mercoledì 20 giugno 2018

"RUBRICA DI STORIA E LETTERATURA :" NAPOLEONE E ALESSANDRO MANZONI "-IL 5 MAGGIO


Il 18 giugno del 1815 ebbe luogo l'epica battaglia di Waterloo (località dell'attuale Belgio), dove Napoleone Bonaparte venne sconfitto dal britannico Duca di Wellington comandante in capo di una coalizione formata dal Regno Unito, Paesi Bassi, Regno di Hannover, Regno di Prussia.
(la battaglia durò tutta la giornata del  18 giugno; i francesi capitolarono quando sopraggiunsero i prussiani che nel frattempo si erano sganciati da altre truppe francesi).

E allora ripropongo, cari lettori, la lettura del post datato il 6 maggio 2016 : 


  Napoleone Bonaparte e Alessandro Manzoni legati da una famosa poesia il cui titolo ci ricorda la data della morte di un grande protagonista della storia moderna.

Napoleone mori nell'Isola di Sant'Elena il 5 maggio 1821

Manzoni fu l'autore della più famosa delle poesie civili dedicata alla morte di Napoleone, intitolata "Il cinque maggio", chi non ricorda i versi studiati sui banchi di scuola :



                                                                       
Alessandro Manzoni
"Ei  fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.










Napoleone sul letto di morte a Sant'Elena

Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.





A Parigi,nel Musée de l'Armée, sono conservati i resti di Napoleone
                          
 Dall'Alpi alle Piramidi 
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tani,
dall'uno all'altro mar.                                              


Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.






La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,                                                  
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.









Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.





Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
 




E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
 





Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l'avvïò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,

che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò



 Napoleone I (Ajaccio 1769 - Sant’Elena 1821), imperatore dei francesi (1804-1814; 1815) e re d’Italia (1805-1814).

Secondo figlio dell’avvocato còrso Carlo Maria Buonaparte (Napoleone muterà il cognome in Bonaparte durante la campagna d’Italia) e di Letizia Ramolino, proveniva dalla piccola nobiltà locale che aveva seguito Pasquale Paoli nella sua lotta per l’autonomia dell’isola. Frequentò il collegio militare di Brienne, nella Champagne, per poi passare alla scuola militare di Parigi, dove ottenne il grado di sottotenente d’artiglieria (1785).

Condivise gli ideali di libertà e di eguaglianza della Rivoluzione francese, al cui scoppio rientrò in Corsica, ricoprendo la carica di tenente colonnello della Guardia nazionale còrsa. Quando nel 1793 la Corsica dichiarò la propria indipendenza, Napoleone, considerato patriota francese e repubblicano, dovette rifugiarsi in Francia. Nominato comandante dell’artiglieria nell’esercito incaricato di sedare la rivolta scoppiata a Tolone contro la repubblica, si distinse nell’intervento che portò alla caduta della città, ottenendo la promozione a generale di brigata.

Nel 1795 partecipò alla repressione della rivolta parigina contro il Direttorio e nel 1796, anno in cui sposò Giuseppina di Beauharnais, vedova di un aristocratico ghigliottinato durante la Rivoluzione, ottenne la nomina a comandante dell’armata d’Italia; il corso degli eventi bellici gli avrebbe permesso di salire rapidamente alla ribalta, fino a costituire l'Impero francese.

Fotografie tratte da Wikipedia



marco buonarroti.................................................Riproduzione vietata

Nessun commento:

Posta un commento