che sei arrabbiato con me per il mio silenzio.

Non ti ho scritto prima d’ora perché aspettavo il momento in cui avessi potuto dirti che ero guarito da quei miei malanni interiori che m’ indussero ,anche dietro tuo consiglio,a separarmi dalle poche persone che amo,per andare a vivere un po’ qua e un po’ la,in giro per il mondo.

Ricordo ,come se fosse ieri,il nostro ultimo incontro, prima della mia partenza,quando mi dicesti per l’ennesima volta:” ….vai, ..parti,e .cerca di capire cosa vuoi,soddisfa,finalmente, questa tua esigenza di libertà; perché ami il mare ?...perchè esso è libertà….qualunque tipo di confine,in fin dei conti, ti è sempre stato stretto come al tuo tanto amato gabbiano Jonathan Livingston il quale,cosi mi hai raccontato,abbandona il suo stormo per volare verso la libertà…..”.

Ti scrivo comunque anche se quei miei malanni permangono ;non posso ancora dirti ,infatti,di avere trovato quella serenità a cui aspiravo prima di partire ;assaporare la libertà indugiando in luoghi di volta in volta sempre diversi,gustandone la bellezza e l’unicità,e avvertendo ogni volta un’ inebriante  gioia per essere li  in quel momento,non mi esenta dal percepire una profonda  solitudine che sento anche quando sono in mezzo a folle festose o in compagnia di persone anch’esse in cerca di qualcosa che forse non troveranno mai; si tratta anche in questo caso di un altro “malanno interiore”? è forse la solitudine  il costo che debbo pagare per conquistare la libertà?;Mi chiedo,caro amico,se esiste una scappatoia per non pagare questo  pesante tributo.Affido,comunque, al prossimo futuro il compito di darmi delle risposte.

Di recente  ho conosciuto una coppia di australiani ,lui cinquantenne ingegnere meccanico,lei, di poco più giovane,ginecologa,vivono su una barca ormeggiata a fianco della mia;hanno venduto e regalato tutto,la casa e gli altri beni,si sono dimessi dai rispettivi impieghi e si sono gettati anch’essi nell’avventura della ricerca di un bene diverso. Ogni volta che approdano in un porto lei si presenta all’ospedale del posto per offrire la propria opera come medico volontario     mentre lui,in banchina nel porticciolo, si fa in quattro per aiutare chi ha bisogno di interventi ai motori per piccole avarie e manutenzioni dispensando spiegazioni e consigli; è un mese che sono arrivati e già tutti,nel porticciolo, vogliono loro un gran bene.
Condividiamo spesso quei   momenti nei quali  avvertiamo il bisogno di parlare della nostra scelta,di dargli un significato quasi a volere imbonire le nostre coscienze per evitare la loro sentenza di colpevolezza di egoismo ed ogni volta concludiamo che questo giudizio non può attagliarsi a noi poiché amiamo il mondo intero,amiamo le genti che lo abitano,amiamo la natura e la sua maestosità ed è per tutto ciò che siamo partiti dalle nostre dimore, per sentirsi più liberi di amare .

Riprendo a scriverti oggi ,mentre sono in navigazione, in uno di quei momenti di commovente bellezza, e anche di tristezza, che si ripetono ogni giorno ma che sembra si rinnovino ad ogni tramonto:dal sole spaccato a metà da un tagliente orizzonte sgorgano i suoi raggi sanguigni che si diffondono ovunque nel cielo e nel mare,stupefatto osservo tanta bellezza e nell’attesa del lento calare della notte il mio pensiero corre verso il passato : mi mancano le nostre conversazioni,le tue riflessioni pacate,mi manca quel tuo affettuoso indagare per aiutarmi a trovare una ragionevole spiegazione alla mia irrequietezza.
Sin dai tempi del liceo ti sei sempre generosamente speso per me più di quanto io non abbia fatto per te e quando me ne rammaricavo tu,con un fare da sapientone,mi citavi:”..amici  est consulere amico…”di ciceroniana memoria; mi torna in mente la tua predilezione per le citazioni e proverbi latini ,scommetto che non hai perso la tua verve classica e che in banca  ti sarai già fatto la nomea di latinista,del resto ben meritata tenuto conto del primato che hai sempre avuto nella materie umanistiche;  ricordo  i giorni spensierati e goliardici del liceo ,lo scambio dei compiti durante le prove in classe, io ti passavo il compito di matematica e tu quello di latino,la prima sigaretta fumata in bagno accalcati insieme con gli altri compagni alle finestre per fare uscire  il fumo il cui odore però si attaccava alle pareti cosicché  il bidello,lo chiamavamo Caronte,faceva il suo rapporto al vicepreside che iniziava cosi a rimbrottare le classi predicando contro il fumo e ricordando la punizione per chi fosse stato colto in “fragranza di reato”,ma non so quanto egli stesso fosse convinto della necessità di punire ,dato che gli sarebbe bastato entrare nei bagni durante la ricreazione e non solo durante la ricreazione per pizzicare qualche esordiente fumatore.

Ricordo il professore di educazione fisica,uno dei pochi insegnanti laici dell’Istituto,al quale affibbiasti proprio tu, in seconda liceo,il soprannome di “ducetto”per il suo atteggiarsi solenne e autoritario e il quale soleva fare l’appello con la classe schierata su un’unica riga e sull’attenti;
non dimenticherò mai quel giorno in cui, mentre stava eseguendo il salto del cavalletto per mostrarci la tecnica dell’esercizio-aveva appena spiccato il salto sulla pedana-fece il suo ingresso in palestra il padre rettore  il quale,dopo avere inciampato su un irriverente pallone calciato di straforo da un nostro compagno,perse l’equilibrio e con il corpo vacillante si aggrappò istintivamente ad un vicino provvidenziale armadio per evitare la caduta che avvenne comunque e che lo fece finire su un altrettanto benedetto materassino con le gambe e la tonaca all’aria;   l’armadio  rovinò sul pavimento con tutto il materiale ginnico contenuto in esso,il frastuono fu tale che il “ducetto”ormai in aria si voltò verso il rumore ,non l’avesse mai fatto,perché perse la presa delle mani sul cavalletto cadendovi sopra a gambe larghe;emise un sordo grugnito per il dolore parandosi con le mani “quelle parti delicate”; tutti noi sbottammo d’impeto in una fragorosa e, forse, sconveniente risata,ma fummo capiti e i due illustri malcapitati  risero con noi.

Ricordo quando mi esortavi a vincere la mia timidezza nei confronti delle ragazze che andavamo ad aspettare all’uscita del vicino istituto magistrale;tu t’innamoravi spesso,ti piacevano le ragazze bionde,dicevi,e poi quelle brune e poi ancora le rossicce; ti ammiravo per i tuoi successi; tra tutte le ragazze che insieme abbiamo conosciuto ne ricordo una in particolare  graziosa,esile e gentile,le piaceva ascoltare le mie fantasticherie e i miei progetti avventurosi,ci frequentammo fino alla maturità,ci perdemmo poi di vista.

Mia madre mi ha accennato per telefono che la tua futura compagna è una collega di banca e a giudicare  dal  modo con cui gliene hai parlato,dice,ne devi essere molto innamorato; sono felice per te ,sicuramente sarò presente quando dirai il fatidico:”SI”; a proposito di che colore sono i suoi capelli?

                                                       Il tuo amico di sempre.

 Oceano Indiano.....



 marco buonarroti

(1) -LETTERATURA :"LE FAVOLE DI JEAN DE LA FONTAINE"

Le favole di Jean de La Fontaine





La Fontaine, Jean de (Château-Thierry, Champagne 1621 - Parigi 1695), poeta e favolista francese.

Nel 1683 fu eletto all'Académie Française e frequentò gli scrittori più noti del suo tempo, come Molière, Racine, Boileau, Madame de La Fayette, Madame de Sévigné. Fino alla vigilia della morte scrisse commedie, libretti d'opera e poemi, fra cui il racconto romantico in versi Gli amori di Psiche e Cupido (1669), una delle sue migliori creazioni poetiche.

La sua prima opera di rilievo fu un adattamento (1654) dell'Eunuco del commediografo latino Terenzio, ma la sua fama si fonda sulla pubblicazione di Racconti e novelle in versi (1644) che, visto il successo, negli anni seguenti (1667-1674) integrò con nuovi volumi. Queste opere e le Favole scelte messe in versi (1668-1694) ne fecero uno dei più eminenti letterati francesi del tempo.

Le favole di La Fontaine si ricollegano al filone inaugurato da Esopo, ma anche al Decameron di Giovanni Boccaccio, all'Eptamerone di Margherita di Navarra e alle Cent nouvelles, attribuite ad Antoine de La Salle. Tuttavia La Fontaine rielaborò le proprie fonti in modo originale e arguto, creando favole di raffinata semplicità che si distinguono per la narrazione vivace e spontanea e per la lucida colloquialità dei versi, che sanno toccare con grande naturalezza la sensibilità del lettore. La grande novità risiede nell'importanza data al racconto, che nelle favole esopiche passava in secondo piano rispetto all'insegnamento morale: al contrario, per La Fontaine la morale diviene il pretesto, più che lo scopo, della narrazione.


La Cicala e la formica





La Cicala che imprudente
tutto estate al sol cantò,
provveduta di niente
nell'inverno si trovò,
senza più un granello e senza
una mosca in la credenza.

Affamata e piagnolosa
va a cercar della Formica
e le chiede qualche cosa,
qualche cosa in cortesia,
per poter fino alla prossima
primavera tirar via:
promettendo per l'agosto,
in coscienza d'animale,
interessi e capitale.

La Formica che ha il difetto
di prestar malvolentieri,
le dimanda chiaro e netto:
-Che hai tu fatto fino a ieri?
-Cara amica, a dire il giusto
non fatto che cantare
tutto il tempo.-Brava, ho gusto;
balla adesso, se ti pare.



marco buonarroti

3/II-"IL BLOG DI MARCO BUONARROTI"

Caro lettore, cara lettrice, leggi le pagine di questo blog scegliendo nell'archivio, qui a destra, gli argomenti che più ti interessano o scorri nella bacheca home di twitter per cercare i post del mio blog.
Disponibile a migliorare il mio blog, in termini di contenuti e impostazione, sarò lieto di ricevere i tuoi eventuali consigli e commenti .
Grazie e onorato della tua lettura, Marco Buonarroti
marco.buonarroti@gmail.com
                                (Immagine del poeta prodigio Arthur Rimbaud)
Se t'interessa, potrai leggere un sintetico saggio da me scritto sul giovane poeta Rimbaud.(Consulta l'archivio del blog del mese di gennaio)
(Preciso che Marco Buonarroti è il mio autentico nome e cognome, precisazione dovuta all'indebita appropriazione del cognome" Buonarroti " da parte di iscritti a Twitter). 

domenica 23 febbraio 2014

ARCHEOLOGIA/STORIA : "RICERCHE ITALIANE IN SUDAN...."

Archeologia: Ca' Foscari in missione in Sudan per antica citta' di Napata


Venezia, 16 feb. (Adnkronos) - Attraverso i frammenti della vita di un maestoso palazzo, ormai ridotto a scarsi resti di mura sepolti dalla sabbia, riemerge la vita di uno dei più importanti centri fioriti lungo le rive del Nilo, a sud dell'Egitto; il quadro di questa straordinaria città, conosciuta con il nome di Napata, si sta lentamente delineando grazie ai lavori di una missione archeologica di Ca' Foscari, diretta da Emanuele M. Ciampini. La stagione del 2013, appena conclusasi, è l'ultima di una serie di indagini che hanno avuto l'avvio nel 1973, e che da tre anni è affidata alla responsabilità dell'Ateneo cafoscarino.


                                                   
                                                            =======================


Annotazione :                                   (a cura dell'autore del blog)









L'Università Ca' Foscari è un'università italiana con sede a Venezia, presso Ca' Foscari, palazzo gotico affacciato sul Canal Grande.Nacque nel 1868 come prima " Business School d'Italia " e seconda d'Europa.Nel 2013 è stata inclusa tra le Top 200 università al mondo dal OS World University Rankings .
L'ateneo conta circa 20.000 studenti e la sua offerta  formativa e di ricerca si articola in quattro grandi aree: econimica, linguistica, umanistica e scientifica. (da Wikipedia)

La ricerca archeologica :

Napata : è il nome di una città situata nella antica Nubia. Il nome attuale é Gebel Barkal (Sudan) ed è situata sulla riva orientale del Nilo, nei pressi della città di Karima, circa 400 km a nord della capitale Khartum


                                                          I resti di un palazzo di Napata.












Un poco di Storia antica :




                                  Napata è sulla carta geografica con l'attuale nome di Gebel Barkal

Nubia (arabo Nūbiyah), regione dell'Africa nordorientale che si estende su entrambe le sponde del Nilo tra Assuan, in Egitto, e Khartoum, in Sudan. La parte compresa nel Sudan nordorientale prende il nome di deserto di Nubia. La Nubia, così battezzata in epoca romana, fu governata per circa quattro secoli (1500-1100 a.C.) dagli egizi, presso i quali era nota come 'paese dei Kusti', terra dalla quale provenivano spezie, legname prezioso, avorio e schiavi. Nell'VIII secolo a.C. i nubiani riuscirono a sottomettere i loro dominatori, pur inserendosi nel solco della plurimillenaria cultura egizia
La Nubia ebbe scambi e contatti con i romani e venne cristianizzata sotto Giustiniano. Dopo più di duemila anni di relativa indipendenza, la regione fu conquistata dagli arabi nel XIV secolo e successivamente islamizzata dai mamelucchi.
Nel 1820 fu occupata militarmente dall'Egitto e alla fine del XIX secolo passò sotto il controllo del capo rivoluzionario musulmano sudanese conosciuto come il Mahdi. Nel corso del XX secolo la conoscenza dell'arte e della civiltà nubiane è stata approfondita grazie a campagne archeologiche volte soprattutto a restituire le testimonianze coeve al fiorire delle civiltà egizia e romana.


marco buonarroti


"UN POPOLO COLTO E' UN POPOLO LIBERO"

"Un popolo colto è un popolo libero" 

Riflessioni dell'autore del blog, corroborate dalla lettura del libro : " Popolo e cultura " di Joseph Folliet, Editore A.Armando-Roma

Non ricordo chi disse :"un popolo colto è un popolo libero"; non credo, comunque, che  sia importante ricordare l'autore della citazione, importante è se giudichiamo ricevibile il significato di essa.

Per quanto mi riguarda dico:si, se intendiamo per cultura un raffinamento dello spirito e dell'intelletto e non soltanto la conoscenza delle discipline del sapere umano,cioè il mero apprendimento di cognizioni.
Ma quando parliamo di raffinamento dello spirito e dell'intelletto,consapevoli della  pochezza della nostra attività speculativa, percepiamo la senzazione di esserci avvicinati a dare della cultura una spiegazione più completa,ma senza, tuttavia, averne centrato un più convincente significato ,ed ecco allora che ci viene in aiuto Edouard Herriot: la cultura é ciò che resta nello spirito quando si é tutto dimenticato.
Insomma la cultura é un habitus,una disposizione permanente dell'intelletto,della sensibilità e della volontà.
Si tratta,quindi,di un raffinamento di queste categorie spirituali che debbono persistere in un atteggiamento permanente di curiosità,di volontà verso il bene,il vero e il bello e che permetta all'uomo di capire se stesso il suo tempo e il mondo.
Abbiamo detto "Capire se stesso", ma se stesso è un essere sociale che vive in un contesto formato da altri esseri sociali e che con essi ricerca gli stessi beni comuni,con essi si confronta condividendo la sua sensibilità,il suo intelletto e la sua volontà cioé la sua cultura;il confronto,la ricerca dei beni comuni,il rapporto con il mondo,la vocazione all'azione e all'impegno fa di lui (il se stesso)un uomo politico colto capace di introdurre chiarezza,di correlare i fatti,di coordinarli,di collocarli nel passato e nel presente tracciando un possibile coinvolgimento di essi nel futuro.
Egli diventa consapevole del fatto che per vivere in un contesto sociale,la ricerca dei beni comuni deve poter avvenire in piena libertà e grazie al raffinamento,sempre in atto,dell'intelletto arricchito della conoscenza del passato(apprendimento delle cognizioni storiche,dei processi evolutivi sociali),sarà in grado di percepire la presenza di condizionamenti estranei,di tendenze lesive della libertà individuale e di quella di ambienti sociali più vasti e saprà opporre il suo intelligente contrasto che sarà tanto più efficace quanto più numerosi saranno i componenti colti del contesto sociale.

" La conoscenza del passato per comprendere il presente e riflettere sul futuro ! "

A margine delle riflessioni esposte, propongo agli stimati lettori la citazione di Cicerone :
"Lux veritatis, magistra vitae,testis temporum,historia est"
(la storia è  luce della verità, maestra di vita e testimone dei tempi)

"Non sono saggio per natura,lo sono diventato studiando il passato"
(Confucio)



Marco Buonarroti


(miei autentici nome e cognome)

sabato 22 febbraio 2014

POLITICA :" F-35 ACQUISTATI DI NASCOSTO ?..."

Da "ArticoloTre"quotidiano on line:

F-35 acquistati di nascosto. Un dossier incastra la Difesa

F-35 acquistati di nascosto. Un dossier incastra la Difesa-Redazione-Il ministro della Difesa uscente, Mario Mauro, è andato contro al volere del Parlamento -e del popolo- procedendo alla conferma dell'acquisto di 14 F-35, i supercaccia americani che, fino a questo momento, hanno dimostrato di essere un buco nell'acqua?
Sembrerebbe di sì, almeno stando a quanto riportato in un dossier presentato martedì scorso dai sostenitori della campagna Taglia le ali alle armi, secondo cui il titolare del dicastero avrebbe aggirato le mozioni votate nell'estate del 2013, che imponevano la sospensione degli ordini d'acquisto dei cacciabombardieri.

Se confermato, si tratterebbe di un vero e proprio colpo di mano, che rischia "di compromettere qualsiasi controllo parlamentare sul programma F35 e un meccanismo che forse si cercherà di mettere in moto anche nelle prossime settimane". Secondo i sostenitori della campagna -Rete disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace-, il 18 luglio 2013, poco dopo l'approvazione delle mozioni, il ministero avviò "anche una nuova tornata di ordini, sfruttando la la pratica dei pre-accordi non vincolanti", di fatto bypassando il parere dei politici. Successivamente, Mauro avrebbe dato conferma per gli ordini di altri tre F-35, senza, ovviamente "informare correttamente il Parlamento".
Ora, qualora tutto risulti veritiero, la palla passerà al nascente governo Renzi, che dovrà fronteggiare anche questo scandalo. L'ex sindaco fiorentino, infatti, s'era detto contrario all'acquisto degli F-35 e favorevole al loro "dimezzamento". Considerato anche che per l'acquisto dei micidiali velivoli da guerra il nostro paese ha gi speso 3,4 miliardi di euro, mentre altri 2 miliardi sono pronti per essere impegnati in altri mezzi. E non basta: i sostenitori della campagna denunciano ancora come, solo dall'esame delle carte del dipartimento di Stato Usa, "si può a questo punto della partecipazione italiana del programma definire già un primo consuntivo di costi per gli aerei acquisiti: nel triennio 2011-2013, ovvero nella fase più acuta della crisi, l'Italia ha sottoscritto contratti di acquisto relativi a velivoli F-35 per complessivi 735 milioni di euro."

-21 febbraio 2014-

giovedì 20 febbraio 2014

RIFLESSIONI,CITAZIONI


SULL'INVIDIA :

Un frate sfratato non dice mai bene del suo convento.
Proverbio Popolare 



Gli anni che una donna si toglie non li butta via, li aggiunge all'età delle altre.
Anonimo 



O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virtù!
Miguel de Cervantes 






Cervantes Saavedra, Miguel de (Alcalá de Henares 1547 - Madrid 1616), scrittore, poeta e drammaturgo spagnolo, autore del romanzo Don Chisciotte, uno dei capolavori della letteratura mondiale.



marco buonarroti



"RIFLESSIONI IN CORNICE"
















Marco Buonarroti

POLITICA : "LA PROSA DI CARLO CORNAGLIA"


Da "Micromega on line"


CARLO CORNAGLIA – Fotuttio

ccornaglia


Letta non era un fulmine di guerra,
ma sui problem sembrava un buon surfista
e aveva, sì, ministri terra terra,
ma il nonno rosso lo guidava in pista,
tutti elementi adatti a galleggiare
nel morto mar della stabilità,
nella melassa che ci fa invischiare
e paralizza l’operosità.
Il Salvatore arriva all’improvviso,
nella palude annega Enrico Letta,
si presenta col dire: “Son Narciso!”
e comincia a parlare molto in fretta.
“Io son quello che tutti aspettavate,
capace almen di una riforma al mese
e per tutti i problem che prospettate
posseggo ed utilizzo il giusto arnese.
Avete nostalgia del Cavaliere
e volete evitar la sua rovina?
Basta un secondo sol, state  a vedere:
“Svegliati Silvio, alzati e cammina!”
Governar con Alfano e coi suoi prodi
è come governar con Berlusconi?
Lasciate fare a me che trovo i modi
per fare un onest’uom di Formigoni,
per trasformare Carlo Giovanardi
in difensore degli omosessuali,
per fare sì che Lupi non si attardi
nel curare gli affari colossali
di Cielle nell’Expo di Milano,
nonché cambiar Schifani, il senatore,
da discusso picciotto siciliano
in biondo montanaro del Cadore.
Al ministero dell’Economia
mando l’amico Denis Bancarotta
e allo Sviluppo quasi in agonia
Mister Luca Cordero che lo fotta.
Quanto al timore per l’Europa austera
che vuol far sì che non c’indebitiamo,
trasformerò la Merkel da pantera
in un Dudù al quale dire t’amo.
Trasformerò il partito del Pd
da ricettacolo di comunisti
in una nuova specie di Dc
piena di ipocriti e di sacristi.
Re Giorgio da sovrano brontolone
diventerà un affabile vecchietto
che mangia con le man pizza e calzone
e invita Beppe Grillo al suo banchetto”.
Il parolaio parla e parla ancora.
“Farò la nuova legge elettorale,
nessuno ci sarà che non lavora,
farò crollare la pression fiscale,
metterò fine alla burocrazia,
darò l’alt al conflitto di interessi,
la scuola sarà il meglio che ci sia,
saranno velocissimi i processi.
Darò una Smart ad ogni cittadino
e, grazie ad Eataly e a Farinetti,
con le posate ed il tovagliolino
ognuno avrà bistecche da sei etti.
Lo ius soli farò per i bambini
insieme ai Pacs ed al biotestamento,
la Kienge sposerà Matteo Salvini
e il popolo padan sarà contento.
Lasciate fare a me che me ne intendo:
senza neppur cambiar la maggioranza
farò finir questo periodo orrendo
e avrete donne, vin, soldi e vacanza.
Vi ricordate Silvio Berlusconi?
Ebbene, io sarò meglio del caimano!”
Sognano come sempre i creduloni,
suona la sveglia…e han male al deretano!
Carlo Cornaglia

(19 febbraio 2014)

LETTERATURA :" GIOSUE' CARDUCCI MORIVA IL 16 FEBBRAIO 1907"

Il 16 febbraio del 1907, moriva Giosue' Carducci





Carducci, Giosue (Valdicastello,  Lucca 1835 - Bologna 1907), poeta e saggista, fu il primo italiano a ricevere il premio Nobel per la letteratura (1906).


Figlio di un medico condotto affiliato alla Carboneria, trascorse la fanciullezza in Maremma, il cui paesaggio farà rivivere in tante sue poesie. Dopo essersi laureato alla Scuola Normale Superiore di Pisa con una tesi sulla poesia cavalleresca (1856), insegnò in un ginnasio, esperienza, questa, che sarebbe confluita nelle autobiografiche Risorse di San Miniato (1863). Il suo interesse per la filologia lo indusse a fondare, nel 1859, la rivista “Il Poliziano”, che tuttavia ebbe vita breve.

All’insegnamento, dal quale era stato sospeso per tre anni a causa delle sue idee filorepubblicane, tornò a dedicarsi tra il 1860 e il 1904, quando, su nomina del ministro Terenzio Mamiani, fu titolare della cattedra di eloquenza dell’Università di Bologna. In politica combatté il papato e la monarchia, ma a questa si riavvicinò verso la fine degli anni Settanta e, in seguito, nominato senatore nel 1890, si schierò con il governo conservatore di Francesco Crispi.
Dovette ritirarsi dall'insegnamento a causa di ripetuti attacchi di paralisi, rassegnandosi ad un triste ed inevitabile declino.
Era stato un maestro assiduo, vigile, infaticabile ed ebbe attorno a sè discepoli devoti e illustri (Giovanni Pascoli, Severino Ferrari, Renato Serra........) che in seguito proseguirono la sua opera.
Nonostante la sua partecipazione alla vita politica, egli dedicò alla scuola il meglio di sè ricavando da essa le più intime e durevoli gioie.
"Da una sua lettera del 1874 si possono leggere riflessioni come queste : "quando mi trovo in mezzo ai miei giovani, credo, oh come credo, al bello, al buono, al grande, all'avvenire.Quei giovani fanno più bene essi a me che non io a loro.
E quando veggo i loro begli occhi giovanili ardere e luccicare fissi in me, mi vien voglia di gridare:"Viva l'Italia"e di baciarli tutti nelle intelligenti e splendide fronti. Ma non mostro mai a loro segno alcuno della commozione che mi destano e del bene che mi fanno.Non bisogna avvezzarli male."Sono parole che illustrano in lui una inscindibile figura di uomo, maestro e poeta.
(Da "Cento Scrittori" di Giacomo Spadafora-Ed.Palumbo,pag.485)

Nel 1906, primo fra gli scrittori italiani, il Carducci ebbe il premio Nobel per la letteratura.
La sua fama aveva varcato, ormai, i confini d'Italia. Il ministro svedese, barone De Bildt, si recò personalmente a consegnare il premio al grande poeta pronunciando, nel suo studio, un sobrio e commosso discorso del quale le ultime parole furono :".....tutta l'opera vostra, illustre maestro, è improntata al culto degli ideali della patria, della libertà e della giustizia."

Pochi mesi dopo, nel 1907, il Carducci si spense. Da Sorrento giunse una corona di garofani rossi e un biglietto dello scrittore russo Gorki con queste parole:"Non è morto, perchè era un poeta."  

Carducci fu ostile al sentimentalismo romantico e allo spiritualismo che caratterizzavano la poesia italiana di quegli anni, e fu acceso sostenitore di un ritorno alle forme classiche e al naturalismo pagano. L’antiromanticismo carducciano – che fu, da subito, antimanzonismo – non si tradusse, tuttavia, nella fredda ripresa di moduli e motivi classici.

Renato Serra (dicembre 1884-luglio 1915),  critico letterario e discepolo di Carducci, scriveva:"...il Carducci leggeva i classici per imparare la loro lunga lezione dell'arte.La poesia è per lui qualche cosa di sostanziale, che ha un valore proprio; è un tesoro, un non so che divino........"

L'opera poetica carducciana è raccoltain sei volumi che sono Iuvenilia, Levia Gravia, Giambi ed Epodi, Rime Nuove, Odi Barbare, e Rime e Ritmi.




                                                      Dimora bolognose del Carducci


                                                      Casa natale a Valdicastello,Lucca



Seguono due fotografie di Castagneto Carducci, comune della Maremma toscana, in provincia di Livorno, dove il poeta trascorse la sua fanciullezza.







Ispirato dai ricordi dell'infanzia "schizza"il paesaggio di una giornata di novembre, l'undici che festeggia San Martino;di qui il titolo della lirica: "San Martino".

Chi non ricorda la poesia "San Martino", letta e commentata sui banchi di scuola, durante la primavera della nostra vita, giovani e anziani attratti dalla armoniosa musicalità dei suoi versi con la fantasia rivolta, silenziosa, alla nebbia


che sale lenta lungo gl'irti colli ........

La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.




 Bolgheri (Castagneto Carducci),l'Oratorio di San Guido."Davanti a San Guido"è un'altra ode che è legata al periodo della fanciullezza trascorsa nella Maremma toscana. 





Riferimenti bibliografici : "Cento scrittori"di Giacomo Spadafora-Ed.Palumbo
                                     Microsof &Encarta


marco buonarroti