lunedì 11 aprile 2016

NOBEL ITALIANI DA RICORDARE :"SALVATORE QUASIMODO"

NEL 1959 IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA FU ASSEGNATO A SALVATORE QUASIMODO



Quasimodo, Salvatore (Modica, Ragusa 1901 - Napoli 1968), poeta, traduttore e critico italiano, esponente di spicco del movimento ermetico. Cominciò a scrivere versi giovanissimo, all'età di quindici anni. Dopo il conseguimento, nel 1919, del diploma di maturità tecnica a Messina, si trasferì a Roma per continuare gli studi, che fu costretto ad abbandonare per problemi economici. Figura importante della giovinezza fu monsignor Rampolla del Tindaro, che gli insegnò il greco e il latino.

Visse a Firenze e a Milano,dove fu assunto dal settimanale "Tempo"
Le sue opere :
"Acque e terre ",la prima raccolta di poesie,è del 1930.
"Oboe sommerso",raccolta di poesie ermetiche,del 1932
"Erato e Apollion",(1936),"Nuove Poesie"(1936-1942),confluite nel volume "Ed è subito sera";
"La vita non è sogno" (1949),"Falso e vero verde"(1949-1955),"La terra impareggiabile"(1955-1958).
Intanto la sua fama andava crescendo, accompagnata da numerosi premi letterari fino al conferimento nel 1959 del Premio Nobel per la letteratura.


Molto importanti sono le traduzioni raccolte nel volume Lirici greci (1940), a cui seguirono le traduzioni di Omero, Virgilio e Catullo, ma anche di Shakespeare e Neruda, e la pubblicazione delle antologie Lirica d’amore italiana dalle origini ai nostri giorni (1957) e Poesia italiana del dopoguerra (1958). La produzione critica include un saggio sulla funzione politica del poeta (Il poeta e il politico, 1960, discorso di accettazione del premio Nobel) e una serie di scritti sul teatro apparsi originariamente in 'Omnibus' e 'Il Tempo' e poi parzialmente raccolti in volume nel 1961.


Mentre nella prima fase della sua evoluzione il poeta aveva mostrato predilezione per le immagini rarefatte e per l'ambientazione in una Sicilia dal sapore mitico, che lo avvicinò all’ermetismo, in seguito la sua opera cominciò a riflettere in modo più diretto l'opposizione al regime fascista e l'orrore della guerra, particolarmente in Giorno dopo giorno (1947).

Dalla raccolta "La terra impareggiabile",la poesia: 

"I soldati piangono di notte"

Nè la Croce, nè l'infanzia bastano,
il martello del Golgota, l'angelica
memoria a schiantare la guerra.
I soldati piangono di notte
prima di morire, sono forti, cadono
ai piedi di parole imparate 
sotto le armi della vita.
Numeri amanti, soldati,
anonimi scrosci di lacrime.

Commento dal volume "Cento scrittori"di Giacomo Spadafora-Ed.Palumbo (pag.680):
Vicenda inesorabile è nel destino dell'uomo, la guerra. Nè la divina lezione d'amore del Cristo nè il candore e la dolcezza dell'infanzia valgono ad allontanarla da noi.Essa resta la legge e la necessità che l'uomo impara ad affrontare "sotto le armi della vita"..................Cosa sono i soldati ? Numeri che pure hanno un cuore, "anonimi scrosci di lacrime".  




marco buonarroti    (miei nome e cognome autentici)

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