Falcone, Giovanni (Palermo 1939 - Capaci 1992), magistrato italiano. All'inizio degli anni Ottanta, nel clima di rinnovato impegno dello stato nella lotta contro la criminalità organizzata e la mafia, Falcone, con l'avallo delle massime autorità giudiziarie, costituì a Palermo una commissione speciale antimafia e, indagando innanzitutto sui rapporti tra la mafia di Palermo e quella di Catania, riuscì a convincere capi mafiosi storici come Antonino Calderone e Antonio Buscetta a collaborare con la giustizia. Il primo grande processo antimafia, reso possibile dalla sua indagine e da quella del suo collega Paolo Borsellino, ebbe luogo a Palermo nel 1986-87 e giudicò quasi 400 imputati. Collaboratore del ministero di Giustizia dal 1991, il 23 maggio del 1992 fu assassinato in un attentato mafioso a Capaci, presso Palermo, assieme alla moglie e agli uomini della scorta.
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Post del 19 gennaio 2014 :
Un ricordo di Paolo Borsellino che nasceva il 19 gennaio del 1940
Borsellino, Paolo (Palermo 1940-1992), magistrato italiano. Giudice istruttore, fu membro del pool antimafia, gruppo di magistrati nato per affrontare in maniera organica i procedimenti relativi alla mafia, di cui facevano parte anche Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto. Con questi, durante il maxiprocesso contro la mafia del 1986, sostenne la tesi che Cosa nostra fosse un'organizzazione unitaria, guidata da una direzione di tipo piramidale, la 'cupola', responsabile di tutti i delitti commessi dall'organizzazione. In seguito procuratore aggiunto alla procura di Palermo, il 19 luglio 1992 venne ucciso con la sua scorta in un attentato mafioso.
Falcone e Borsellino
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Post del 21 gennaio 2014 :
Un ricordo di Rocco Chinnici che nasceva il 19 gennaio del 1925
Il giudice Rocco Chinnici,nasceva il 19 gennaio del 1925
Da Vikipedia :
Rocco Chinnici (Misilmeri 19 gennaio 1925- Palermo 29 luglio 1983) è stato un magistrato italiano vittima di mafia
Entrò in Magistratura nel 1952, avendo come prima destinazione il tribunale di Trapani come uditore giudiziario. In seguito fu pretore a Partanna, dal 1954 al 1966, anno in cui pervenne a Palermo ove il 9 aprile prese servizio presso l'Ufficio Istruzione del Tribunale, nel ruolo di giudice istruttore.
Nel 1970 gli fu assegnato il caso della cosiddetta "strage di viale Lazio", in cui figuravano molti nomi di criminali di mafia destinati a successiva maggior notorietà.
Nel 1975, giunto al grado di magistrato di Corte d'Appello, fu nominato Consigliere Istruttore Aggiunto. Divenne magistrato di Cassazione e Consigliere Istruttore dopo altri quattro anni e come tale, in quel 1979 in cui fu ucciso Cesare Terranova, fu chiamato alla carica di dirigente dell'Ufficio in cui già lavorava sull'onda dell'emozione per quel delitto "eccellente"
Altri omicidi eccellenti seguirono non molto tempo dopo, nel 1980, quando la mafia uccise il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile (4 maggio) e il procuratore Gaetano Costa (6 agosto), amico di Chinnici, con cui aveva condiviso indagini sulla mafia i cui esiti i due giudici si scambiavano in tutta riservatezza dentro un ascensore di servizio del palazzo di Giustizia. Dopo questo omicidio Chinnici ebbe l'idea di istituire una struttura collaborativa fra i magistrati dell'Ufficio (poi nota come "pool antimafia"), conscio che l'isolamento dei servitori dello stato li espone all'annientamento e che, in particolare per i giudici, li rende vulnerabili poiché uccidendo chi indaga da solo, si seppellisce con lui anche il portato delle sue indagini.
Entrarono a far parte della sua "squadra" alcuni giovani magistrati fra i quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Con quest'ultimo, per agra coincidenza, condivideva il giorno di nascita, il 19 gennaio. Altro avrebbe legato le tre figure qualche anno dopo.
Rocco Chinnici fu ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione in via Pipitone Federico a Palermo, all'età di cinquantotto anni. Accanto al suo corpo giacevano altre tre vittime raggiunte in pieno dall'esplosione: il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l'appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi. L'unico superstite fu Giovanni Paparcuri, l'autista. Ad accorrere fra i primi furono due dei suoi figli, ancora ragazzi.
"Nè la generale disattenzione nè la pericolosa e diffusa tentazione alla convivenza col fenomeno mafioso, spesso confinante con la collusione, scoraggiarono quest'uomo, che aveva, come una volta mi disse, la religione del lavoro" (Paolo Borsellino)
La scena dell'esplosione che causò la morte del giudice e della scorta in via Pipitone, a Palermo.
(Rimase ucciso anche il portiere dello stabile)
Non li dimenticheremo !
marco buonarroti
marco buonarroti