mercoledì 30 dicembre 2015

.ARTE: " LA BELLEZZA CLASSICA E RINASCIMENTALE "

LA BELLEZZA NELL'ARTE CLASSICA E NEL RINASCIMENTO ITALIANO (DALL'INIZIO DEL SECOLO XV A TUTTO IL XVI SECOLO)
IL RINASCIMENTO EBBE,INFATTI, COME OBIETTIVO LA RIVALUTAZIONE DELLA CLASSICITA'.



La Venere di Milo, esposta al museo del Louvre,a Parigi
Rinvenuta sull'isola di Milo, a sud-ovest delle Isole Cicladi, ( mare Egeo Grecia) nel 1820.
La statua, in marmo, è una delle più famose opere dell'arte ellenistica (II secolo a,C.),la cui realizzazione è attribuita ad Alessandro di Antiochia in base ad una iscrizione incisa sul basamento,andato perduto.











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Il" David" di Donatello (soprannome di Donato di Niccolò di Betto Bardi,Firenze 1386-1466),scultore del "Primo Rinascimento",figura di fondamentale importanza
     nella storia dell'arte italiana
     Scultura bronzea, realizzata intorno al 1440, conservata nel Museo nazionale del
     Bargello,Firenze






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Il David di Michelangelo Buonarroti, esposto alla Galleria dell'Accademia a Firenze.
Scultura in marmo,realizzata da Michelangelo,tra il 1501 e il 1504




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La "Pietà" di Michelangelo,esposta nella basilica di S.Pietro in Vaticano
(scultura in marmo,realizzata da Michelangelo Buonarroti tra il 1497 e il 1499;
aveva appena 20/22 anni)



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"Perseo",statua in bronzo di Benvenuto Cellini,(1545-1554);la statua era esposta in piazza della Signoria(Firenze),nella Loggia dei Lanzi;attualmente è sottoposta a restauro e si trova in una sala degli "Uffizi".
Benvenuto Cellini (Firenze 1500-1571) fu uno scultore, incisore e orafo fiorentino, tra
i principali esponenti della corrente rinascimentale manierista in Italia e in Europa.




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Il Neo-classicismo di Antonio Canova:

Le "Tre Grazie", gruppo marmoreo (1816),conservato all'Ermitage, San Pietroburgo.





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"Teseo e il Centauro"(1805-1819),opera scultorea esposta al Kunst Historishes Museum di Vienna



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"Paolina Borghese", opera scultorea in marmo (1805-1808), esposta alla Galleria Borghese di Roma


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"Teseo sul Minotauro"(1781-1783),scultura esposta al "Victoria and Albert Museum di Londra"





Potete leggere notizie più dettagliate sul Canova nel post titolato:
Arte/Mostre :"Canova a Firenze-La bellezza e la memoria" ,datato 8 luglio

                                                                                                                        

 .
Marco Buonarroti
(Marco Buonarroti sono i miei autentici nome e cognome)

..RUBRICA DI STORIA: " ANNIBALE....CONDOTTIERO CARTAGINESE......RICORDI GIOVANILI...."

Gianni Granzotto, nato a Padova il 12 gennaio 1914 e morto a Roma l'8 marzo 1985, è stato un giornalista e scrittore italiano,autore del libro "Annibale"Ed.Mondadori





Dopo avere svolto, dalla fine della seconda guerra mondiale al 1975, un'intensa e apprezzata attività giornalistica si dedicò a quella di scritttore, scrivendo per la Mondadori :
  
La battaglia di Lepanto. Milano, Mondadori, 1975 
Carlo Magno. Milano, Mondadori, 1978 
Annibale. Milano, Mondadori, 1980 
Maria Teresa, Maria Teresa. Milano, Mondadori, 1982 
Cristoforo Colombo. Milano, Mondadori, 1984 
Vojussa, mia cara. Milano, Mondadori, 1985

ha vinto il Premio Campiello nel 1978 per Carlo Magno
ha vinto il premio Castiglioncello nel 1984 per Cristoforo Colombo.

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( a cura dell'auotore del blog)

Appassionato di Storia Romana ho riletto il libro "Annibale" di Gianni Granzotto,ed.Mondadori, provando un interesse ben più convinto di quanto non avessi provato anni addietro, (diversi anni), nella verde stagione dell'esistenza.

                                                               
 Introduzione:
(non fa parte del libro in questione, essa ha solo lo scopo di rispolverare i ricordi scolastici di storia romana per quanto riguarda esclusivamente il generale cartaginese Annibale, mettendo il lettore nelle condizioni di seguire con più interesse, cosi spero, la lettura delle "riflessioni sul libro di Gianni Granzotto"). 





Annibale (247-183 a.C.), generale cartaginese della famiglia dei Barcidi, figlio di Amilcare Barca. La sua marcia dalla Spagna all’Italia attraverso le Alpi è una delle maggiori imprese della storia militare. A nove anni accompagnò il padre nella spedizione in Spagna, durante la quale, secondo la tradizione, giurò eterno odio nei confronti dei romani. Nel 221 divenne comandante supremo dell'esercito cartaginese in Spagna e proseguì la politica espansionistica dei precedenti comandanti, il padre Amilcare e il cognato Asdrubale, completando la conquista della regione compresa tra i fiumi Tago ed Ebro. L’espugnazione della città di Sagunto (Spagna), alleata di Roma, indusse il senato romano a dichiarare guerra a Cartagine nel 218 a.C..
Annibale, con un esercito di oltre 40.000 uomini e numerosi elefanti, intraprese la spedizione verso l'Italia, attraversando i Pirenei, la Francia meridionale e le Alpi. Giunto in Italia nel 218, nella battaglia del Ticino sconfisse i romani, guidati dal console Publio Cornelio Scipione, padre del futuro Scipione Africano.

Ottenne una seconda e maggiore vittoria presso il fiume Trebbia, nel dicembre 218. L'anno seguente annientò l'esercito del console Caio Flaminio al lago Trasimeno e passò in Apulia; Roma affidò il comando delle operazioni militari a Quinto Fabio Massimo, detto 'il Temporeggiatore' per la sua intelligente strategia di attesa, nel tentativo di logorare le forze cartaginesi evitando lo scontro diretto. Annibale trascorse l'inverno a Gerontium e nel giugno del 216 fece sostare le sue truppe a Canne, dove il 2 agosto l'esercito romano, comandato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Caio Terenzio Varrone, subì una clamorosa sconfitta.

 La situazione si capovolse a favore dei romani quando l'oligarchia cartaginese rifiutò l'invio di rinforzi in Italia: Annibale, pur conseguendo altre vittorie, non fu però in grado di attaccare direttamente Roma e nel tempo perse il sostegno di molte città italiche. Anche il fratello di Annibale, Asdrubale, partito dalla Spagna in suo aiuto, fu sconfitto e ucciso nella battaglia del Metauro (207).

Nel 203 il generale cartaginese fu richiamato in Africa per organizzare la difesa contro la spedizione romana guidata da Publio Cornelio Scipione Africano, ma l’anno seguente fu definitivamente sconfitto a Zama. Dopo la conclusione della guerra, Annibale si occupò di riorganizzare l’amministrazione pubblica cartaginese ma, accusato dai romani di costituire una minaccia per la pace raggiunta, si stabilì presso la corte di Antioco III di Siria, con il quale si alleò in funzione antiromana. In seguito alla sconfitta subita da Antioco nel 190 a Magnesia, Annibale si rifugiò in Bitinia, dove si avvelenò per non essere consegnato ai romani.
(Rif.Bibl."Enciclopedia Encarta-Microsoft)









Riflessioni personali sul libro "Annibale"

Il libro, secondo la mia opinione, si può dividere in due parti : l'una che svolge la narrazione delle vicende di Annibale mentre, nella Spagna meridionale, cresce e matura sotto la premurosa guida del padre Amilcare Barca, al cui modello di uomo e di condottiero egli s'ispira; qui prepara l'epica spedizione che, attraverso il leggendario passaggio delle Alpi, lo porterà in Italia, dove finalmente potrà dare forma concreta al sogno di vendetta contro i Romani che avevano vinto la prima guerra contro Cartagine anni addietro.(264-241)

Inizia cosi, in territorio italiano, la seconda parte che vede Annibale compromettere seriamente e drammaticamente il primato militare di una Roma ridotta al panico, evocante i funesti ricordi del "sacco dei Galli", tramandati da padre in figlio quali ammaestramento storico a evitare il ripetersi del lutto e dell'onta subita.

L'autore nella prima parte accosta il lettore a Cartagine, ad Amilcare, ad Annibale giovinetto, in un approccio via via crescente tanto da trasformarsi in un saldo legame d'amicizia, sentimento questo che durerà per tutta la durata della vicenda umana e militare di Annibale in Italia e fino alla sua morte.

Si tratta, cioè, di rivivere gli avvenimenti di quella storia, dal 218 al 202 a.C., dalla parte cartaginese, seguendo Annibale, come fecero i cronisti al suo seguito Sosilo di Sparta e Silèno siciliano di Calatte, dividendo con lui i momenti di gloria, di sofferenze, partecipando alla sua solitudine che è si lontananza dalla patria, ma è anche dimensione interiore nella quale egli stesso si relegò da quando, ancora giovinetto, giurò solennemente al dio Baal, in presenza del padre, odio eterno per Roma; ma noi che, a differenza di Sosilo e di Sileno, conosciamo già i fatti di quella storia per averli vissuti sui banchi di scuola da parte romana, per avere trepidato per le sorti di Roma e dell'Italia, possiamo ora capire le motivazioni di Annibale e la sua carica umana misurata dalla consapevolezza di essersi fatto carico di riscattare le sorti della sua Cartagine, anche se questa non lo appoggiò come lui avrebbe voluto.
L'autore ci invita a riflettere :pesava, infatti, su Cartagine la sconfitta della prima guerra combattuta contro Roma dal 264 al 241, dalla quale era uscita depauperata, prostrata e umiliata.Perduto il suo antico prestigio di potenza mediterranea, rimasta senza la flotta con cui aveva perpetuato l'avita vocazione marinara, doveva ora pensare alla ricostruzione, a riguadagnare le posizioni commerciali e mercantili perdute, ma nel segno tradizionale della pace, bisognava dimenticare la rivalità con Roma, bisognava muoversi su nuove direzioni d'espansione coloniale che non fossero in rotta di collisione con quelle romane; questi erano i punti essenziali della politica proposta dai "pacifisti", guidati da Annone, i quali rappresentevano la maggioranza della classe dirigente e della popolazione; ma faceva,altresi, sentire il suo peso la fazione degli "oltranzisti", facenti capo all'orgoglioso Amilcare Barca, il quale non voleva sentire parlare di pace, di definitiva e scontata supremazia di Roma nel Mediterraneo ; bisognava si riprendere fiato, aggiustare i guasti economici e sociali subiti, ma tutto ciò in previsione della riapertura delle ostilità contro Roma, non appena le condizioni militari lo avessero permesso,allo scopo di riprendersi la rivincita,tanto più che Roma, diceva Amilcare, non è imbattibile.

Aveva ventisei anni Annibale quando, nell'autunno del 218 a.C., giunto con il suo esercito al confine italico, si accingeva a valicare le alpi per "piombare"nella pianura padana dando avvio a quella campagna militare che tanti esiziali effetti avrebbe prodotto sul futuro della repubblica romana e non solo quelli che sarebbero sorti nell'immediatezza del bilancio bellico delle diverse battaglie, ma anche e soprattutto quelli le cui conseguenze si sarebbero manifestate più tardi, a vicenda ultimata, e che lo storico Arnold Toynbee (1889-1975) descrive nel libro "The Hannibal's legacy".

                                                 Il tracciato dell'invasione di Annibale


                                                        Il passaggio delle Alpi

Il testo è scorrevole per l'efficacia descrittiva, talvolta  dai toni romanzati, che trasporta il lettore nella realtà storica dell'argomento trattato senza troppi sforzi intelletivi e mnemonici; i dosati riferimenti cronologici legati ai momenti cruciali; i riferimenti etnografici relativi alle popolazioni indigene iberiche, ma soprattutto quelli delle tribù galliche dell'Italia settentrionale, che tanta parte ebbero nell'impresa annibalica e che furono operatrici di storia romana prima e dopo Annibale; i riferimenti storiografici antichi e moderni; la geografia dell'Italia, integrata da cartine topografiche; i cenni politici e sociali di quella Roma del III secolo a.C., sul cui sfondo si muovono i personaggi consolari che si avvicendarono nello scenario bellico, producendo la storia della "polis"; tutto ciò fornisce al lettore e studente il quadro completo, per lo meno cosi ritengo, nel quale si sviluppano le imprese di Annibale.



La questione del valico alpino scelto da Annibale, rimasto ignoto fino ad oggi, oggetto di dispute fra accademici e non, tutti appassionati, come scrive l'autore, a ricostruire il cammino del generale sulla scorta dei resoconti di Polibio e di Livio, dà la misura dell'interesse che suscita il testo in esame, mentre le conclusioni che ne fornisce l'autore pongono, ancora una volta, in risalto le linee fondamentali cui s'informa lo svolgimento della narrazione, quelle cioè di evidenziare la carica umana dei protagonisti;... "la grandezza di Annibale non sta nell'avere scavalcato i monti da questo o da quel valico. Si sa che voleva passare le Alpi e le passò. Si sa che voleva arrivare in Italia ed arrrivò ....Successo di volontà e lucida prova di vigore morale".Cosi commenta l'autore nel chiudere la descrizione del passaggio alpino.

 In Italia passa, nei primi anni, da una vittoria all'altra rendendo tristemente famosi quei luoghi che fecero da teatro alle sue battaglie, ai suoi assedi, ai suoi saccheggi e che furono testimoni dei pesanti e luttuosi bilanci di vite umane.







 Ripercorrendo le pagine descrittive di quelle violente e sventurate azioni vediamo Annibale assaporare le prime gioie della vendetta, ormai probabilmente sicuro di essere quanto mai vicino alla conclusione della sua avventura, ma la nostra mente già precorre verso le pagine dei suoi ultimi mesi in Italia, nelle quali leggiamo ciò che Livio, il suo più grande detrattore scrive: ".....ridotto in quell'angolo di terra (Calabria) come una bestia braccata, ma sempre indomito e senza paura".
Vi leggiamo,inoltre, dell'autore :".....trascorse tutta la sua giovinezza in Italia dove apparve a 29 anni e da dove parti a 44 anni". Avvertiamo la misura del dramma che dovette vivere Annibale durante gli anni successivi a quei primi successi costretto, di volta in volta da una realtà sempre più lontana dalle iniziali aspettative, a rimandare sempre il risultato conclusivo; leggiamo infatti : "....si trovava sempre di fronte a nuove forze e nuovi avversari. La vittoria nel senso decisivo e finale del termine rimaneva qualcosa di inafferrabile".Ma si trattò di un dramma durato la bellezza di quindici anni, un tempo che non può non fare riflettere sulla grandezza morale di questo personaggio, per il quale non si può non provare un sentimento di sincera pietà,allorchè, giunto all'epilogo dell'avventura italiana, nelle primavera del 203 a.C., partendo da Crotone : "....si allontanava dall'Italia, lasciava il teatro della sua guerra, della sua vita stessa.







Era arrivato in Val Padana a 29 anni, partiva ora dalle coste calabresi che ne aveva 44. Aveva speso in Italia la gioventù, la speranza, il vigore......rimirò a lungo la costa.......i segni della sua avventura che scomparivano all'orizzonte. Addio Italia ". (dal testo)

Paradossalmente fu Canne, come si apprende leggendo l'interpretazione dell'autore, a segnare il fatale destino che mise Annibale, da allora in poi, nelle condizioni di non potere mai afferrare una vittoria finale, come anni addietro era accaduto a Pirro.


 Canne, era un'antica città dell Puglia sulla riva destra dell'Ofanto a pochi chilometri dal mare



 Lo schieramento iniziale della battaglia : azzurro per le legioni romane, verde per le forze di Annibale.
L'esercito romano fu accerchiato e distrutto, l'azione inizia con il movimento della cavalleria di Annibale, (sul suo fianco sinistro, vedi freccia verde), che riuscirà nel corso della battaglia a superare  il centro dello schieramento romano per accerchiarlo in senso orario e chiuderlo in una morsa mortale.  


 Se è vero che Canne fu per il cartaginese la più strepitosa delle vittorie, se è vero che essa gli valse l'alleanza di nuove comunità dell'Apulia, del Sannio, del Bruzio, migliorando ulteriormente e sensibilmente la sua posizione strategica, è altrettanto vero che quella battaglia ebbe per Roma un preciso significato : rinnovare totalmente i criteri di conduzione della guerra, ridestare le proprie forze morali, ricostruire un nuovo spirito di suprema collaborazione fra tutte le parti sociali, riorganizzare le forze combattenti chiamandole a sostenere un ostinato sforzo di sacrifcio e di dedizione per la salvezza della patria.
Intorno a Roma si strinsero gli alleati italici rimasti fedeli che,contrariamente alle previsioni di Annibale, costituirono la maggioranza delle popolazioni e municipalità della penisola.
"Quello che Roma fu capace ..resta oggetto di grande ammirazione.Roma come potenza mondiale nacque sulla rovina di Canne".
Di fatto ora erano in lotta da una parte l'eccezionale capacità di un uomo, dalla'altra la forza di una nazione.

L'autore, ormai giunto alle ultime pagine, svolge un'analisi delle possibili cause che determinarono quella "inafferrabilità dell vittoria", senza tralasciare gli aspetti umani legati alla personalità di Annibale ; aspetti che in certa misura, forse, contribuirono al fallimentare epilogo della vicenda: la passione, l'odio implacabile dovettero dare all'azione complessiva del cartaginese un orientamento più sentimentale che politico.
Ma si tratta dell'opinione dell'autore del libro che si preoccupa di essere considerato un eretico, per averla espressa, da chi "ha scienza di storia"; un'opinione, peraltro, inserita fra tutte le altre che egli espone attenendosi strettamente ai fatti storici noti e fornendo spunti di riflessione per un ulteriore approfondimento. 

marco buonarroti


Le immagini sono state tratte da "Wikipedia"

                                                                                               Riproduzione vietata
                                                                                                  marco buonarroti

SCIENZE: "L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE.......CONTRO L'UMANITA'"

Da "ArticoloTre",quotidiano on line

 

Hawking lancia l’allarme: “L’intelligenza artificiale distruggerà l’umanità” 

 

hawking

 Redazione-L'intelligenza artificiale non è solo possibilità: è anche rischio e pericolo.

L'allarme, inquietante, lo lancia uno dei più importanti fisici della storia, Stephen Hawking. Intervenuto nel corso di una trasmissione tv, lo scopritore dei buchi neri ha infatti messo in guardia tutti sull'evoluzione della tecnologia: "Lo sviluppo della piena intelligenza artificiale", ha sostenuto, "potrebbe portare alla fine della razza umana".
"Le forme primitive di intelligenza artificiale", ha proseguito, "si sono già da tempo dimostrate utilissime, ma temo le conseguenze di aver creato qualcosa che può uguagliare o sorpassare gli esseri umani. Essa può decollare autonomamente e riprogrammarsi ad una velocità sempre più elevata".
"Gli esseri umani", ha concluso la sua pessimistica previsione, "che sono limitati da una lenta evoluzione biologica, non potrebbero più competere con le macchine intelligenti, e ne sarebbero sopraffatti"

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  Annotazione :                         ( a cura dell'autore del blog)

Il fisico Stephen Hawking :


 

                                                              Stephen Hawking

                                                         Stephen Hawking

 

 
 Nel 2009, Stephen Hawking riceve dal Presidente Obama " la Medaglia presidenziale della libertà",la più alta onorificenza degli Stati Uniti d'America.





Hawking, Stephen (Oxford 1942), fisico teorico britannico. Studiò presso lo University College di Oxford; era sua intenzione studiare matematica, ma non essendo la facoltà presente presso il College scelto dal padre, optò per la fisica. Ottenuto il dottorato presso l’Università di Cambridge, vi rimase come ricercatore, diventando Lucasian** Professor of Mathematics nel 1979 – posizione già occupata da celeberrimi scienziati quali Isaac Barrow e Isaac Newton.
Gran parte del lavoro di Hawking riguarda i buchi neri* ; le sue ricerche nell’ambito della relatività generale avvalorano la teoria del Big Bang sull’origine dell’universo. 

Affetto da un grave handicap della parola e dei movimenti, dovuto a una malattia incurabile del sistema nervoso – atrofia muscolare progressiva – Hawking è forse lo scienziato più conosciuto del nostro tempo; il suo libro Dal Big Bang ai buchi neri (1988), una chiara esposizione della sua teoria dell’universo, ha riscosso un enorme successo tra il pubblico non specializzato. Le sue ultime pubblicazioni di carattere divulgativo sono Buchi neri e universi neonati (1993) e The Nature of Space and Time (1996), un dibattito con il fisico matematico Roger Penrose.

Nel 2004 Hawking è intervenuto a sorpresa alla 17a Conferenza internazionale di Relatività Generale e Gravitazione, a Dublino, per annunciare la soluzione del cosiddetto paradosso dell’informazione (black hole information paradox). Nella sua teoria dei buchi neri, infatti, si ammetteva che questi giganteschi corpi celesti avessero un campo gravitazionale talmente intenso da non consentire l’allontanamento da esso di alcun tipo di “informazione”. John Preskill del Caltech (California Institute of Technology), ritenendo vero il contrario, aveva accettato nel 1997 una pubblica scommessa con Hawking; premio per il vincitore sarebbe stata un’enciclopedia, “da cui le informazioni possono uscire facilmente”. Con il suo intervento, Hawking pare ammettere di aver perso la scommessa, riaprendo così un capitolo importante della moderna astrofisica.
(Rif.Bibliogr : Microsoft Encarta)


*Nota : Cosa è un buco nero?
( risposta molto sintetica e sicuramente non esaustiva, ma tuttavia utile per averne un'idea,spero )

E' un corpo celeste dotato di un campo gravitazionale talmente intenso da attirare a sé tutta la materia circostante e da trattenere perfino la luce e ogni altro tipo di radiazione elettromagnetica. Il campo gravitazionale che lo caratterizza è tale che la materia al suo interno viene compressa in uno stato a densità pressoché infinita. Il concetto di buco nero venne sviluppato per la prima volta nel 1916 dall’astronomo tedesco Karl Schwarzschild sulla base della teoria della relatività generale di Albert Einstein.

Hawking affermava che tutto ciò che cadeva nel buco nero, le cosiddette informazioni,andasse distrutto, ossia compresso in un stato di denstà infinita, compresa la luce,( da qui l'aggettivo "nero".)
Ora il grande scienziato afferma che le sue speculazioni non erano esatte in quanto,ammette, che le informazioni (materia e radiazioni) " precipitate" in un buco nero a causa della sua attrazione gravitazionale, possono fuoriuscire da esso.


                                                                            Buco nero


                                                                        Buco nero





**Nota :che significa Lucasian Professor of Mathematics? (o cattedra lucasiana di matematica)

L'aggettivo "lucasiano"deriva dal nome del reverendo Henry Lucas, il quale alla sua morte (1663) lasciò in eredità i suoi beni all'Università di Cambridge per l'istituzione di una cattedra di matematica che fu infatti  istituita, previo ratifica di Carlo II d'Inghilterra nel 1664.
Nelle disposizioni testamentarie Lucas precisava che il titolare della cattedra non necessariamente doveva essere membro della Chiesa anglicana, requisito richiesto nelle università inglesi dell'epoca.
Isaac Newton fu titolare della cattedra nel 1669.


marco buonarroti

.RUBRICA "PER NON DIMENTICARE ":VACANZE CONTRO L'AMBIENTE" (I RESORT)

VACANZE CONTRO L'AMBIENTE

I SUPER RESORT


I super resort sono il futuro del turismo di lusso. Ci sono progetti da milioni e milioni di dollari, che sfidano sia il buon senso sia l'immaginazione per riuscire a costruire grandi complessi in eco sistemi fragili e soddisfare cosi le esigenze dei super ricchi.
Anche se non c'è più molto terreno libero sulla coste, si possono sempre buttare in mare tonnellate di pietre e di rocce per costruire sopra un'isola artificiale.

DUBAI






 Grazie all'enorme ricchezza accumulata Dubai si prefigge di diventare la destinazione turistica più famosa del mondo. Ecco alcuni dei più ambiziosi progetti multimiliardari:

-The World: arcipelago artificiale costituito da 300 isolotti artificiali che vanno dai 23000 agli 83000 metrei quadrati; l'intero arcipelago misura 9 chilometri di lunghezza e 6 di larghezza.

                                                                     The World


 -The Palm Island :tre isolotti artificiali a forma di palma eretti sulle coste di Dubai. Ospiteranno sessanta hotel di lusso, infiniti centri commerciali, un "Sea Village",parco acquatico, centri di benessere, cinema, case costruite sulla roccia, appartamenti per le vacanze, ville, case private e case sull'acqua.



                                                            The Palm Island


                                                             The Palm Island



-Waterworld: il complesso si estenderà su una superficie di oltre 836000 metri quadrati e diventerà la mecca dello shopping con un centro commerciale grande quanto cinquanta campi di calcio, un lago artificiale di oltre 399000 metri quadrati e un parcheggio per 16000 auto.

                                                    ^^^^^^^^                  ^^^^^^^^^

INDIA           

Al momento l'India è rimasta un pò indietro nella corsa per il turismo di lusso,ma le cose stanno per cambiare:

- The  Sandarbans : si tratta del delta più vasto del continente, situato a ovest del Bengala. E? un sito protetto, considerato patrimonio dell'umanità. Ora un progetto da 155.000 milioni di dollari (107 milioni di euro) trasformerà l'area in un centro turisticoco n un hotel galleggiante a cinque stelle, un campo da golf, diversi casinò, piste d'atterraggio per elicotteri, ristoranti e centri commerciali.
La popolazione locale dovrà lasciare la propria terra, e si teme che lo sviluppo forzato dell'area distruggerà l'ambiente e decimerà la popolazione esistente di tigri indiane, tra le più importanti sul pianeta.   

( Riferimento bibliografico : "Cinquanta vacanze orrende di Dan Kieran-Editore Einaudi"

Nota: Dan Kieran è il direttore della rivista "The Idler"  


marco buonarroti

lunedì 28 dicembre 2015

"IL 27 DICEMBRE DEL 1923 MORIVA GUSTAV-ALEXANDRE EIFFEL"

 
 
 
 
 
 
 
Eiffel, Gustave-Alexandre (Digione 1832 - Parigi 1923), ingegnere e costruttore francese, celebre per la torre parigina che porta il suo nome. Laureatosi nel 1855 presso l'Ecole Centrale des Arts et Manufactures, lavorò per una società produttrice di macchine a vapore e di utensili, che nel 1858 venne incaricata di costruire un ponte ferroviario a Bordeaux. Eiffel si occupò della supervisione dei lavori e i risultati ottenuti lo spinsero nel 1866 a fondare una società, che godette ben presto di notevole considerazione per la tecnica costruttiva, che impiegava avveniristiche strutture metalliche. Dal 1872 ottenne contratti dall'estero e nel 1877 costruì un ponte, il Maria Pia, sul fiume Douro, in Portogallo, formato da un singolo arco in acciaio di 160 m d'altezza.

Eiffel non era mosso solo da scopi commerciali; il suo lavoro univa infatti un'impareggiabile esecuzione a un design armonioso; un esempio dell'unione di queste due caratteristiche è testimoniato dal viadotto di Garabit, in Francia, che fu, all'epoca, il ponte più alto del mondo.
 Nel 1884, la sua società, ormai famosa in tutto il mondo, fece fondere in uno stampo la gigantesca statua di Frédéric-Auguste Bartholdi, La libertà che illumina il mondo (la Statua della Libertà), che fu donata alla città di New York e inaugurata nel 1886.
 
Subito dopo iniziò i lavori del suo più grande progetto, la costruzione della Torre Eiffel, a Parigi, che venne terminata nel 1889 per i festeggiamenti del centenario della Rivoluzione. Questa torre imponente, con le sue 7300 tonnellate di ferro in 18.000 pezzi tenuti insieme da 2.500.000 bulloni, raggiungeva, all’epoca in cui venne completata, un'altezza di 312,27 m. Negli ultimi anni dell'Ottocento Eiffel si dedicò alla nuova scienza dell'aerodinamica, cui contribuì notevolmente.
 
 
                    Gustav Eiffel contribui alla costruzione della Statua della Liberta'
 
 
 
 
 
                                               ponte di Garabit (1880-1884)
 
 
 
 
marco buonarroti
 

venerdì 25 dicembre 2015

.RUBRICA DI STORIA : "L'IMPERATORE ADRIANO"

Brevissimo prologo

Dopo avere visitato Villa Adriana nei pressi di Tivoli (Roma), ho avvertito il desiderio di conoscere un po'più da vicino l'imperatore Adriano che la fece costruire tra il 110 e il 135 d.C., rispolverando cosi nello stesso tempo gli studi giovanili di storia romana fatti sui banchi di scuola.

Mentre camminavo lungo i sentieri all'interno della Villa, indugiando di volta in volta ora davanti ad una statua, ora davanti ai reperti recentemente venuti alla luce, osservando le fontane dell'epoca attratto dallo zampillio dell'acqua, ammirando i ninfei*,tra questi il suggestivo Canopo ancora intatti nelle loro strutture originarie, scrutando l'interno di grotte misteriose tappezzate di umido e verde muschio e che dovevano essere state ambienti decorati e profumati, la mente prese a correre indietro nel tempo fino ai secoli che videro nascere Roma, che videro la sua crescita, il suo sviluppo, la Roma dei re, quella repubblicana e quella imperiale, le sue istituzioni giuridiche e politiche, l'organizzazione sociale, le guerre civili, la sua potenza militare, insomma una Roma che dopo avere conquistato la penisola italica conquistò i territori dell'attuale Europa, del Medio Oriente e del nord Africa.
La fantasia continuava a vagare dalla Britannia alla Gallia, dalla Germania alla Macedonia, dalla Bitinia alla Siria e ancora fino alla Mauritania chiudendo cosi il Mare Nostrum da tutta una serie di province e colonie; mi sembrava di vedere le legioni romane che avanzavano compatte sui terreni di battaglia con gli stendardi che svettavano verso il cielo mentre risuonava il rullo dei tamburi accompagnato dal calpestio cadenzato di migliaia di uomini ,...  Gaio Mario, Cornelio Silla, Scipione l'African, Pompeo Magno, Giulio Cesare ...i loro comandanti.
La voce insistente della guida di Villa Adriana mi riportò alla realtà  e mi apprestai a raggiungere il gruppo per proseguire la scoperta dei tesori della villa.


                                                              Le legioni romane


                                                  Le province dell'Impero Romano

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L'imperatore Adriano



Adriano, Publio Elio (Italica, Siviglia 76 d.C. - Baia 138), imperatore romano (117-138 d.C.). Esponente dell’aristocrazia provinciale romanizzata, Adriano sin da giovane si legò fortemente all’imperatore Traiano, del quale fu fidato amico (ne sposò nel 100 la pronipote Vibia Sabina) e stimato generale. Più volte console, assunse nel 112 la carica onorifica di arconte di Atene, ove soggiornò a lungo approfondendo la conoscenza della cultura greca. Divenne poi, intorno al 114, governatore della Siria, mansione assai delicata che lo coinvolse nelle guerre partiche di Traiano. Alla morte di quest’ultimo (117), Adriano venne proclamato imperatore dall'esercito, e in seguito confermato sul trono anche dal senato romano; ciò avvenne in conseguenza della sua adozione da parte dell’anziano Traiano, anche se dovette circolare la voce, probabilmente calunniosa, della falsità di quell’atto di adozione, considerato frutto degli intrighi dell’imperatrice Plotina.

Adriano ricevette dal suo predecessore un impero enormemente esteso, la cui difesa, soprattutto per quanto riguardava le aree più periferiche, era militarmente assai difficile ed economicamente troppo dispendiosa. Preferì dunque rinunciare alle fresche conquiste di Traiano in Oriente (Mesopotamia, Siria) e rendere nuovamente l’Armenia un regno vassallo, tornando così alla situazione dei tempi di Nerone. Anche in Britannia in seguito a una sconfitta militare (122), arretrò il confine della provincia romana, fortificandolo con il celebre vallo cosiddetto “di Adriano”**; simili forme di consolidamento dei confini avvennero anche lungo il limes*** renano e quello danubiano.




L’imperatore aveva dunque posto un freno all’espansionismo traianeo, preoccupandosi soprattutto di rendere sicuri i domini romani, ma anche di accrescere il ruolo delle province nell’ambito della vita dell’impero. Infatti Adriano non solo favorì le carriere politiche e amministrative dell’aristocrazia e dei ceti medi provinciali, ma volle egli stesso viaggiare e risiedere in molte località dell’impero, ove fece costruire splendidi monumenti e imponenti opere pubbliche: particolarmente lunghi i suoi soggiorni ad Atene (ove visse per più di due anni, dal 125 al 127) e nelle province orientali.




Considerato principe dall’indole pacifica, seppe tuttavia intervenire con energia in casi di pericolo: sedò infatti con durezza una rivolta di ebrei (132-135)******** che erano insorti contro le limitazioni religiose loro imposte, e trasformò la Giudea nella provincia di Siria e Palestina.


La politica di conciliazione con il senato voluta da Traiano, pur non essendo del tutto interrotta, trovò un ostacolo nell’istituzionalizzazione del concilium principis, che da consiglio “privato” di amici e confidenti dell’imperatore divenne un vero e proprio organo di governo, mal tollerato dalla vecchia aristocrazia. Adriano razionalizzò inoltre l’amministrazione della giustizia, e soprattutto riformò l’organizzazione finanziaria dello stato, costruendo una solida burocrazia statale, appartenente per lo più all’ordine equestre**** e operante sia in Italia che nelle province. Se da un lato, infatti, l’imperatore emanò un provvedimento di condono tributario per vecchi debiti, dall’altro lottò fieramente contro evasioni fiscali e sperperi di pubblico denaro, in una fase economica che cominciava a denunciare i sintomi della crisi del secolo successivo. 

Adriano interruppe l’impressionante politica di spesa militare voluta da Traiano, ma non poté certo sottrarsi a tutte quelle forme ormai consolidate di intervento economico (sussidi ai giovani, donativi ai poveri) che, oltre a finalità sociali, rispondevano anche a esigenze propagandistiche, non meno degli spettacoli gladiatorii o delle opere pubbliche. A questo proposito, oltre a quelli che fece erigere nelle province, costruì a Roma numerosi monumenti, fra cui il Tempio di Venere e la Mole Adriana (il mausoleo nel quale fu sepolto), divenuta in seguito fortezza papale con il nome di Castel Sant'Angelo*****; curò inoltre il rifacimento del Pantheon******.

Negli ultimi anni Adriano visse fra Roma e Tivoli, dove aveva fatto costruire una magnifica residenza, la villa Adriana, le cui splendide decorazioni denunciano la passione del principe per l’arte greca ed egiziana e lo indicano come uomo di grande cultura: si circondò infatti di poeti, filosofi e artisti, e si dilettò pure a scrivere versi e prose in latino e in greco. Morì di malattia nel 138 a Baia, lasciando l’impero ad Antonino Pio, uno dei suoi principali consiglieri, da lui poco prima adottato; fu assai presto divinizzato.

La menzionata passione per la cultura greca e orientale, non sempre conforme ai dettami del mos maiorum*******, gli causò numerose antipatie presso i contemporanei, così come il carattere, che ci è tramandato come volubile e sospettoso. Tutto ciò non può però intaccare il giudizio storico sull’operato di Adriano, al quale va dato atto di aver saputo organizzare in maniera adeguata una realtà vasta come l’impero romano.
(Rif.bibl.Enciclopedia Encarta)


Note :

* Ninfeo : 
Un ninfeo è in origine un edificio sacro a una ninfa (da qui il nome), in genere posto presso una fontana o sorgente d'acqua
Nella civiltà greco-romana con ninfeo si indicavano dei "luoghi d'acque", ossia strutture presentanti vasche e piante acquatiche.






** Vallo di Adriano
 Fortificazione romana situata nell'Inghilterra settentrionale, che si estendeva originariamente per 117 km tra il Solway Firth a ovest e la foce del Tyne a est. Fatto costruire dall'imperatore Adriano intorno al 122 d.C. per proteggere il confine settentrionale della Britannia romana, nella sua forma definitiva il vallo raggiunse uno spessore di 2,4-3 m e una probabile altezza di 3,6-4,8 m. Castelli di sorveglianza furono costruiti a un miglio romano (1714 m) di distanza l'uno dall'altro, inframmezzati da torri di osservazione, mentre a intervalli di circa 11 km si ergevano forti in grado di contenere fino a 10.000 uomini. A ulteriore difesa, un muro correva parallelo sul lato sud e un fossato a nord (eccetto nei punti protetti naturalmente dalle rocce). Il vallo di Adriano fu oltrepassato dai pitti tre volte (intorno al 180, nel 297 e nel 367) e definitivamente abbandonato intorno al 400. Cospicue parti della poderosa fortificazione sono visibili ancora oggi.
(Rif.bibl.Enciclopedia Encarta)












 *** Limes
dal latino : limes, mitis m., confine, sentiero, via...

**** Ordine equestre
Ordine, classe sociale dell'antica Roma basato sul censo, costituito dagli equites (dal latino eques, plurale equites, letteralmente "cavalieri")

***** Castel S.Angelo o Mole Adriana  (Roma)
Iniziato dall'imperatore Adriano nel 125 quale suo mausoleo funebre, ispirandosi all'ormai completo mausoleo di Augusto, fu ultimato da Antonio Pio nel 139.
Fu trasformato in fortezza nel III secolo dall'imperatore Aureliano e fu poi adibito a carcere sotto Teodorico. Divenuto proprietà del Vaticano nel XIII secolo, il complesso architettonico divenne la principale fortezza papale e assunse il nome di Castel Sant'Angelo a seguito di una leggenda che narrava l'apparizione dell'Arcangelo Gabriele sopra il castello per annunciare la fine della peste a Roma nel 590.





****** Pantheon  (Roma)
Tempio romano dedicato a tutte le divinità (dal greco pàntheion : "di tutti gli dei")
Fatto costruire da Marco Vipsiano Agrippa nel 27 a.C. presso le sue terme nel Campo Marzio a Roma, venne completamente rifatto dall imperatore Adriano nel II secolo d,C.




 


******* Mos maiorum
Il "mos maiorum" (dal latino mōs maiōrum, letteralmente «costume degli antenati») è il nucleo della morale tradizionale della civiltà romana.



******** Rivolta degli ebrei ( terza guerra giudaica)
La terza guerra giudaica, nota anche coma rivolta di Bar Kokheba,che si svolse tra 132 e il 135 d.C., fu l'ultima grande rivolta ebraica contro l'occupazione romana.
La ribellione scoppiò per due motivi: il diveto di circoncisione da parte dell'imperatore Adriano allo scopo di eliminare un costume, non solo giudaico, considerato barbaro e in contrasto con i canoni estetici adrianei e il secondo motivo quello di costruire una nuova città sulle rovine di Gerusalemme e
instaurarvi il culto di Giove .
(da Wikipedia)

A pag.256 del testo " Guida alla storia romana di Guido Clemente, ed.Mondadori "si legge:
"..La repressione fu durissima, con centinaia di migliaia di morti, e Gerusalemme ebbe la punizione di vedersi cambiare il nome in Elia Capitolina : da Caligola che aveva voluto le sue statue nelle sinagoghe, a Tito, a Domiziano (che aveva ripristinato una tassa sugli ebrei), i rapporti tra l'impero e la comunità ebraica conoscevano periodi di asprezza ricorrenti e non riuscivano a trovare un modus vivendi : l'impero, lo vedremo a proposito del cristianesimo, tollerava ogni religione che non ponesse problemi politici, ma non ammetteva il dissenso religioso quando assumeva connotazioni inassimilabili all'ideologia e alla prassi politica imperiale."

Ancora nella stessa pagina, in chiusura del capitolo su Adriano, si legge:
"Adriano fu certamente una delle personalità più interessanti nella lunga teoria degli imperatori, e rappresentò qualcosa di eccezionale per le sue scelte."

Gentili lettrici e lettori vogliate comunicarmi eventuali inesattezze od omissioni . Grazie
(marco.buonarroti@gmail.com)



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                                                                                            Riproduzione vietata 

marco buonarroti

.LETTERATURA :"LA SCRITTRICE MARGUERITE YOURCENAR"


La prima donna eletta alla "Accademie Francaise"

                                 La grande scrittrice mori il 17 dicembre del 1987

 Yourcenar, Marguerite Pseudonimo di Marguerite de Crayencour (Bruxelles 1903 - Mount Desert, Maine 1987), scrittrice francese, autrice di romanzi, poesie, testi teatrali. Nel 1947 prese la cittadinanza statunitense, ma continuò a scrivere in francese.
Il suo primo volume di poesie, Le Jardin des chimères (1921), già annunciava il tema ricorrente nella sua opera: la rivisitazione in chiave moderna della storia e della mitologia. Nel 1922 seguì la seconda raccolta di poesie, Les Dieux ne sont pas morts. Il primo romanzo, Alexis o il trattato della lotta vana (1929), narra con sottile capacità d’analisi i turbamenti di un giovane che cerca di dedicarsi totalmente alla propria vocazione artistica, ma incontra l’opposizione della famiglia. Un viaggio in Italia le ispirò il romanzo La moneta del sogno (1934), centrato sul contrasto fra sogno e realtà.
Nel 1934 la Yourcenar conobbe la statunitense Grace Frick, che divenne la sua compagna. Nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, si trasferì negli Stati Uniti dove insegnò letteratura comparata. Tradusse in francese Le onde di Virginia Woolf (1937) e Quello che sapeva Maisie di Henry James (1947).
La sua opera più famosa, accolta con grande favore dalla critica, è Memorie di Adriano (1951)*, romanzo in forma di lunga epistola autobiografica dell’imperatore Adriano al nipote e futuro imperatore Marco Aurelio. Un altro romanzo storico è L’opera al nero (1968), ricostruzione romanzata della vita di Michele Serveto sullo sfondo dell’Europa del Cinquecento, che le valse il Prix Femina (vedi Premi letterari in Europa). La Yourcenar scrisse anche testi teatrali (raccolti in due volumi nel 1971), opere autobiografiche e saggi, fra i quali Mishima o la visione del vuoto (1981); concesse una serie di interviste sulla propria vita e il proprio lavoro, che furono successivamente pubblicate in volumi (fra questi Ad occhi aperti, 1980). Postumi apparvero il romanzo Quoi? L’éternité (1988), dove l’autrice rievoca la sua infanzia, e il volume di saggi Pellegrina e straniera (1989).
L’opera della Yourcenar, impregnata di cultura storica e umanistica, mette in luce una vasta gamma di modi stilistici a seconda dei temi trattati e dimostra lo sforzo continuo di capire fino in fondo le ragioni dell’agire umano. Nel 1980 la Yourcenar fu la prima donna a essere eletta all’Académie Française, e nel 1986 le furono conferiti altri due prestigiosi riconoscimenti: la Legion d’onore e l’American Arts Club Medal of Honor for Literature.





Nota:
*Si tratta di un romanzo in forma epistolare in cui l'imperatore Adriano, anziano e malato, scrive al giovane amico Marco Aurelio che poco dopo diverrà suo nipote adottivo e successore al trono.
L'autrice immedesimandosi nella persona di Adriano racconta la sua vita pubblica e privata, i suoi trionfi militari, il suo amore per la poesia, la musica, la filosofia e la passione verso il giovanissimo amante Antinoo.





                                            L'imperatore Adriano (76 d.C.-138 d.C.)



                                  Antinoo (Bitinia 29 nov.111 d.C.- Egitto 30 ott.130 d.C.)


Se volete, potete leggere il post del dal titolo " L'imperatore Adriano".


marco buonarroti