Da "Micromega on line"
Napolitano chiede l’impeachment del Presidente
Cossiga tragga le conseguenze della scelta di assumere un ruolo politico
incompatibile con la funzione di presidente della Repubblica”. Così
nel 1991 Giorgio Napolitano. Che oggi chiederebbe altrettanto al
Napolitano del 2013. Anticipiamo alcune pagine del nuovo libro di Marco
Travaglio, “Viva il Re!”, dedicato a “Giorgio Napolitano, il presidente
che trovò una Repubblica e ne fece una Monarchia” (ed. Chiarelettere).
di Marco Travaglio
Nella
primavera del 1991 il presidente Francesco Cossiga inizia a esternare a
destra e a manca per levarsi «i sassolini dalle scarpe» e poi a
«picconare» a tutto spiano i suoi nemici veri o presunti, risparmiando
soltanto il Psi e il Msi (i soli a difenderlo a spada tratta). Il 24
marzo Giorgio Napolitano, ministro degli Esteri del “governo ombra” del
Pds, gli intima di “tornare sul trono”, tapparsi la bocca e “rispettare i
limiti entro cui la Costituzione colloca il ruolo del presidente della
Repubblica ed entro cui è consigliabile e necessario che quel ruolo
venga esercitato».
Poi, a maggio, polemizza duramente con il
principale sponsor di Cossiga, il vicesegretario del Psi Giuliano Amato
(che nel 2013 nominerà giudice costituzionale): «C’è da chiedersi a chi
possa giovare il sempre più ostentato schierarsi del Psi come “partito
del presidente”, contro tutti i supposti protagonisti e complici di un
presunto complotto contro il capo dello Stato... Perché Amato non
confuta nel merito le tesi di chiunque tra noi, come sarebbe legittimo,
anziché emettere indistinte denunce, riferendosi a una campagna contro
il capo dello Stato che sarebbe stata promossa non si sa bene da chi e
per quali calcoli, e di cui sarebbe partecipe il Pds?».
Il 20
maggio Napolitano torna a puntare il dito contro «i comportamenti di
Cossiga, divenuti inquietanti perché si sono trasformati in un
coinvolgimento attivo della massima autorità istituzionale della
Repubblica in una spirale di polemiche quotidiane e di forzature
istituzionali». Parole che oggi si attaglierebbero benissimo a certi
comportamenti inquietanti del presidente Napolitano.
Il Pds
chiede la messa in stato d'accusa di Cossiga per alto tradimento e
attentato alla Costituzione (il cosiddetto impeachment), con un dossier
di 40 cartelle, scritto da più mani sotto la supervisione di Luciano
Violante, che accusa fra l'altro il presidente di essersi «fatto
portatore di un personale disegno per la soluzione della crisi italiana
che prevede lo scavalcamento delle regole fissate dalla Costituzione per
modificare la forma di governo e la stessa Costituzione». Pare il
ritratto della futura presidenza Napolitano. Invece il Pds sta parlando
di Cossiga.
Napolitano e i suoi “miglioristi” dissentono
sull'impeachment e preferirebbero una campagna per costringerlo a
dimettersi anzitempo: «È nostra opinione che tutte le forze
democratiche dovrebbero convenire nel giudicare inevitabile che
Francesco Cossiga tragga le conseguenze della scelta da lui già
compiuta di assumere un ruolo politico incompatibile con la funzione di
presidente della Repubblica». Quindi il Napolitano «prima della cura»
pensava che un presidente che si assume un «ruolo politico» dovesse
andare a casa; quello «dopo la cura» invece assumerà un ruolo politico;
ma, lungi dall’andare a casa, si farà riconfermare al Quirinale per
altri sette anni.
Cossiga si prende gioco di Napolitano & C.
che non vogliono l’impeachment ma le sue dimissioni: li chiama «politici
vegetariani» perché «non sono né carne né pesce». Intanto Napolitano
torna a delimitare quelli che (allora) sono per lui i confini
invalicabili per un capo dello Stato: «Occorre in questo momento
cruciale sollevare una questione di incompatibilità fra l’aggressivo
ruolo politico di parte assunto dal presidente Cossiga e la funzione
attribuita dalla Costituzione al presidente della Repubblica, tra un
esercizio esorbitante dei poteri presidenziali e la permanenza in quella
carica».
Il 24 gennaio 1992, mentre il Comitato parlamentare per
i procedimenti di accusa esamina le sei denunce (per 29 fattispecie di
reato) presentate contro Cossiga da Pds, Radicali, Rifondazione, Verdi,
La Rete e Sinistra indipendente, Napolitano si allinea alla posizione
del partito in una conferenza stampa con il segretario Achille Occhetto e
il presidente Stefano Rodotà: «Tre sono le vie che possono essere
percorse: quella dell’impeachment avanzata dal Pds; quella di
sollecitare l’atto delle dimissioni del capo dello Stato; e quella che
Cossiga indica anche nella sua recente nota, vale a dire astenersi
strettamente da interventi impropri».
L’impeachment verrà poi
archiviato dal parlamento l’11 maggio 1993, quando Cossiga non sarà
più presidente da un anno e Napolitano sarà presidente della Camera.
Ce n’è abbastanza per immaginare che oggi il Napolitano del 1991
chiederebbe le dimissioni del Napolitano del 2013.
(6 dicembre 2013)
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