Dal quotidiano on line "Articolo tre"
L’orrore dei bambini che vivono nelle fogne di Bucarest
Le fogne di Bucarest, simbolo del declino della dittatura comunista, teatro perfetto per scene di stupri, violenze, abuso di droghe, fame, freddo e malattie.Dopo un po’ ci si abitua al tanfo insopportabile, ai topi e alla spazzatura, c’è chi da decenni ci abita, in quelle fogne. Soprattutto bambini, feriti, picchiati, violentati in quel mondo parallelo, con il buio a farla da padrone, interrotto solo dalla luce fioca delle candele.
Micaela e Marius ci vivono da decenni, da quando erano bambini, una generazione dimenticata nella Romania di Ceausescu. Adesso di anni ne hanno più di trenta. Figli di un regime che aveva proibito la contraccezione e l’aborto, che obbligava le donne a mettere al mondo almeno quattro figli, anche se poi non potevano mantenerli.
Tutto per accrescere la forza lavoro di un paese allo sfacelo, per dare slancio alla chimera rappresentata dallo sviluppo economico. Con la conseguenza che centinaia di bambini finirono per strada e per ripararsi e riscaldarsi si rifugiarono nelle fogne.
Sono passati dieci, vent’anni e niente è cambiato per i bambini delle fogne, nel frattempo sono diventati adulti e a loro volta hanno avuto dei figli. L’unica azione di contrasto del governo è consistito nel tentativo di bloccare gli accessi a quel mondo sotterraneo, non è servito a nulla.
Parliamo di una Nazione, la Romania, entrata a pieno titolo nell’Unione Europea, il cui unico interesse è evidentemente la spending review, i conti pubblici, non certamente i bambini che vivono nelle fogne, che sniffano colla, carne che aspetta di essere venduta per alimentare il traffico d’organi.
Bambini che transitano da un inferno all’altro, scappano dagli orfanotrofi, volti smagriti, abiti sporchi e laceri, non parlano e non si aspettano nulla. Durante il giorno chiedono l’elemosina ai semafori, per resistere sniffano l’aurolac, la colla romena più economica, che distrugge polmoni e fegato, ma regala un po’ di stordimento.
Conoscono il nostro paese attraverso le terribili storie sulla tratta iniziata negli anni ottanta che, attraverso i Balcani, ha portato in Italia, prostitute minorenni e piccoli storpi da utilizzare come mendicanti.
Adesso le autorità romene affermano che i bambini delle fogne non esistono più, che si tratta di una leggenda metropolitana, ma non è vero. Chi li ha cercati li ha trovati, li ha visti, ha toccato con mano quell’orrore.
La porta che spalanca quella città dolente sta dietro ad un grande centro commerciale, una montagnetta con buche e tombini dai quali ci si cala per entrare nei sotterranei. Tubi dell’acqua calda che riscaldano per quanto possibile gli inverni gelidi della città nascosta, ci si muove tra il putridume e liquidi viscidi e schifosi.
Bambini ovunque che giocano per terra, luce di candele e torce elettriche in mano a ragazze poco più che adolescenti. Coperte gettate per terra alla rinfusa, resti di scatolette e cibo avanzato, squittii che mettono i brividi.
Persone che non esistono, che non sono mai esistite, che non hanno una possibilità, una speranza, un sollievo se non quello di affondare il viso nella colla, fino a stordirsi e lentamente, ad uccidersi. Nessuna dignità per questi esseri umani spaventati e incattiviti, ai quali non interessa vivere e non hanno paura di morire.
Però nelle fogne si sentono al sicuro, si proteggono a vicenda, d’estate potrebbero dormire al fresco del parco, ma qualcuno di quelli che lo hanno fatto è stato trovato morto, privo di organi e non è una leggenda. Il traffico della carne viva costa poco e rende molto.
Quelli che rendono di più sono i bambini abili a rubare, le prostitute bambine e gli handicappati, soprattutto con malformazioni alle gambe, che li costringono a muoversi come cani, fanno più pena.
I più fortunati sono qui, ragazzini che annusano e barcollano.
Quanti sono, non è possibile saperlo. All’Unione Europea non interessa, i fantasmi in carne ed ossa non esistono.
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Contributo fotografico : ( la fotografia è narrazione .......vedi i post di questo blog dal titolo
"Quando la fotografia è narrazione")
I bambini dell fogne di Bucarest:
marco buonarroti
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