sabato 7 dicembre 2013

" 15 NOBEL ITALIANI"

Deledda, Grazia (Nuoro 1871 - Roma 1936), scrittrice italiana, premio Nobel per la letteratura nel 1926. 
 Esordì, come scrittrice, scrivendo  racconti d'amore ambientati nella natia Sardegna, pubblicati sulla rivista femminile “Ultima moda” e che causarono scandalo e dure reazioni per le vicende a tinte forti in essi narrate; molte delle novelle furono raccolte in Racconti sardi (1894). Si rivolse poi al romanzo, dando alle stampe, nel 1892, Fior di Sardegna e, nel 1895, Anime oneste. Romanzo famigliare, con una prefazione di Ruggero Bonghi, che ne lodò il contenuto morale.

Con Elias Portolu (1903), storia dell'amore di un ex detenuto per la cognata, Grazia Deledda creò un primo capolavoro, nel quale il tema del conflitto fra peccato e innocenza si dipana sullo sfondo dell'aspro paesaggio sardo. Seguirono altri romanzi, tra i quali si ricordano L’edera (1908) e Nel deserto (1911).

Canne al vento (1913), forse il suo romanzo più noto, denuncia l'ineluttabile fragilità dell'uomo travolto da una sorte cieca e spietata, mentre La madre (1920) scandaglia la relazione fra un sacerdote e sua madre. Già Cenere (1904), da cui fu tratto nel 1916 un film interpretato da Eleonora Duse, aveva affrontato il tema di un rapporto filiale. Il paese del vento (1931) e L’argine (1934) mescolano immaginazione e autobiografia. Cosima (1937) e Il cedro del Libano (1939) furono pubblicati postumi. Scrisse anche due testi teatrali, L'edera (1912), in collaborazione con Camillo Antona Traversi, e La grazia (1921).

Nelle opere di Grazia Deledda sono predominanti i sentimenti forti dell'amore e del dolore, che s'intrecciano con  l'amara consapevolezza dell'ineluttabilità del destino.
La straordinaria corrispondenza fra personaggi e luoghi, fra lo stato d'animo dei protagonisti e la terra sarda, esposta in veste mitica, è un altro tratto distintivo della sua narrativa, che è stata accostata talora al verismo e talora al decadentismo, ma in realtà sfugge a una catalogazione precisa e merita un posto a sé nella nostra letteratura.
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Il 27 luglio del 1835 nasceva Giosuè Carducci.

Carducci, Giosue (Valdicastello, Lucca 1835 - Bologna 1907), poeta e saggista, fu il primo italiano a ricevere il premio Nobel per la letteratura (1906).





Figlio di un medico condotto affiliato alla Carboneria, trascorse la fanciullezza in Maremma, il cui paesaggio farà rivivere in tante sue poesie. Dopo essersi laureato alla Scuola Normale Superiore di Pisa con una tesi sulla poesia cavalleresca (1856), insegnò in un ginnasio, esperienza, questa, che sarebbe confluita nelle autobiografiche Risorse di San Miniato (1863). Il suo interesse per la filologia lo indusse a fondare, nel 1859, la rivista “Il Poliziano”, che tuttavia ebbe vita breve.


All’insegnamento, dal quale era stato sospeso per tre anni a causa delle sue idee filorepubblicane, tornò a dedicarsi tra il 1860 e il 1904, quando, su nomina del ministro Terenzio Mamiani, fu titolare della cattedra di eloquenza dell’Università di Bologna. In politica combatté il papato e la monarchia, ma a questa si riavvicinò verso la fine degli anni Settanta e, in seguito, nominato senatore nel 1890, si schierò con il governo conservatore di Francesco Crispi.

Carducci fu ostile al sentimentalismo romantico e allo spiritualismo che caratterizzavano la poesia italiana di quegli anni, e fu acceso sostenitore di un ritorno alle forme classiche e al naturalismo pagano. L’antiromanticismo carducciano – che fu, da subito, antimanzonismo – non si tradusse, tuttavia, nella fredda ripresa di moduli e motivi classici.


Chi non ricorda la poesia "San Martino", letta e commentata sui banchi di scuola, durante la primavera della nostra vita, giovani e anziani attratti dalla armoniosa musicalità dei suoi versi con la fantasia rivolta, silenziosa, alla nebbia
che sale lenta lungo gl'irti colli ........


La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.


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GUGLIELMO MARCONI NOBEL PER LA FISICA NEL 1909




Marconi, Guglielmo (Bologna 1874 - Roma 1937), inventore italiano. Studiò a Bologna e a Firenze e fin da giovanissimo, intuendo la possibilità di utilizzare le onde elettromagnetiche per inviare segnali a distanza, si interessò di telegrafia senza fili. Verso il 1895, dopo numerosi esperimenti realizzati nella villa paterna di Pontecchio, mise a punto un'apparecchiatura con cui riuscì a inviare segnali intelligibili a una distanza di circa 2400 km, usando un'antenna direzionale. Dopo aver brevettato il sistema telegrafico in Gran Bretagna (1896), fondò a Londra la Marconi's Wireless Telegraph and Signal Company, nella quale lavorarono diversi scienziati a un ulteriore perfezionamento dei progetti. Nel 1899 inviò segnali radio in Francia attraverso la Manica e nel 1901 realizzò la prima comunicazione attraverso l'oceano Atlantico tra Poldhu, in Cornovaglia, e St John's, nell'isola di Terranova (Canada).

Il suo sistema fu presto adottato dalle navi britanniche e italiane e, verso il 1907, fu organizzato un regolare servizio pubblico transatlantico di telegrafia senza fili. Nel 1909 Marconi ricevette il premio Nobel per la fisica insieme col fisico tedesco Karl Ferdinand Braun. Durante la prima guerra mondiale fu incaricato di organizzare il servizio italiano di telegrafo senza fili, e in quell'occasione mise a punto la trasmissione a onde corte come mezzo di comunicazione segreta. Proseguì poi gli esperimenti con le onde corte e cortissime e con le microonde, anche in relazione a un loro possibile impiego in medicina. Marconi fu nominato senatore nel 1914 e ricevette il titolo di marchese nel 1929; ottenne inoltre la presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche e dell'Accademia d’Italia .


 


















Marconi senatore e marchese del Regno




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GIULIO NATTA NOBEL PER LA CHIMICA NEL 1963
(L'inventore della plastica)



Natta, Giulio (Imperia 1903 - Bergamo 1979), chimico italiano. Dopo aver studiato matematica all'Università di Genova, passò al corso di laurea in ingegneria chimica del Politecnico di Milano. Nel 1933 fu nominato professore di chimica all'Università di Pavia, nel 1935 direttore dell'Istituto di chimica fisica di Roma e due anni dopo professore di chimica all'Università di Torino. Nel 1938 divenne professore e direttore dell'Istituto di chimica industriale di Milano, dove rimase sino al pensionamento, avvenuto nel 1973. Quando iniziò il lavoro presso l'Istituto si occupò dello studio della produzione della gomma sintetica per il governo italiano, ma divenne ben presto noto per aver approfondito le ricerche di Karl Ziegler sulla produzione dei polimeri da idrocarburi mediante catalizzatori metallo-organici. Ziegler trasformò l'etilene in polietilene mediante un processo a bassa pressione; il 'processo di Natta' consentì di produrre il polipropilene 'isotattico' (il termine indica che tutti i gruppi metile sono disposti nella stessa direzione lungo la catena dei polimeri, che per questo motivo vengono anche chiamati 'stereoregolari'). Questi polimeri acquisirono un'importanza commerciale notevole in virtù della loro elevata temperatura di fusione e della loro resistenza, furono commercializzati dalla "Montecatini"con il nome di "Moplen"e"Meraclon".Era cosi iniziata l'era della plastica. Nel 1963 Natta condivise con Ziegler il premio Nobel per la chimica.





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ENRICO FERMI , NOBEL PER LA FISICA NEL 1938



Fermi, Enrico (Roma 1901 - Chicago 1954), fisico italiano naturalizzato statunitense. Laureatosi nel 1922 presso la Scuola Normale Superiore di Pisa con una tesi sulla diffrazione dei raggi X nei cristalli, approfondì gli studi a Gottinga, presso l’istituto di Max Born, e a Leida, sotto la guida di Paul Ehrenfest.

Al suo ritorno in Italia, nel 1924 fu nominato professore incaricato di fisica matematica a Firenze. Qui produsse il suo primo importante contributo scientifico sulla statistica quantistica (statistica di Fermi-Dirac)

Nel 1927 gli fu assegnata la cattedra di fisica teorica all’Università di Roma, la prima cattedra di questo insegnamento mai istituita in Italia.

Negli anni trascorsi all’Università di Roma, Fermi si circondò di un gruppo di promettenti allievi, destinati a diventare tra i più insigni fisici italiani del Novecento; con la loro collaborazione compì studi nei campi della spettroscopia, dell’elettrodinamica e della fisica del nucleo. Del gruppo, passato alla storia come “i ragazzi di via Panisperna”, fecero parte Franco Rasetti, conosciuto a Firenze durante gli anni dell’università, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, il chimico Oscar D’Agostino, Bruno Pontecorvo ed Ettore Majorana

Nel 1934 Fermi pubblicò la teoria del decadimento beta, con la quale fornì una conferma all'ipotesi di Wolfgang Pauli sull'esistenza del neutrino. Nello stesso periodo si dedicò a studi di radioattività artificiale, da poco scoperta da Frédéric e Irène Joliot-Curie; in questo modo determinò il ruolo essenziale dei neutroni nell’induzione delle reazioni nucleari, e in particolare dei neutroni lenti (di bassa energia). Per questo importante risultato, nel 1938 fu insignito del premio Nobel per la fisica.

Fermi approfittò della cerimonia di consegna del premio Nobel a Stoccolma per abbandonare l’Italia e trasferirsi definitivamente con la famiglia negli Stati Uniti, dove gli era stata offerta una prestigiosa cattedra alla Columbia University. Le leggi razziali da poco promulgate dal regime fascista, infatti, minacciavano la moglie Laura Capon, di origini ebraiche.

Nel 1941 Fermi aderì al progetto di ricerca diretto da Arthur Compton per la realizzazione di reazioni di fissione nucleare a catena controllate da neutroni. L’idea, finalizzata ad applicazioni belliche, era scaturita dalla recente scoperta (1939) da parte dei fisici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann della fissione nucleare. Fu l’anno dopo, il 2 dicembre 1942, che Fermi riuscì nell’intento, ottenendo la prima reazione di fissione nucleare controllata, in un laboratorio ricavato dalla palestra dell’Università di Chicago. Fermi aveva così creato la prima pila atomica, il primo passo decisivo in direzione della realizzazione della bomba atomica.
Nel 1944 si trasferì a Los Alamos, nel New Mexico, dove, sotto la guida di Robert Oppenheimer, si stavano svolgendo ricerche scientifiche nell’ambito del Progetto Manhattan, istituito dal governo statunitense per realizzare la bomba atomica prima dei tedeschi. Il successo del progetto avrebbe portato all’esplosione degli ordigni di Hiroshima e Nagasaki.

Nel 1946 Fermi divenne professore di fisica e direttore del nuovo Institute of Nuclear Studies dell'Università di Chicago. Come era avvenuto nel periodo romano, anche a qui seppe animare una scuola di fisica di grande richiamo per studenti provenienti da tutto il mondo.
Mori prematuramente, a causa di un cancro, il  28 novembre del 1954 a Chicago.

Oggi, innumerevoli premi e istituzioni onorano la memoria di Fermi e ne riconoscono i meriti scientifici; tra tutti, l'Enrico Fermi Award viene assegnato ogni anno alla personalità che maggiormente si sia distinta per lo sviluppo, l'impiego pacifico e il controllo dell’energia nucleare.

La fissione nucleare :                                                       
fissione cioè scissione, nucleare da nucleo (la parte centrale dell'atomo,contenente protoni e neutroni),quindi "scissione del nucleo".
Se il nucleo è quello di uranio, o del torio,o del plutonio,la scissione avviene con produzione di una quantità notevole di energia, in ossequio alla teoria di Einstein sulla trasformazione della materia in energia (Energia=massa per il quadrato della velocità della luce,essendo quest'ultima pari a 300.000 km/secondo).
Per innescare la fissione occorre "bombardare"con un neutrone un nucleo di uranio,che si scinde  in due frammenti le cui masse sommate non corrispondono alla massa del nucleo originario,infatti parte di questa massa si è trasformata in energia.
Fatto importante è che dalla fissione si liberano neutroni che vanno a bombardare ulteriormente altri nuclei avendo luogo,cosi, altre fissioni e cosi via;si genera cioè  una reazione a catena.
L'energia prodotta può essere utilizzata a fini distruttivi (bomba atomica) o a fini pacifici che abbiano lo scopo di reperire fonti di energia per usi civili, senza contare,in questo caso,le numerose controindicazioni. 








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Ricordiamo ancora una volta che:
"La prima reazione a catena controllata di fissione nucleare fu ottenuta da  Enrico Fermi il 2 dicembre 1942 in un laboratorio ricavato nella palestra  dell'Università di Chicago.
                                 La pila atomica messa in attività per la prima volta                                                                    in   quell'occasione fu la progenitrice degli odierni
                                 reattori nucleari"                                        







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 IL PREMIO NOBEL PER L'ECONOMIA DEL  1985, FU ASSEGNATO A FRANCO MODIGLIANI



Modigliani, Franco (Roma 1918 – Cambridge, Massachusetts 2003), economista italiano naturalizzato statunitense. Nato in una famiglia della borghesia ebraica, si laureò in legge a Roma, iniziando presto a interessarsi di economia. Nel 1938, dopo l’emanazione delle leggi razziali da parte del governo fascista, emigrò con la moglie, negli Stati Uniti, a New York, dove si stabilì nel 1939. Iniziò la carriera universitaria nel 1942, al New Jersey College, trasferendosi nel 1948 alla University of Illinois a Chicago; nel 1962 divenne professore di economia e finanza al Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove rimase per il resto della vita.
Celebre per aver sviluppato una sintesi dell'economia keynesiana  e dell'analisi neoclassica, Modigliani venne insignito nel 1985 del premio Nobel per l'economia. Fu inoltre consulente per il Tesoro americano e per il Federal Reserve System.

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IL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA NEL 1906 FU ASSEGNATO ALL'ITALIANO 
CAMILLO GOLGI E ALL'ISTOLOGO SPAGNOLO RAMON CAJAL

Golgi, Camillo (Corteno, Brescia 1844 - Pavia 1926), medico italiano. Seguendo le orme del padre, anch’esso medico, Golgi si laureò in medicina presso l’università di Pavia, nel 1865.




Dopo avere lavorato per breve tempo in un ospedale per il trattamento delle malattie mentali, in cui ebbe come maestro il medico Cesare Lombroso, si dedicò agli studi di anatomia microscopica. Nel 1873, quando esercitava la professione di medico in un ospedale ad Abbiategrasso, effettuò in un piccolo laboratorio un’importante scoperta: la messa a punto di una nuova tecnica di fissazione e colorazione delle cellule nervose, che egli sottoponeva alla cosiddetta reazione cromoargentica (in cui utilizzava bicromato di potassio e nitrato d’argento). Grazie ad essa, egli riuscì a evidenziare nitidamente al microscopio la struttura fine delle cellule nervose e dei loro prolungamenti.


Per le sue ricerche sui tessuti nervosi nel 1906 condivise il premio Nobel per la medicina o la fisiologia, con l’istologo Cajal.

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IL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA, NEL 1986, FU ASSEGNATO A RITA LEVI MONTALCINI E ALLO STATUNITENSE STANLEY COHEN








Levi Montalcini, Rita (Torino 1909-Roma 2012), neurobiologa italiana.Nata in una famiglia ebrea, Rita Levi Montalcini decise all’età di venti anni di dedicarsi allo studio della medicina . Si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, presso la quale si laureò nel 1936. Quindi frequentò il corso triennale di specializzazione in neurologia e psichiatria.

Con la promulgazione delle leggi razziali, che fra l’altro impediva lo svolgimento della propria professione ai cittadini non-ariani, lasciò l’Italia e visse per qualche tempo a Bruxelles; quindi, di ritorno a Torino, decise con la sua famiglia di restare in Italia e di costruire un piccolo laboratorio di ricerca nella propria abitazione, nel quale effettuò studi su embrioni di pollo con l’aiuto di un altro scienziato, l’istologo Giuseppe Levi.

Nel 1943 l’invasione tedesca la costrinse ad abbandonare la città e a rifugiarsi a Firenze dove, nel 1944, con l’avanzare delle forze anglo-americane, la Levi Montalcini trovò modo di lavorare come medico in un campo di rifugiati.

Nel 1947 si trasferi a St Louis negli Stati Uniti, dove lavorò per trent'anni alla Washington University. Nel 1962 fondò un centro di ricerca a Roma e iniziò a lavorare tra questa città e St Louis. 

Negli anni Cinquanta scoprì, insieme a Stanley Cohen, il primo fattore di crescita dei tessuti animali: si trattava del Nerve Growth Factor (NGF) o fattore di crescita delle cellule nervose, che determina lo sviluppo e il processo di differenziamento di queste cellule. Per questo risultato, nel 1986 le fu conferito il premio Nobel per la fisiologia o la medicina, che condivise con Cohen.

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NEL 1959 IL NOBEL PER LA FISICA FU ASSEGNATO A EMILIO SEGRE' (fisico italiano naturalizzato statunitense) E A OWEN CHAMBERLAIN (fisico statunitense)





Segrè, Emilio Gino (Tivoli, Roma 1905 - La Fayette, California 1989), fisico italiano naturalizzato statunitense, compì ricerche fondamentali nell’ambito della fisica nucleare. Nel 1928, conseguita la laurea in fisica all’Università di Roma, divenne assistente di Orso Mario Corbino, quindi ricercatore presso l’Istituto di via Panisperna, allora diretto da Enrico Fermi.
Nel 1935 gli fu assegnata la cattedra di fisica sperimentale all’Università di Palermo, dove condusse le ricerche che l’anno successivo lo portarono alla scoperta del tecnezio, il primo elemento artificiale. Tre anni dopo, esonerato dall’incarico di docenza a causa delle leggi razziali promulgate dal governo fascista, si trasferì alla University of California a Berkeley, negli Stati Uniti, per proseguire le ricerche di fisica nucleare. Dal 1943 al 1946 Segrè fu uno dei responsabili del Progetto Manhattan a Los Alamos (New Mexico).
Ottenuta la cattedra di fisica presso l’Università della California, iniziò una collaborazione con il fisico statunitense Owen Chamberlain, che sfociò nella scoperta dell’antiprotone, avvenuta nel 1955 presso il Lawrence Radiation Laboratory (vedi anche Antimateria; Particelle elementari). Per questo risultato, nel 1959 i due scienziati condivisero il premio Nobel per la fisica.




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NEL 1934, IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA FU ASSEGNATO A LUI GI PIRANDELLO










Pirandello, Luigi (Girgenti, oggi Agrigento 1867 - Roma 1936), scrittore italiano, uno dei massimi drammaturghi del Novecento. Anche se il consenso della critica è sempre stato molto controverso (soprattutto in Italia), Pirandello è uno dei pochi scrittori italiani del XX secolo che abbia saputo conquistarsi una fama internazionale: non tanto per il premio Nobel (1934), quanto grazie allo straordinario numero di compagnie che ne mettono in scena i drammi in molti paesi del mondo.

Conseguì la laurea in filologia romanza all'Università di Bonn quindi si dedicò all'insegnamento della letteratura italiana, pubblicando nel 1894 le prime novelle, Amori senza amore. Nel 1901 pubblicò il suo primo romanzo, L'esclusa, che segna il passaggio dal modello narrativo verista allo stile 'umoristico', cioè a una caratteristica mescolanza di tragico e comico, che da quel momento avrebbe caratterizzato la  produzione pirandelliana.

Al 1903/1904 risale  la stesura della sua migliore opera narrativa, il romanzo Il fu Mattia Pascal . A questo seguirono altri romanzi, tra i quali spiccano I vecchi e i giovani (1913) e Uno, nessuno e centomila (1925-1926), che rappresenta per molti aspetti una specie di consuntivo ideologico finale.

 Intorno al 1910 Pirandello si decise ad affrontare anche le scene. Opere teatrali:
 Pensaci, Giacomino! e Liolà (entrambi del 1916),
 Così è (se vi pare) (1917) e
Il giuoco delle parti (1918)

Il 1921 fu l'anno della fama pirandelliana, raggiunta con il dramma "Sei personaggi in cerca d'autore", opera che venne fischiata a Roma ma che poco tempo dopo ottenne a Milano uno strepitoso successo, che continuò in America e che continua tutt'ora.
Segui la tragedia Enrico IV che consacrò in modo definitivo Pirandello fra i massimi  drammaturghi mondiali.





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NEL 1959 IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA FU ASSEGNATO A SALVATORE QUASIMODO



Quasimodo, Salvatore (Modica, Ragusa 1901 - Napoli 1968), poeta, traduttore e critico italiano, esponente di spicco del movimento ermetico. Cominciò a scrivere versi giovanissimo, all'età di quindici anni. Dopo il conseguimento, nel 1919, del diploma di maturità tecnica a Messina, si trasferì a Roma per continuare gli studi, che fu costretto ad abbandonare per problemi economici. Figura importante della giovinezza fu monsignor Rampolla del Tindaro, che gli insegnò il greco e il latino.
Visse a Firenze e a Milano,dove fu assunto dal settimanale "Tempo"
Le sue opere :
"Acque e terre ",la prima raccolta di poesie,è del 1930.
"Oboe sommerso",raccolta di poesie ermetiche,del 1932
"Erato e Apollion",(1936),"Nuove Poesie"(1936-1942),confluite nel volume "Ed è subito sera";
"La vita non è sogno" (1949),"Falso e vero verde"(1949-1955),"La terra impareggiabile"(1955-1958).
Intanto la sua fama andava crescendo, accompagnata da numerosi premi letterari fino al conferimento nel 1959 del Premio Nobel per la letteratura.

Molto importanti sono le traduzioni raccolte nel volume Lirici greci (1940), a cui seguirono le traduzioni di Omero, Virgilio e Catullo, ma anche di Shakespeare e Neruda, e la pubblicazione delle antologie Lirica d’amore italiana dalle origini ai nostri giorni (1957) e Poesia italiana del dopoguerra (1958). La produzione critica include un saggio sulla funzione politica del poeta (Il poeta e il politico, 1960, discorso di accettazione del premio Nobel) e una serie di scritti sul teatro apparsi originariamente in 'Omnibus' e 'Il Tempo' e poi parzialmente raccolti in volume nel 1961.

Mentre nella prima fase della sua evoluzione il poeta aveva mostrato predilezione per le immagini rarefatte e per l'ambientazione in una Sicilia dal sapore mitico, che lo avvicinò all’ermetismo, in seguito la sua opera cominciò a riflettere in modo più diretto l'opposizione al regime fascista e l'orrore della guerra, particolarmente in Giorno dopo giorno (1947).

Dalla raccolta "La terra impareggiabile",la poesia: 

"I soldati piangono di notte"

Nè la Croce, nè l'infanzia bastano,
il martello del Golgota, l'angelica
memoria a schiantare la guerra.
I soldati piangono di notte
prima di morire, sono forti, cadono
ai piedi di parole imparate 
sotto le armi della vita.
Numeri amanti, soldati,
anonimi scrosci di lacrime.

Commento dal volume "Cento scrittori"di Giacomo Spadafora-Ed.Palumbo (pag.680):
Vicenda inesorabile è nel destino dell'uomo, la guerra. Nè la divina lezione d'amore del Cristo nè il candore e la dolcezza dell'infanzia valgono ad allontanarla da noi.Essa resta la legge e la necessità che l'uomo impara ad affrontare "sotto le armi della vita"..................Cosa sono i soldati ? Numeri che pure hanno un cuore, "anonimi scrosci di lacrime".  

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IL PREMIO NOBEL PER LA FISICA DEL 1984 FU ASSEGNATO AL FISICO ITALIANO CARLO RUBBIA E ALL'OLANDESE SIMON VAN DER MEER.




















Rubbia, Carlo (Gorizia 1934), fisico italiano. Dopo la laurea, conseguita nel 1957 presso la Scuola Normale Superiore dell’Università di Pisa, si trasferì a New York, dove lavorò per circa un anno alla Columbia University. Proseguì le sue ricerche all’Università La Sapienza di Roma e nel 1960 divenne ricercatore al CERN di Ginevra, il Laboratorio europeo per la fisica delle particelle. Dal 1971 al 1988 fu professore di fisica alla Harvard University, e dal 1990 al 1993 direttore generale del CERN. Dal 1999 al 2005 ha ricoperto la carica di presidente dell’ENEA; dal 1998 insegna Complementi di fisica superiore all’Università di Pavia.

A lui si deve la scoperta delle particelle elementari, indicate con il nome di bosoni W e Z°,
annunciata nel 1983,dando un ulteriore importante impulso allo sviluppo della fisica moderna.

La sua attività di ricerca ha coperto diversi campi della fisica: lo studio dei neutrini cosmici, l'analisi della stabilità del protone, il progetto di una fusione nucleare controllata e il progetto di un reattore nucleare che utlizzi il torio come materiale radioattivo.

La proposta di Rubbia di convertire il superprotosincrotrone del CERN in un anello di collisione per protoni e antiprotoni permise di raggiungere energie sufficienti per osservare eventi in cui si producono i bosoni intermedi W e Z0. La scoperta di queste particelle elementari, annunciata nel 1983, confermò l’unificazione delle forze elettromagnetiche e dell’interazione debole, costituendo un passo fondamentale nello sviluppo della fisica moderna. L’attività di ricerca di Rubbia ha coperto diversi campi della fisica, quali lo studio dei neutrini cosmici, l’analisi della stabilità del protone, il progetto di una fusione nucleare controllata e il progetto di un reattore nucleare basato sull’utilizzo di torio come materiale radioattivo.

Per la scoperta dei bosoni W e Z0 Rubbia fu insignito del premio Nobel per la fisica nel 1984, condividendolo con l’olandese Simon van der Meer che, con l’invenzione di un metodo elettronico per ottenere fasci densi e concentrati di antiprotoni, rese possibile la realizzazione dell’esperimento proposto da Rubbia. 

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IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA DEL 1975, FU ASSEGNATO A EUGENIO MONTALE








Montale, Eugenio (Genova 1896 - Milano 1981), poeta e critico letterario italiano, premio Nobel per la letteratura nel 1975. Nato da una famiglia di commercianti, frequentò le scuole tecniche e studiò canto, ma rinunciò alla carriera musicale. Partecipò dal 1917 alla prima guerra mondiale come ufficiale sul fronte della Vallarsa in Trentino. Tornato a Genova, prese contatto con i poeti liguri (primo fra tutti Camillo Sbarbaro) e con l’ambiente torinese: furono anni di intense letture di italiani e stranieri, specie i simbolisti francesi

Del 1916 è il testo che segna la sua nascita come poeta: Meriggiare pallido e assorto

Montale aveva anche iniziato un’attività di critico, collaborando a varie riviste, con aperture intellettuali molto ampie. A lui si deve la scoperta di Italo Svevo in Italia (Omaggio a Svevo, 1925). A Trieste, dove era stato invitato da Svevo per l’anno seguente, conobbe Umberto Saba e altri scrittori triestini come Virginio Giotti e Silvio Benco. L’incontro con il poeta americano Ezra Pound nel 1926 lo aprì alla letteratura anglosassone.

Nel 1928 Montale fu nominato direttore del Gabinetto Vieusseux a Firenze, ma ne venne allontanato dopo dieci anni perché non iscritto al Partito fascista. Si dedicò allora, oltre all’attività di critico, a quella di traduttore. Nel vivace ambiente fiorentino stabilì stimolanti rapporti intellettuali con Elio Vittorini, Carlo Emilio Gadda, Tommaso Landolfi, Vasco Pratolini, Gianfranco Contini. Nel 1939 uscirono Le occasioni, poesie in parte già precedentemente pubblicate su riviste. In esse Montale continua l’indagine esistenziale degli Ossi di seppia,raccolta di poesie.

Dopo la seconda guerra mondiale e la breve esperienza politica nelle file del Partito d’azione, Montale divenne per poco tempo condirettore della rivista “Il Mondo”. Nel 1948 si trasferì a Milano, dove lavorò al “Corriere della Sera” e al “Corriere d’informazione”, e dove pubblicò il Quaderno di traduzioni. Nel 1956 uscì La bufera e altro, che comprende anche le poesie già comparse in un volume inititolato Finisterre,pubblicato in Svizzera.

La “bufera” è la guerra intesa come catastrofe della storia e della civiltà, emblema di una precaria condizione umana e personale.
 Nell’amara esperienza dell’orrore della guerra e degli anni cupi della Guerra Fredda, la poesia diventa il segno di un’estrema umana resistenza  nel quotidiano “mare / infinito di creta e di mondiglia”.
(mondiglia ,rifiuti)

Nel 1966 Montale pubblicò i saggi Auto da fé, una lucida riflessione sulle trasformazioni culturali in corso. Nel 1967 fu nominato senatore a vita. Nel 1971 uscì Satura, cui seguirono nel 1973 Diario del ’71 e ’72 e nel 1977 Quaderno di quattro anni. A partire da Satura lo stile linguistico di Montale subisce una svolta,divenendo basso e prosastico, in cui la parodia, l’ironia amara, sostituiscono quello lirico. Ciò perché il mondo gli appare ora perduto in una civiltà dell’immagine, che ha rinunciato alla ricerca del senso di sé e alla tensione etica. Dalla bufera della guerra si è passati alla palude immobile nel vuoto del presente.

(Auto da fè,dallo spagnolo:atto di fede,era la cerimonia pubblica della tradizione dell'Inquisizione spagnola durante la quale veniva eseguita la penitenza o la condanna decretata dall'Inquisizione)

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IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA DEL 1997 FU ASSEGNATO A DARIO FO






Fo, Dario (Sangiano, Varese 1926), attore, regista e autore drammatico italiano, famoso per i suoi spettacoli di satira politica e sociale. Compiuti gli studi all’Accademia di Brera di Milano, dal 1950 iniziò a recitare e a scrivere testi satirici per la radio e la televisione; trasferitosi a Roma, dal 1955 al 1958 lavorò come soggettista.

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IL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA E LA FISIOLOGIA DEL 2007 FU ASSEGNATO A MARIO CAPECCHI E A DUE SCIENZIATI BRITANNICI (JOHN EVANS E OLIVER SMITHIES)











Capecchi, Mario (Verona 1937), biofisico e genetista statunitense di origine italiana. Negli Stati Uniti Capecchi compì l’intero percorso di studi: dopo le scuole superiori a New York, si laureò in chimica e fisica presso l’Antioch College, in Ohio,nel 1961

Per la tecnica del gene targeting su cellule staminali di embrioni (cellule ES) di topo, Mario Capecchi nel 2007 ha vinto il premio Nobel per la medicina o la fisiologia, che ha condiviso con due scienziati britannici, Martin John Evans e Oliver Smithies. I tre avevano già ottenuto nel 2001 l’Albert Lasker Award, premio considerato una sorta di versione statunitense del premio Nobel.


Nota :
La tecnica del "gene targeting"(bersagliamento di un gene) consiste in una serie di procedimenti che consentono di modificare alcuni geni preselezionati allo scopo di constatare le reazioni genetiche dovute a un DNA che,cosi, risulta modificato.







marco buonarroti


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