martedì 29 marzo 2016

PER NON DIMENTICARE :"ERICH FROMM.... E LA SOCIETA' CONTEMPORANEA"

In nome del progresso, l’uomo sta trasformando il mondo in un luogo fetido e velenoso (e questa è “tutt’altro che” un’immagine simbolica). Sta inquinando l’aria, l’acqua, il suolo, gli animali… e se stesso, al punto che è legittimo domandarsi se, fra un centinaio d’anni, sarà ancora possibile vivere sulla terra.
(Erich Fromm, uno dei più grandi maestri contemporanei di scienze umane)






Fromm, Erich (Francoforte sul Meno, Germania 23 marzo 1900 - Locarno, Svizzera 18 marzo 1980), psicoanalista statunitense di origine tedesca. Dopo gli studi universitari e la formazione presso l'Istituto psicoanalitico di Berlino, Fromm collaborò con l'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte, dove operarono anche Theodor Adorno e Max Horkheimer. Nel 1934, dopo l'avvento del nazismo, emigrò negli Stati Uniti.

Fromm sostenne che l'essere umano è profondamente influenzato dall’ambiente in cui vive, in quanto esiste una stretta correlazione tra personalità e cultura: scopo della psicoanalisi, quindi, è quello di favorire una comprensione critica dei valori della società in cui l'individuo è inserito. Con i suoi studi sull'aggressività e la distruttività umane, Fromm diede anche un notevole contributo all'analisi del comportamento di massa e delle origini del fascismo.

 

La società attuale, secondo Fromm, non facilita la realizzazione delle qualità umane autentiche. Oltre ai bisogni fisiologici, esistono cinque bisogni propriamente umani.
Il bisogno di relazioni, il primo tra questi, esprime l’esigenza essenziale per l’uomo di rapportarsi agli altri.
Il bisogno di trascendenza si riferisce alla tendenza umana ad andare oltre il limite, per realizzare un progetto creativo.
 Il bisogno di radicamento rappresenta il desiderio di far parte del mondo, da cui deriva il sentimento di fratellanza.
Il bisogno di identità induce l’uomo a differenziarsi rispetto al gruppo.
Esiste nell’uomo anche il bisogno di un sistema di orientamento, cioè di un quadro generale di riferimento in cui inserire la propria esperienza.



 
Fromm afferma che una società, com’è quella contemporanea, che non favorisce queste fondamentali aspirazioni dell’essere umano è una società malata. Nell’opera Avere o essere? (1976) mette in evidenza che l’uomo occidentale basa la propria identità sull’avere più che sull’essere, a causa dei falsi bisogni suscitati dal sistema economico. La psicoanalisi deve aiutare l’uomo a riconoscere i suoi bisogni autentici e a svilupparsi esprimendo la propria creatività.

Tra le sue altre opere si ricordano: Fuga dalla libertà (1941), Dalla parte dell'uomo (1947), L'arte di amare (1956), Anatomia della distruttività umana (1973).





Mentre scrivevo questo post su Erich Fromm, riflettevo sull’attualità del suo pensiero che anche, dopo la sua morte, manteneva e acquistava sempre più un carattere straordinariamente profetico alla luce delle trasformazioni politico-economico- sociali, culturali,religiose, determinanti seri, e a volte, pericolosi condizionamenti delle masse tali da ingenerare in esse  livelli di violenza distruttiva verso  altri esseri viventi, umani e animali, contro il proprio habitat, contro cioè il nostro bellissimo pianeta.
Riflettevo anche che quando parliamo di società inglobiamo il concetto di massa che a sua volta è la somma di individui, i quali se svincolati dal tutt’uno società-massa, ritornano a rappresentare il miracoloso frutto della vicenda umana: la vita; l’individuo  riappare ora l’artefice della propria esistenza, e vorrebbe  riappropriarsi delle sue autentiche capacità, delle sue autentiche attitudini, della sua creatività, del suo sapere cogliere sentimenti,  cercando di liberarsi dal giogo soffocante di una società condizionante e oppressiva.



 
 
Le immagini sono state tratte da Wikipedia.
 
marco buonarroti

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