Arte: al via iniziative per 450 anni dalla morte di Michelangelo
ultimo aggiornamento: 11 ottobre, ore 18:30
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Annotazione : ( le annotazioni sono curate dall'autore del blog)
Michelangelo Buonarroti (Caprese, Arezzo 1475 - Roma 1564), scultore, pittore, architetto e poeta italiano del tardo Rinascimento. Artista geniale e inquieto, fu tra i massimi protagonisti della storia dell’arte occidentale. Michelangelo concepì la sua attività come una continua ricerca dell’ideale di bellezza.
Figlio di Lodovico Buonarroti, podestà di
Caprese, a tredici anni era già a bottega dal Ghirlandaio. Dopo un
anno, tuttavia, preferì avvicinarsi a Bertoldo di Giovanni e studiare le
sculture antiche nel giardino di Lorenzo de’ Medici. Accolto a
Palazzo Medici da Lorenzo, entrò in contatto con Poliziano,
Marsilio Ficino, Pico della Mirandola. La sua cultura
si nutrì della dottrina platonica e il suo gusto artistico si formò sugli esempi
di Masaccio, Donatello, Giotto. La
Madonna della Scala e la Battaglia dei Centauri (1490-1492 ca.,
Casa Buonarroti, Firenze) lo resero celebre non ancora ventenne.
Alla morte del Magnifico, temendo la cacciata
dei Medici, Michelangelo fuggì a Venezia e poco dopo a Bologna,
dove scolpì per l’arca di San Domenico le figure di San Petronio, San
Procolo e un Angelo (1494-95).
Il Bacco (1496-1498, Museo del Bargello, Firenze) e il gruppo marmoreo
della Pietà (1498-1500 ca., San Pietro, Roma) appartengono al primo
soggiorno a Roma. Nella Pietà, una delle opere d’arte più famose al mondo
e l’unico lavoro di Michelangelo firmato, tutta la rappresentazione si concentra
sulla sacralità della scena.
Di ritorno a Firenze, Michelangelo diede
inizio a un’intensa fase creativa. Sono di questo periodo la Madonna di
Bruges in Notre-Dame (probabilmente iniziata nel 1501), il Tondo
Pitti (1504-1505 ca., Museo del Bargello), il Tondo Taddei (1505-1506
ca., Royal Academy, Londra) e il dipinto noto come Tondo Doni (1504-1505,
Uffizi, Firenze), che dopo il restauro rivelò colori brillanti, come quelli
della volta della successiva Cappella Sistina.
Intanto Michelangelo ricevette la commissione
del David (1501-1504, Accademia, Firenze), nel quale affrontò in modo
innovativo il tema dell’eroe: rappresentò il campione della fede ebraica come un uomo giovane,
completamente nudo, in apparenza calmo, ma con il corpo e i muscoli tesi, pronti
ad affrontare il nemico. Situato in origine in piazza della Signoria, fu
considerato simbolo dell’ideale politico repubblicano.
Mentre era ancora occupato con il David,
fu chiesto a Michelangelo di confrontarsi con Leonardo affrescando
la sala del Consiglio di Palazzo Vecchio. La sfida non venne mai conclusa, ma il
cartone della Battaglia di Cascina (ora perduto) esprimeva
la perfezione raggiunta dal Buonarroti nel disegno del nudo.
Munito di una raccomandazione in cui si
dichiarava che la sua arte non aveva rivali in Italia e nel mondo”, Michelangelo
fece ritorno a Roma. Doveva affrescare la volta della Cappella
Sistina, ma protestava di non essere pittore. Tuttavia finì con il
rinchiudersi nella cappella a lavorare indefessamente: terminò l’opera da solo,
nel giro di quattro anni, dipingendo sdraiato sulle impalcature, con lo sguardo
e il pennello sempre rivolti verso l’alto. Il risultato stupisce ancora dopo
secoli. Struttura architettonica reale e figure dipinte sono in calibrato
rapporto reciproco, tutto è studiato nei minimi particolari: basti guardare i
bozzetti e i cartoni preparatori, dove i modelli sono
analizzati sotto ogni punto di vista.
Le figure affrescate, dal plasticismo
scultoreo, spiccano per i corpi vivi e possenti, di rara bellezza ed
espressività. Seduti in trono sono i Profeti e le Sibille, mentre
gli Ignudi collegano tra loro i diversi gruppi di figure e incorniciano
le nove Storie della Genesi. Nel cuore della volta, la Creazione di
Adamo: un semplice gesto di Dio Padre dà vita al primo uomo e richiama
l’attenzione dei fedeli riguardanti verso di sé.
Dopo la morte di Giulio II, tra il 1513 e il 1515 Michelangelo scolpì per la tomba del papa le figure del Prigione ribelle e del Prigione morente (Louvre, Parigi) e il Mosè: rappresentazioni del tormento interiore dell’uomo, della stanchezza, della coscienza della fine. Il Prigione ribelle, incompiuto, esemplifica bene come Michelangelo lavorasse il marmo: “per forza di levare”, come diceva l’artista stesso, cioè attaccando il blocco frontalmente e togliendo con lo scalpello la materia poco a poco, finché non emergeva la figura.
Dopo il Sacco di Roma da parte dei mercenari di Carlo V, Firenze fu posta sotto assedio dall’esercito imperiale e da quello del papa. I Medici erano alle porte. Michelangelo progettò nuove fortificazioni e partecipò attivamente alla difesa della città fino alla capitolazione. Perdonato da papa Clemente VII per avere appoggiato il governo repubblicano, riprese i lavori della Sagrestia Nuova. Ma ormai a Firenze si sentiva a disagio e nel 1534 si recò definitivamente a Roma dove, morto il papa Medici, compì per Paolo III Farnese l’opera della piena maturità, il Giudizio Universale della Cappella Sistina.
A 75 anni, dopo la Conversione di san
Paolo e la Crocifissione di san Pietro (1542-1545 e 1546-1550,
Cappella Paolina, Palazzi Vaticani, Roma), Michelangelo smise di dipingere.
Deluso dalla realizzazione della tomba di Giulio II, terminata dagli aiuti (San
Pietro in Vincoli), si dedicò quasi esclusivamente all’architettura. Avuta nel
1546 la direzione della fabbrica di San Pietro, mutò magistralmente il progetto
ancora frammentario.
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Nello stesso periodo, mentre a Firenze
proseguivano, sui suoi disegni del 1523, i lavori della Biblioteca
Laurenziana, rinnovò la piazza del Campidoglio e terminò la
costruzione del Palazzo Farnese, iniziato da Antonio da Sangallo il
Giovane. Nel 1559 elaborò i progetti per San Giovanni dei Fiorentini e
per la Cappella Sforza in Santa Maria Maggiore. Nei due anni successivi disegnò
Porta Pia e intervenne per inserire la chiesa di Santa Maria degli Angeli nelle
Terme di Diocleziano.
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Che questi fossero anni di drammatica crisi
interiore è dimostrato dall’incompiutezza della Pietà Rondanini
(1554-1564 ca., Castello Sforzesco, Milano), rimaneggiata di continuo fino a
quattro giorni prima della morte. La medesima inquietudine traspare dalle poesie
(scritte talvolta su fogli da disegno), un’attività creativa cui l’artista si
dedicò per tutta la vita.
Ancora vivente, Michelangelo fu considerato artista grandissimo, superiore agli antichi; ebbe successo, conobbe e frequentò i personaggi di maggior spicco del suo tempo. Ma nonostante il suo forte temperamento, intese sempre la sua opera al servizio di verità universali, mai quale pura espressione della sua personalità.
(Riferimento bibliografico "Microsoft Encarta")
" La Pietà" (Roma in San Pietro)
Il" Mosè " (Roma in San Pietro in Vincoli)
Il"Bacco"(in Firenze)
La "Madonna di Bruges" (Notre Dame-Parigi)
Il "David "(in Firenze)
marco buonarroti (autentici miei nome e cognome)
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