sabato 6 aprile 2013

DALLA RIVISTA "MICROMEGA"

CARLO CORNAGLIA – Saggi, parola grossa

ccornagliaNonno Giorgio ha riflettuto
ed ha emesso un altro acuto:
“Dopo Monti è ben che ingaggi
non sol un ma dieci saggi
e l’Italia sarà indenne”.
Ma la scelta mal gli venne,
dieci saggi nominò
e le donne si scordò,
grande sdegno suscitando
ed i “Se non ora, quando?”
Ma poi scandalo, perché?
Primo, lui saggio non è
e pertanto può sbagliare.
Poi, chi provi ad osservare
quelli che per lui son saggi
trova certi personaggi
che son tutto men che savi.
Da Giorgetti che ricavi?
E da Bubbico, da Mauro,
da Violante, un brontosauro
che dai tempi di Noè
del caimano fa il lacchè,
ne difende gli interessi,
ne scomunica i processi,
è con Mediaset fraterno,
motor d’un inciucio eterno?
Di saggezza è forse un faro
Quagliariello che ad Englaro
urlò che era un assassino
e sostenne, birichino,
con motivazion devote
che era Ruby la nipote
di Mubarak, l’egiziano?
Ed infin Napolitano
in quei complicati dì
scelse i saggi un po’ così,
perché aveva un altro scopo:
arrivar comunque al dopo
distraendo gli elettori.
Di saggezza nei lavori
dei team dei quaraquaquà
non c’è, ahimè, necessità.
Ce l’ha confermato Onida,
un po’ Presidenticida:
“Non serviamo proprio a un cazzo.
Stiamo qui, in questo palazzo
per riempire un intervallo,
poi sul Colle un nuovo gallo
finalmente canterà
e qualcosa cambierà!”
L’universo femminile
perciò a Giorgio non sia ostile
per la sua risoluzione.
Anche l’ultimo coglione
sa che val mezza Spinelli
o metà De Monticelli
un milione di Violante.
Sa anche l’ultimo ignorante
che un milion di Quagliariello
della Hack fanno un capello.
Carlo Cornaglia
(6 aprile 2013)


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