CARLO CORNAGLIA – Dalle stelle alle stalle
Michelle Bonev, Dragomira
dei lacchè scatena l’ira
per aver detto in tivù
che l’amore non c’è più
tra Francesca e l’arrapato,
anzi che non c’è mai stato.
Per l’uscita da Santoro
furibondo s’alza il coro
di pulzelle e ciambellani:
di Belpietro e di Schifani,
di Angelino e Biancofiore,
di Sallusti, il direttore,
di Daniela, Bondi, Mara,
di Gasparri. Fanno a gara
tutti questi parassiti
con gli insulti coloriti
a colei che fino a ieri
sol giudizi lusinghieri
ebbe per le sue schifezze.
Son finite le carezze
di Belpietro e di Sallusti,
miserandi mezzi busti
sempre pien di ammirazione
per la donna del padrone,
mentre, se più non delira
il caiman per Dragomira,
lei divien specie di attrice
oltre che ricattatrice.
Fanno come la Carfagna
che, nei dì della cuccagna
per l’amor fra Sua Ricchezza
e la bulgara bellezza,
a Venezia l’ha premiata
per un film ch’è una boiata,
Good bye, mama, da Leon d’oro.
Per il gran capolavoro
del berlusconian trastullo
inventò un premio fasullo
Bondi, la caricatura
di Ministro alla Cultura.
Nel premiar la produttrice
e regista nonché attrice
a quel tempo la Carfagna
l’ha lodata in pompa magna:
“Di premiar sono orgogliosa
questa donna coraggiosa!”
Grazie al flirt col meneghin
sul lettone di Putin
Dragomira alla tivù
fece tutto e ancor di più.
Fece fiction indecenti,
incassò finanziamenti,
a Sanremo fu valletta,
fu biografa perfetta
di sé con la Mondadori,
con fior d’intervistatori.
Fu lodata dal Giornale
e dal bel settimanale
di Rossella, Panorama.
Libero le dette fama,
con Belpietro, il direttore
che ora chiama con orrore
il bla bla che Bonev spande:
contrizion delle mutande.
Val la legge del padrone:
chi con lui va sul lettone
a far quella cosa là,
chi per lui gli affari fa,
chi delinque, chi intrallazza,
chi per lui si reca in piazza
e nessuna scusa accampa,
godrà sempre buona stampa,
da persona d’alto rango.
Ma la macchina del fango
tocca a chi fu giubilato
o, deluso, se n’è andato,
a chi contro si schierò,
a chi disse sempre no.
Sei fedel? Ecco la torta!
Non lo sei? Pietà l’è morta!
Carlo Cornaglia
(25 ottobre 2013)
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