CARLO CORNAGLIA – Scacco al re
(da Micromega on line)
Cambiar la Costituzione?
Abbiam già una collezione
di mostruosi fallimenti
di statisti sedicenti.
Con la sua Bicamerale,
un disastro senza eguale,
ricordiam Baffo D’Alema,
colui che trovò il sistema
di far del Berlusca morto
un caiman sveglio e risorto.
Con le bozze di Boato,
consigliere sciagurato
sui problem della Giustizia,
apprestò per Sua Immondizia
la proposta più indecente,
un aiuto al delinquente
di già con la tremarella
di finire in una cella.
Berlusconi, sospettoso
pur d’un Baffo generoso,
sul più bello disse: “No,
al governo tornerò
e farò di meglio assai
con i lodi scaccia guai!”
Dopo un lustro, nuova prova
per la qual Mister Alcova
dette il compito ai leghisti:
“Da padan secessionisti,
siete gli individui adatti
al più infame dei misfatti:
far della Costituzione
una turpe revisione
che permetta ai ciarlatani
di asservire gli italiani”.
Ed ai saggi dette il via,
a Pastore ed a Nania,
a D’Onofrio e a Calderoli,
un quartetto di mariuoli
che, saliti nel Cadore,
lavorando poche ore
nel paesin di Lorenzago,
fra un dibattito e lo svago
di una sana passeggiata,
fra una grappa e una grigliata,
fra un po’ di Valpolicella
e una breve pennichella,
fra polenta e Cabernet,
tutto han fatto meno che
studiar bene le riforme.
Così giuste eran le norme
nate dallo sforzo immane,
che finì tutto a puttane,
con un voto popolare
che mandò i saggi a cagare.
Ora al Capo dello Stato
questo ticchio è ritornato
e al governo a larghe intese
ha affidato il Vecchio Arnese
la più nobile missione:
cambiar la Costituzione.
Azion proprio necessaria
per chi vive d’acqua e d’aria
come quotidian ristoro,
senza sghei, senza lavoro.
Quattro saggi a Lorenzago?
Letta, che in riforme è un mago,
trentacinque se n’è presi
che dovranno in quattro mesi
fornir ai parlamentari
gli eruditi ricettari
per modificar la Carta.
Sono già partiti in quarta,
visitando il Re a Palazzo,
ma non cambieranno un cazzo,
come Baffo ed i padani.
Faran festa gli italiani,
poiché la Costituzione
che fa onore alla Nazione
resterà così com’è.
E a Napòlitano: “Tié!”
Carlo Cornaglia
(15 giugno 2013)
Abbiam già una collezione
di mostruosi fallimenti
di statisti sedicenti.
Con la sua Bicamerale,
un disastro senza eguale,
ricordiam Baffo D’Alema,
colui che trovò il sistema
di far del Berlusca morto
un caiman sveglio e risorto.
Con le bozze di Boato,
consigliere sciagurato
sui problem della Giustizia,
apprestò per Sua Immondizia
la proposta più indecente,
un aiuto al delinquente
di già con la tremarella
di finire in una cella.
Berlusconi, sospettoso
pur d’un Baffo generoso,
sul più bello disse: “No,
al governo tornerò
e farò di meglio assai
con i lodi scaccia guai!”
Dopo un lustro, nuova prova
per la qual Mister Alcova
dette il compito ai leghisti:
“Da padan secessionisti,
siete gli individui adatti
al più infame dei misfatti:
far della Costituzione
una turpe revisione
che permetta ai ciarlatani
di asservire gli italiani”.
Ed ai saggi dette il via,
a Pastore ed a Nania,
a D’Onofrio e a Calderoli,
un quartetto di mariuoli
che, saliti nel Cadore,
lavorando poche ore
nel paesin di Lorenzago,
fra un dibattito e lo svago
di una sana passeggiata,
fra una grappa e una grigliata,
fra un po’ di Valpolicella
e una breve pennichella,
fra polenta e Cabernet,
tutto han fatto meno che
studiar bene le riforme.
Così giuste eran le norme
nate dallo sforzo immane,
che finì tutto a puttane,
con un voto popolare
che mandò i saggi a cagare.
Ora al Capo dello Stato
questo ticchio è ritornato
e al governo a larghe intese
ha affidato il Vecchio Arnese
la più nobile missione:
cambiar la Costituzione.
Azion proprio necessaria
per chi vive d’acqua e d’aria
come quotidian ristoro,
senza sghei, senza lavoro.
Quattro saggi a Lorenzago?
Letta, che in riforme è un mago,
trentacinque se n’è presi
che dovranno in quattro mesi
fornir ai parlamentari
gli eruditi ricettari
per modificar la Carta.
Sono già partiti in quarta,
visitando il Re a Palazzo,
ma non cambieranno un cazzo,
come Baffo ed i padani.
Faran festa gli italiani,
poiché la Costituzione
che fa onore alla Nazione
resterà così com’è.
E a Napòlitano: “Tié!”
Carlo Cornaglia
(15 giugno 2013)
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