martedì 11 novembre 2014

GEOPOLITICA :"L'UCRAINA"

L'Ucraina, è alla ribalta delle cronache odierne per i venti di guerra che soffiano sul suo destino.
Cerchiamo di conoscerla con lo scopo di farci delle opinioni personali sugli eventi che, in questi giorni, mettono a rischio la pace e gli equilibri geopolitici dell'Europa orientale coinvolgendo i rapporti tra Russia e "Occidente".



 Ucraina (nome ufficiale Ukrajina), stato dell’Europa orientale. È delimitato dalla Bielorussia a nord, dalla Russia a nord e a est, dal Mar Nero e dal mar d’Azov a sud, dalla Romania e dalla Moldavia a sud-ovest e da Ungheria, Repubblica Slovacca e Polonia a ovest. Lo stato, con una superficie complessiva di 603.700 km², è il più esteso d’Europa, dopo la Russia. L’estensione costiera è di 2.782 km. La capitale è Kiev.

L’Ucraina è stata Repubblica federata nell’ambito dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS) fino al 1991, anno in cui ottenne l’indipendenza. Dal 1991 è membro associato della Comunità di stati indipendenti (CSI). È compresa nei confini nazionali la Crimea, dal 1921 parte della Federazione russa e dal 1954 incorporata nello stato ucraino; nel 1992, in seguito al manifestarsi di spinte separatiste, le sono state riconosciute ampie autonomie culturali e amministrative.

La lingua ucraina, che utilizza i caratteri dell’alfabeto cirillico, è del ceppo slavo orientale, insieme al russo e al bielorusso. È l’idioma ufficiale dal 1989. Parlati perlopiù dalle rispettive minoranze sono il russo (il più diffuso), l’ungherese e il polacco.

La religione prevalente è quella cristiana ortodossa (67%, che fa capo sia al patriarcato di Mosca, sia a quello di Kiev), seguita da quella cattolica . Sono inoltre presenti ebrei, musulmani (tra la minoranza tatara) e protestanti.

Il sottosuolo dell’Ucraina è ricchissimo di minerali, che rappresentano un enorme potenziale per l’industria. Nelle regioni sudorientali, accanto ai depositi di carbone e antracite del bacino del Donbass, si trovano vasti depositi di minerali ferrosi, mentre nella regione di Mykolayiv sono concentrate le più ricche riserve mondiali di manganese. Sono inoltre presenti discrete quantità di titanio, bauxite, mercurio e salgemma. Per quanto riguarda il petrolio e il gas naturale, le riserve sono invece quasi del tutto esaurite; il paese, che disponeva di oltre un terzo dei depositi di gas naturale dell’URSS, è attualmente costretto a importare dalla Russia gran parte degli idrocarburi necessari al proprio fabbisogno energetico, nonostante la presenza di ingenti quantitativi di carbone e lo sfruttamento dell’energia nucleare – sono attivi 15 reattori (2006).

STORIA 

Dominazione polacca

Nel XIII secolo l’area tra il Dnepr e i Carpazi subì l’invasione dei mongoli, che determinò il declino e poi lo smembramento del principato di Kiev (attuale capitale dell'Ucraina).
Nel corso del XIV secolo, Kiev  e il principato ucraino di Volinia furono conquistati dalla Lituania ma, sul finire del XIV secolo, caddero  sotto il controllo polacco.



Contro le mire espansionistiche della Polonia sulle vaste steppe a est del Dnepr, i cosacchi* animarono una tenace resistenza, culminata nel 1648 in una violenta rivolta. Nel 1654, offrendo protezione ai cosacchi, la Russia avviò la sua penetrazione in Ucraina. Nel 1667, la Polonia cedette definitivamente la regione alla Russia, che stroncò i tentativi (1707-1708) dei cosacchi di sottrarsi al suo dominio.
 In seguito alle prime due spartizioni della Polonia (1722 e 1793), tutta la regione cadde sotto l’autorità russa, a eccezione della Galizia, della Bucovina e della Transcarpazia, incorporate nell’impero austroungarico (1722).

 (*Inizialmente con tale termine furono individuate le popolazioni nomadi tartare (mongole) delle steppe della Russia meridionale.Tuttavia a partire dal XV secolo, il nome fu attribuito a gruppi di slavi, per lo più russi e ucraini.)



                                                                 Cosacchi


                                                                          Cosacco russo



                                                                    Cosacchi

Dominazione russa

 Caterina la Grande** incoraggiò la colonizzazione dell’Ucraina, che divenne il principale bacino agricolo dell’impero. Verso la fine del XIX secolo la regione visse anche un forte sviluppo industriale, il quale, concentrato nelle aree di Kiev e nel bacino del Donez, attrasse molta manodopera russa. Nel 1848, una violenta rivolta scoppiata nei domini austro-ungarici e sconfinata a est ebbe come esito l’abolizione della servitù della gleba e la concessione di una Costituzione. Nella seconda metà del secolo l’Ucraina vide la comparsa, soprattutto nelle città, di un movimento culturale e politico di stampo nazionalista, prontamente represso dalle autorità russe, che nel 1863 e nel 1876 proibirono l’uso della lingua ucraina nelle scuole. Il nazionalismo ucraino poté invece ampiamente svilupparsi nei territori occidentali governati dagli austroungarici, grazie al benevolo atteggiamento delle autorità.
                                                              ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

**

          Caterina II la Grande (Stettino 1729 - Zarskoje Selo, oggi Puškin 1796), imperatrice di Russia (1762-1796); continuò il processo di occidentalizzazione iniziato dallo zar Pietro il Grande e trasformò il paese in una delle principali potenze europee.
                              
                              ^^^^^^^^^^^^^^      ^^^^^^^^^^       ^^^^^^^^^^^

 Con i profondi sommovimenti determinati dalla prima guerra mondiale, l’Ucraina si ritrovò con un'intensa e complessa stagione politica. Nel novembre del 1917, in seguito alla rivoluzione bolscevica, i nazionalisti ucraini raccolti nella Rada proclamarono una repubblica autonoma con sede a Kiev, guidata da Simon Petlyura. A questa si contrapposero sia un movimento contadino guidato dall’anarchico Nestor Machno, sia un movimento di tendenze bolsceviche, diffuso soprattutto tra gli operai di origini russe; il primo congresso dei soviet dell’Ucraina, celebrato nello stesso mese di novembre a Kharkiv, proclamò a sua volta una repubblica sovietica. Occupata nel 1918 dalle truppe austrotedesche in seguito alla pace di Brest-Litovsk, la regione fu sconvolta per tre anni dallo scontro che oppose le armate bianche ai bolscevichi.


Nel 1918, i territori affrancatisi dal dominio austriaco proclamarono una loro repubblica nella Galizia orientale (1918). Nel 1920, l’avanzata dei bolscevichi nell’Ucraina orientale favorì l’alleanza tra il governo nazionalista di Petlyura, insediato a Kiev, e la Polonia. Nel 1921, con il trattato di Riga, l’Ucraina restò sotto il controllo bolscevico.

Diventata nel 1922 repubblica federata dell’Unione Sovietica, per alcuni anni l’Ucraina godette di una relativa autonomia. Ma i tentativi compiuti dal Michailo Šypnyk di rafforzare la repubblica in senso nazionale, pur nel contesto federativo sovietico, vennero vanificati dai drammatici eventi degli anni Trenta, quando la collettivizzazione dell’agricoltura imposta da Mosca provocò una grave carestia e la morte di alcuni milioni di persone e l’offensiva antinazionalista lanciata da Stalin colpì duramente, oltre che gli intellettuali nazionalisti, i quadri comunisti ucraini.

 Nel 1941,con la seconda guerra mondiale in corso, confidando nella possibilità di costituire una repubblica autonoma sotto la protezione della Germania, i nazionalisti ucraini accolsero favorevolmente le truppe tedesche. La brutalità dell’occupazione nazista, che in Ucraina assunse aspetti profondamente razzisti, indusse tuttavia i nazionalisti a rivolgere le armi contro i tedeschi, conducendo nel contempo una lotta armata contro i sovietici, che sarebbe durata, con sacche di resistenza armata, anche dopo la fine della guerra.

Nel 1944 l’Ucraina ripassò sotto il controllo delle forze sovietiche, che scatenarono una feroce repressione nei confronti della popolazione, accusata collettivamente di collaborazionismo con i nazisti. Dopo la fine del conflitto, alcune zone della Bessarabia e della Bucovina settentrionale rumena furono incorporate al territorio ucraino, con l’aggiunta (1945) della regione rutena della Cecoslovacchia e, nel 1954, della Crimea.

 La restaurazione del potere sovietico in Ucraina si accompagnò a persecuzioni politiche, linguistiche e religiose e a deportazioni di massa. Nella seconda metà degli anni Quaranta, gli ucraini andarono a infoltire le schiere degli internati dei gulag. La russificazione della regione continuò anche dopo la morte di Stalin, ma il nuovo corso aperto a Mosca produsse in Ucraina una parziale apertura politica che si interruppe nel 1968 con la primavera di Praga. Nei due decenni che seguirono, l’Ucraina fu tenuta in condizioni di sostanziale subalternità alla Russia.

Nel 1986, sul paese si abbatté la catastrofe nucleare di Černobyl, i cui deleteri effetti economici e sanitari si sarebbero protratti per molti anni. L’incidente di Černobyl e il contemporaneo processo di riforma avviato a Mosca da Michail Gorbaciov con la perestrojka favorirono un inedito intreccio tra rivendicazioni nazionali, lotta per i diritti civili ed ecologismo, di cui si fecero sostenitori sia i nazionalisti sia i comunisti riformatori. 


Nel 1991, in seguito al collasso del regime sovietico, l’Ucraina proclamò la sua indipendenza, sancita nello stesso anno da un referendum e dalle elezioni presidenziali.

Subito dopo l’indipendenza si manifestarono tensioni tra Russia e Ucraina per il possesso della Crimea. Appoggiata dai russi, nel 1992 la Crimea proclamò l’indipendenza (in seguito ritirata); nel contempo Mosca denunciò l’accordo con il quale nel 1954 la regione era stata concessa all’Ucraina. La questione si appianò nel 1995, quando la Russia rinunciò formalmente a rivendicazioni sulla regione.

Un altro motivo di contrasto russo-ucraino riguardò la flotta del Mar Nero, stazionata nelle acque del porto di Sebastopoli. Nel 1992 i due paesi stabilirono un controllo congiunto sulla flotta fino al raggiungimento di un accordo definitivo. Nel 1994, in un quadro di forte crisi economica, il presidente Kravčuk cedette parte dell’arsenale nucleare ucraino alla Russia, in cambio di combustibile destinato alla produzione di energia.
E questo è quanto si può dire sul passato dell'Ucraina, compatibilmente con lo spazio ragionevole che si può dedicare ad un post, ma credo tuttavia che ci si possa fare un'idea sui rapporti tra Ucraina e Russia.
Nel corso degli ultimi anni fino ad oggi la società di questa nazione è divisa tra chi vuole mantenere e consolidare i legami con la Russia e chi invece vuole fare parte dell'Europa Unita.
Esperti analisti sono dell'opinione che le proteste hanno lo scopo di operare una rottura con la vecchia ossatura sovietica per costruire un futuro di maggiore democrazia e trasparenza in ambito europeo.
Il destino dell'Ucraina è senza dubbio,comunque, visto come l'ultimo scontro tra Stati Uniti e Russia.
(Rif.ti bibliografici Microsoft&Encarta)







marco buonarroti

                                                   ^^^^^^^^^                      ^^^^^^^^^

Ripropongo la lettura del post datato 10 marzo u.s.di questo blog :


"La voce della Russia"

Kissinger: l’Occidente deve smettere di surrogare la politica con la demonizzazione di Putin

9 marzo 2014, 17:03
Kissinger: l’Occidente deve smettere di surrogare la politica con la demonizzazione di Putin
Foto: RIA Novosti

L’Occidente deve rivedere le sue vedute su Kiev e i suoi rapporti con Mosca. L’Ucraina va considerata dall’Ue e dagli Usa non come campo di contrapposizione con la Russia, ma come un ponte che colleghi Oriente ed Occidente.


Tale opinione ha espresso il veterano della politica estera americana, Premio Nobel Henry Kissinger in un suo articolo pubblicato da The Washington Post.
Troppo spesso il problema ucraino viene presentato come la battaglia decisiva per l’Ucraina: andrà verso Ovest o verso Est? Ma se l’Ucraina vuole sopravvivere e fiorire, essa non si deve trasformare in un avamposto di una delle Parti contro l’altra. Al contrario, deve essere un ponte tra di loro. Il corifeo della diplomazia americana è convinto che Washington dovrebbe adoperarsi per aiutare a superare la spaccatura tra le forze politiche belligeranti in Ucraina invece di demonizzare una di loro.
Kissinger appartiene al novero dei politici che si sono formati e sono abituati ad agire ai tempi della guerra fredda. Ossia alla generazione dei politici caratterizzati da un approccio più ponderato e più responsabile ai rapporti internazionali. Fermo restando che è strettamente legato alla tradizione del realismo politico,- ricorda Fedor Vojtolovsky, responsabile della sezione di politica interna ed estera degli Usa presso l’Istituto dell'Economia Mondiale e delle Relazioni Internazionali (IMEMO).
Henry Kissinger, in sostanza, dice da una posizione del buon senso. Posizione che presuppone la percezione della situazione creatasi in Ucraina come di una crisi sistemica, importante per la sicurezza euro atlantica, per i rapporti tra l’Occidente e la Russia. Qui è necessaria, e lo constatano molti autori americani, una strategia più ponderata.
Secondo Kissinger, l’Occidente sta demonizzando l’immagine di Putin per surrogare una vera e responsabile politica con schemi semplificati. L’Europa e gli Usa non vogliono comprendere che per la Russia l’Ucraina non sarà mai un normale Stato straniero. In tale quadro Kissinger dice con rammarico: La comprensione della storia e della psicologia russa non è mai stata un punto forte dei leader politici americani.
Devono dare prova di una maggiore responsabilità anche gli ucraini stessi. Qualsiasi tentativo di una parte dell’Ucraina di dominare sull’altra, cosa che ormai è diventata norma, col tempo poterà ad una guerra civile o ad una spaccatura del Paese,- avverte Kissinger. Riguardo a ciò, sebbene Kissinger si opponga alla riunificazione della Crimea con la Russia, egli sottolinea che l’autonomia della Penisola dovrà essere allargata. A parte Kissinger ricorda che l’Ucraina non deve far parte della Nato.



Nessun commento:

Posta un commento