Arte: al via iniziative per 450 anni dalla morte di Michelangelo
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Annotazione : ( le annotazioni sono curate dall'autore del blog)
Michelangelo Buonarroti (Caprese, Arezzo 1475 - Roma 1564), scultore, pittore, architetto e poeta italiano del tardo Rinascimento. Artista geniale e inquieto, fu tra i massimi protagonisti della storia dell’arte occidentale. Michelangelo concepì la sua attività come una continua ricerca dell’ideale di bellezza.
Figlio di Lodovico Buonarroti,
podestà di Caprese, a tredici anni era già a bottega dal Ghirlandaio.
Dopo un anno, tuttavia, preferì avvicinarsi a Bertoldo di Giovanni e
studiare le sculture antiche nel giardino di Lorenzo de’ Medici. Accolto
a Palazzo Medici da Lorenzo, entrò in contatto con Poliziano, Marsilio
Ficino, Pico della Mirandola. La sua cultura si nutrì della dottrina
platonica e il suo gusto artistico si formò sugli esempi di Masaccio,
Donatello, Giotto. La Madonna della Scala e la Battaglia dei Centauri (1490-1492 ca., Casa Buonarroti, Firenze) lo resero celebre non ancora ventenne.
Alla morte del Magnifico,
temendo la cacciata dei Medici, Michelangelo fuggì a Venezia e poco
dopo a Bologna, dove scolpì per l’arca di San Domenico le figure di San Petronio, San Procolo e un Angelo (1494-95).
Il Bacco (1496-1498, Museo del Bargello, Firenze) e il gruppo marmoreo della Pietà (1498-1500 ca., San Pietro, Roma) appartengono al primo soggiorno a Roma. Nella Pietà,
una delle opere d’arte più famose al mondo e l’unico lavoro di
Michelangelo firmato, tutta la rappresentazione si concentra sulla
sacralità della scena.
Di ritorno a Firenze, Michelangelo diede inizio a un’intensa fase creativa. Sono di questo periodo la Madonna di Bruges in Notre-Dame (probabilmente iniziata nel 1501), il Tondo Pitti (1504-1505 ca., Museo del Bargello), il Tondo Taddei (1505-1506 ca., Royal Academy, Londra) e il dipinto noto come Tondo Doni (1504-1505,
Uffizi, Firenze), che dopo il restauro rivelò colori brillanti, come
quelli della volta della successiva Cappella Sistina.
Intanto Michelangelo ricevette la commissione del David (1501-1504,
Accademia, Firenze), nel quale affrontò in modo innovativo il tema
dell’eroe: rappresentò il campione della fede ebraica come un uomo
giovane, completamente nudo, in apparenza calmo, ma con il corpo e i
muscoli tesi, pronti ad affrontare il nemico. Situato in origine in
piazza della Signoria, fu considerato simbolo dell’ideale politico
repubblicano.
Mentre era ancora occupato con il David,
fu chiesto a Michelangelo di confrontarsi con Leonardo affrescando la
sala del Consiglio di Palazzo Vecchio. La sfida non venne mai conclusa,
ma il cartone della Battaglia di Cascina (ora perduto) esprimeva la perfezione raggiunta dal Buonarroti nel disegno del nudo.
Munito
di una raccomandazione in cui si dichiarava che la sua arte non aveva
rivali in Italia e nel mondo”, Michelangelo fece ritorno a Roma. Doveva
affrescare la volta della Cappella Sistina, ma protestava di non
essere pittore. Tuttavia finì con il rinchiudersi nella cappella a
lavorare indefessamente: terminò l’opera da solo, nel giro di quattro
anni, dipingendo sdraiato sulle impalcature, con lo sguardo e il
pennello sempre rivolti verso l’alto. Il risultato stupisce ancora dopo
secoli. Struttura architettonica reale e figure dipinte sono in
calibrato rapporto reciproco, tutto è studiato nei minimi particolari:
basti guardare i bozzetti e i cartoni preparatori, dove i modelli sono
analizzati sotto ogni punto di vista.
Le figure affrescate,
dal plasticismo scultoreo, spiccano per i corpi vivi e possenti, di
rara bellezza ed espressività. Seduti in trono sono i Profeti e le Sibille, mentre gli Ignudi collegano tra loro i diversi gruppi di figure e incorniciano le nove Storie della Genesi. Nel cuore della volta, la Creazione di Adamo: un semplice gesto di Dio Padre dà vita al primo uomo e richiama l’attenzione dei fedeli riguardanti verso di sé.
Dopo la morte di Giulio II, tra il 1513 e il 1515 Michelangelo scolpì per la tomba del papa le figure del Prigione ribelle e del Prigione morente (Louvre, Parigi) e il Mosè: rappresentazioni del tormento interiore dell’uomo, della stanchezza, della coscienza della fine. Il Prigione ribelle, incompiuto, esemplifica bene come Michelangelo lavorasse il marmo: “per forza di levare”, come diceva l’artista stesso, cioè attaccando il blocco frontalmente e togliendo con lo scalpello la materia poco a poco, finché non emergeva la figura.
Dopo il Sacco di Roma da parte dei mercenari di Carlo V, Firenze fu posta sotto assedio dall’esercito imperiale e da quello del papa. I Medici erano alle porte. Michelangelo progettò nuove fortificazioni e partecipò attivamente alla difesa della città fino alla capitolazione. Perdonato da papa Clemente VII per avere appoggiato il governo repubblicano, riprese i lavori della Sagrestia Nuova. Ma ormai a Firenze si sentiva a disagio e nel 1534 si recò definitivamente a Roma dove, morto il papa Medici, compì per Paolo III Farnese l’opera della piena maturità, il Giudizio Universale della Cappella Sistina.
A 75 anni, dopo la Conversione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro (1542-1545
e 1546-1550, Cappella Paolina, Palazzi Vaticani, Roma), Michelangelo
smise di dipingere. Deluso dalla realizzazione della tomba di Giulio II,
terminata dagli aiuti (San Pietro in Vincoli), si dedicò quasi
esclusivamente all’architettura. Avuta nel 1546 la direzione della
fabbrica di San Pietro, mutò magistralmente il progetto ancora
frammentario.
Nello stesso periodo,
mentre a Firenze proseguivano, sui suoi disegni del 1523, i lavori
della Biblioteca Laurenziana, rinnovò la piazza del Campidoglio e
terminò la costruzione del Palazzo Farnese, iniziato da Antonio da
Sangallo il Giovane. Nel 1559 elaborò i progetti per San Giovanni dei
Fiorentini e per la Cappella Sforza in Santa Maria Maggiore. Nei due
anni successivi disegnò Porta Pia e intervenne per inserire la chiesa di
Santa Maria degli Angeli nelle Terme di Diocleziano.
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Che questi fossero anni di drammatica crisi interiore è dimostrato dall’incompiutezza della Pietà Rondanini (1554-1564
ca., Castello Sforzesco, Milano), rimaneggiata di continuo fino a
quattro giorni prima della morte. La medesima inquietudine traspare
dalle poesie (scritte talvolta su fogli da disegno), un’attività
creativa cui l’artista si dedicò per tutta la vita.
Ancora vivente, Michelangelo fu considerato artista grandissimo, superiore agli antichi; ebbe successo, conobbe e frequentò i personaggi di maggior spicco del suo tempo. Ma nonostante il suo forte temperamento, intese sempre la sua opera al servizio di verità universali, mai quale pura espressione della sua personalità.
(Rif.Bibl.Microsoft Encarta)
" La Pietà" (Roma in San Pietro)
Il" Mosè " (Roma in San Pietro in Vincoli)
Il"Bacco"(Firenze)
La "Madonna di Bruges" (Notre Dame-Parigi)
Il "David "( Firenze)
Michelangelo,pittore
Le immagini sono relative agli affreschi della Cappella Sistina:
particolare della volta della Cappella Sistina,"la Sibilla Delfica"
marco buonarroti (autentici miei nome e cognome )
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