HERMANN HESSE (premio Nobel per la letteratura nell'anno 1946)
Hermann Hesse (Calw, Württemberg 1877 - Montagnola, Lugano 1962), fu un
romanziere e poeta tedesco, insignito nel 1946 del premio Nobel per la letteratura. Le sue opere, incentrate su personaggi alla ricerca di se stessi , hanno affascinato generazioni di lettori, conoscendo un vasto successo che dura ininterrotto dagli anni Sessanta.
E' il poeta delle antinomie a testimoniare la presenza delle contraddizioni umane,
bene e male, vita e spirito , vita e forma , unità del "Tutto" ed esistenza individuale, momento apollineo* (relativo al "razionale") e momento dionisiaco* (relativo "all'irrazionale"); egli è scrittore che tende all'armonia ma è anche consapevole che una volta raggiunta , essa è momentanea, illusoria.
Riflette nel "Il lupo della steppa"la coesistenza fra uomo e lupo come simbolo del conflitto fra un'individualità ribelle e le convenzioni borghesi: la conquista della libertà, il prevalere cioè dell'individuo sulle convenzioni sociali, si rivelerà effimera e amara per il prezzo da pagare: la solitudine.
Fra le sue opere ricordiamo alcuni romanzi :
"Il lupo della steppa" ,Knulp","Demian","Animo infantile","Narciso e Boccadoro",
"Il gioco delle perle di vetro","L'ultima estate di Klingsor","Siddharta".....
Dal suo famoso romanzo "Il lupo della steppa" (pagg.7/8 della Dissertazione) :
"L'uomo avido di potere incontra la sua rovina nel potere , l'uomo bramoso di denaro nel denaro , il sottomesso nella servitù , il gaudente nel piacere. E cosi il lupo della steppa (in senso allegorico , il protagonista del romanzo) si rovinò con l'indipendenza .
La meta, egli la raggiunse e divenne sempre più indipendente decidendo liberamente
delle sue azioni e omissioni.........ma raggiunta la libertà s'accorse a un tratto che la sua libertà era morte , che era solo , ....che il mondo lo lasciava in pace, che gli uomini non lo riguardavano più....che soffocava lentamente in un'aria sempre più rarefatta senza relazioni e senza compagnia.
Era , infatti ,arrivato al punto che la solitudine e l'indipendenza non erano più la sua aspirazione , una meta , bensi la sua sorte , la sua condanna....".
In queste poche righe è delineata la vicenda dell'uomo impegnato alla ricerca di un equilibrio interiore e le prime righe ,sottolineate, rivelano il senso del significato del romanzo.
Note :
*apollineo, da Apollo, dio delle arti figurative nell'antica Grecia; egli governa la bellezza del mondo interiore della fantasia.
dionisiaco, da Dioniso,dio dell'ebbrezza, della gioia, il dio che canta, ride e danza ; egli bandisce ogni rinunzia, ogni tentativo di fuga di fronte alla vita.
Lo spirito apollineo e quello antitetico dionisiaco :
Nietzsche, studioso della cultura greca, nell'opera "Nascita della tragedia"ritrovò nelle tragedie di Eschilo e di Sofocle l'espressione dello spirito "dionisiaco" in opposizione allo spirito "apollineo"che simboleggia l'equilibrio perfetto (razionale) delle forme nelle arti figurative, lo spirito dionisiaco esprime la tendenza a una liberazione di impulsi vitali (irrazionali) e a un'adesione al contrasto primordiale di opposti ( fra nascita e morte, generazione e corruzione, ascesa e decadenza...) che contraddistinguono l'evoluzione dell'uomo nel tempo.
(Rf.bibliogr. Encicl.Encarta)
marco buonarroti
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