martedì 24 maggio 2016

PER NON DIMENTICARE :" 23 MAGGIO 1992 IL GIUDICE GIOVANNI FALCONE............."

Il 23 maggio del 1992 il giudice Giovanni Falcone veniva assassinato in un attentato mafioso.......


Falcone, Giovanni (Palermo 1939 - Capaci 1992), magistrato italiano. All'inizio degli anni Ottanta, nel clima di rinnovato impegno dello stato nella lotta contro la criminalità organizzata e la mafia, Falcone, con l'avallo delle massime autorità giudiziarie, costituì a Palermo una commissione speciale antimafia e, indagando innanzitutto sui rapporti tra la mafia di Palermo e quella di Catania, riuscì a convincere capi mafiosi storici come Antonino Calderone e Antonio Buscetta a collaborare con la giustizia. Il primo grande processo antimafia, reso possibile dalla sua indagine e da quella del suo collega Paolo Borsellino, ebbe luogo a Palermo nel 1986-87 e giudicò quasi 400 imputati. Collaboratore del ministero di Giustizia dal 1991, il 23 maggio del 1992 fu assassinato in un attentato mafioso a Capaci, presso Palermo, assieme alla moglie e agli uomini della scorta.



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Post del 19 gennaio 2014 :

Un ricordo di Paolo Borsellino che nasceva il 19 gennaio del 1940



Borsellino, Paolo (Palermo 1940-1992), magistrato italiano. Giudice istruttore, fu membro del pool antimafia, gruppo di magistrati nato per affrontare in maniera organica i procedimenti relativi alla mafia, di cui facevano parte anche Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto. Con questi, durante il maxiprocesso contro la mafia del 1986, sostenne la tesi che Cosa nostra fosse un'organizzazione unitaria, guidata da una direzione di tipo piramidale, la 'cupola', responsabile di tutti i delitti commessi dall'organizzazione. In seguito procuratore aggiunto alla procura di Palermo, il 19 luglio 1992 venne ucciso con la sua scorta in un attentato mafioso.






                                                              Falcone e Borsellino

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Post del 21 gennaio 2014 :


Un ricordo di Rocco Chinnici che nasceva il 19 gennaio del 1925

Il giudice Rocco Chinnici,nasceva il 19 gennaio del 1925



Da Vikipedia :

Rocco Chinnici (Misilmeri 19 gennaio 1925- Palermo 29 luglio 1983) è stato un magistrato italiano vittima di mafia

Entrò in Magistratura nel 1952, avendo come prima destinazione il tribunale di Trapani come uditore giudiziario. In seguito fu pretore a Partanna, dal 1954 al 1966, anno in cui pervenne a Palermo ove il 9 aprile prese servizio presso l'Ufficio Istruzione del Tribunale, nel ruolo di giudice istruttore.
Nel 1970 gli fu assegnato il caso della cosiddetta "strage di viale Lazio", in cui figuravano molti nomi di criminali di mafia destinati a successiva maggior notorietà.

Nel 1975, giunto al grado di magistrato di Corte d'Appello, fu nominato Consigliere Istruttore Aggiunto. Divenne magistrato di Cassazione e Consigliere Istruttore dopo altri quattro anni e come tale, in quel 1979 in cui fu ucciso Cesare Terranova, fu chiamato alla carica di dirigente dell'Ufficio in cui già lavorava sull'onda dell'emozione per quel delitto "eccellente"

Altri omicidi eccellenti seguirono non molto tempo dopo, nel 1980, quando la mafia uccise il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile (4 maggio) e il procuratore Gaetano Costa (6 agosto), amico di Chinnici, con cui aveva condiviso indagini sulla mafia i cui esiti i due giudici si scambiavano in tutta riservatezza dentro un ascensore di servizio del palazzo di Giustizia. Dopo questo omicidio Chinnici ebbe l'idea di istituire una struttura collaborativa fra i magistrati dell'Ufficio (poi nota come "pool antimafia"), conscio che l'isolamento dei servitori dello stato li espone all'annientamento e che, in particolare per i giudici, li rende vulnerabili poiché uccidendo chi indaga da solo, si seppellisce con lui anche il portato delle sue indagini.
Entrarono a far parte della sua "squadra" alcuni giovani magistrati fra i quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Con quest'ultimo, per agra coincidenza, condivideva il giorno di nascita, il 19 gennaio. Altro avrebbe legato le tre figure qualche anno dopo.

Rocco Chinnici fu ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione in via Pipitone Federico a Palermo, all'età di cinquantotto anni. Accanto al suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall'esplosione: il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l'appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi. L'unico superstite fu Giovanni Paparcuri, l'autista. Ad accorrere fra i primi furono due dei suoi figli, ancora ragazzi.
Ad azionare il detonatore che provocò l'esplosione fu il killer mafioso Antonino Madonia.









"Nè la generale disattenzione nè la pericolosa e diffusa tentazione alla convivenza col fenomeno mafioso, spesso confinante con la collusione, scoraggiarono quest'uomo, che aveva, come una volta mi disse, la religione del lavoro" (Paolo Borsellino)






      La scena dell'esplosione che causò la morte del giudice e della scorta in via Pipitone, a Palermo.
      (Rimase ucciso anche il portiere dello stabile)




Non li dimenticheremo !


marco buonarroti



lunedì 23 maggio 2016

PARENTESI POLITICA:"REFERENDUM COSTITUZIONALE..."

Parentesi politica rispetto alla linea culturale a cui, umilmente, mi sono ispirato nel portare avanti questo blog. Ho pensato allora di dare un modesto contributo alla campagna del referendum costituzionale pubblicando il seguente articolo del "Giornale .it". articolo che sintetizza solo il pensiero di giuristi, senza, quindi, scrivere giudizi  di parte della redazione del giornale.

Marco Buonarroti, autore del blog

 
 
 
dal "Giornale.it":

 

 

Riforme, 50 costituzionalisti dicono no al testo: presentato documento


Cinquantasei costituzionalisti, capeggiati da Valerio Onida, sis chierano contro la riforma costituzionale del governo Renzi, approvata dal parlamento e su cui in autunno ci sarà il referendum confermativo


 
 
Il prossimo autunno gli italiani saranno chiamati ad esprimersi sulla riforma della Costituzione varata dalla maggioranza e voluta a tutti i costi dal premier Matteo Renzi.




Oltre cinquanta costituzionalisti, capeggiati da Valerio Onida, si schierano contro la riforma, su cui in autunno gli italiani saranno chiamati a esprimersi con il referendum confermativo. Sono cinquanntasei, per l'esattezza, da Francesco Paolo Casavola a Gianmaria Flick, da Franco Gallo a Gustavo Zagrebelsky, per citare solo alcuni dei firmatari che hanno redatto un documento in sette punti, in cui manifestano "preoccupazione" perché il testo della riforma si presenta "come risultato raggiunto da una maggioranza (peraltro variabile e ondeggiante) prevalsa nel voto parlamentare ("abbiamo i numeri") anziché come frutto di un consenso maturato fra le forze politiche; e che ora addirittura la sua approvazione referendaria sia presentata agli elettori come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo".
La preoccupazione dei giuristi verte anche sul fatto che il processo di riforma, "pur originato da condivisibili intenti di miglioramento della funzionalità delle nostre istituzioni, si è tradotto infine, per i contenuti ad esso dati e per le modalità del suo esame e della sua approvazione parlamentare, nonché della sua presentazione al pubblico in vista del voto popolare, in una potenziale fonte di nuove disfunzioni del sistema istituzionale e nell'appannamento di alcuni dei criteri portanti dell'impianto e dello spirito della Costituzione". I costituzionalisti osservano quindi che "se il referendum fosse indetto - come oggi si prevede - su un unico quesito, di approvazione o no dell'intera riforma, l'elettore sarebbe costretto ad un voto unico, su un testo non omogeneo, facendo prevalere, in un senso o nell'altro, ragioni politiche estranee al merito della legge". Insomma, c'è il rischio, anzi la certezza, che il voto sulla Carta si trasformi in voto politico sul governo. Sarebbe invece profondamente diverso se agli italiani fosse data la possibilità di "votare separatamente sui singoli grandi temi in esso affrontati (così come se si fosse scomposta la riforma in più progetti, approvati dal parlamento separatamente)".
I 56 costituzionalisti firmatari del documento spiegano: "Non siamo fra coloro che indicano questa riforma come l'anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo ma di fronte alla prospettiva che la legge costituzionale di riforma della Costituzione sia sottoposta a referendum nel prossimo autunno, i sottoscritti docenti, studiosi e studiose di diritto costituzionale, ritengono doveroso esprimere alcune valutazioni critiche. Alla luce dei motivi esposti nel documento pur essendo noi convinti dell'opportunità di interventi riformatori che investano l'attuale bicameralismo e i rapporti fra Stato e Regioni l'orientamento che esprimiamo è contrario, nel merito, a questo testo di riforma. Ciò peraltro senza nemmeno riequilibrare dal punto di vista numerico le componenti del parlamento in seduta comune, che è chiamato ad eleggere organi di garanzia come il Presidente della Repubblica e una parte dell'organo di governo della magistratura: così che queste delicate scelte rischierebbero di ricadere anch'esse nella sfera di influenza dominante del Governo attraverso il controllo della propria maggioranza, specie se il sistema di elezione della Camera fosse improntato (come lo è secondo la legge da poco approvata) a un forte effetto maggioritario".

venerdì 6 maggio 2016

STORIA E LETTERATURA :" IL CINQUE MAGGIO" ... NAPOLEONE E..MANZONI

Il 5 maggio ci ricorda Napoleone Bonaparte e Alessandro Manzoni.

Napoleone mori nell'Isola di Sant'Elena il 5 maggio 1821

Manzoni fu l'autore della più famosa delle poesie civili dedicata alla morte di Napoleone, intitolata "Il cinque maggio", chi non ricorda i versi studiati sui banchi di scuola :



                                                                       
Alessandro Manzoni
"Ei  fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.










Napoleone sul letto di morte a Sant'Elena

Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.





A Parigi,nel Musée de l'Armée, sono conservati i resti di Napoleone
                          
 Dall'Alpi alle Piramidi 
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tani,
dall'uno all'altro mar.                                              


Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.






La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,                                                  
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.









Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.





Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
 




E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
 





Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l'avvïò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,

che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò



 Napoleone I (Ajaccio 1769 - Sant’Elena 1821), imperatore dei francesi (1804-1814; 1815) e re d’Italia (1805-1814).

Secondo figlio dell’avvocato còrso Carlo Maria Buonaparte (Napoleone muterà il cognome in Bonaparte durante la campagna d’Italia) e di Letizia Ramolino, proveniva dalla piccola nobiltà locale che aveva seguito Pasquale Paoli nella sua lotta per l’autonomia dell’isola. Frequentò il collegio militare di Brienne, nella Champagne, per poi passare alla scuola militare di Parigi, dove ottenne il grado di sottotenente d’artiglieria (1785).

Condivise gli ideali di libertà e di eguaglianza della Rivoluzione francese, al cui scoppio rientrò in Corsica, ricoprendo la carica di tenente colonnello della Guardia nazionale còrsa. Quando nel 1793 la Corsica dichiarò la propria indipendenza, Napoleone, considerato patriota francese e repubblicano, dovette rifugiarsi in Francia. Nominato comandante dell’artiglieria nell’esercito incaricato di sedare la rivolta scoppiata a Tolone contro la repubblica, si distinse nell’intervento che portò alla caduta della città, ottenendo la promozione a generale di brigata.

Nel 1795 partecipò alla repressione della rivolta parigina contro il Direttorio e nel 1796, anno in cui sposò Giuseppina di Beauharnais, vedova di un aristocratico ghigliottinato durante la Rivoluzione, ottenne la nomina a comandante dell’armata d’Italia; il corso degli eventi bellici gli avrebbe permesso di salire rapidamente alla ribalta, fino a costituire l'Impero francese.




marco buonarroti