domenica 11 gennaio 2015

HANNO DETTO/SCRITTO........(N°2 - A.EINSTEIN)

1° Post del 06 settembre 2014

Einstein, Albert (Ulma 1879 - Princeton, New Jersey 1955), fisico tedesco naturalizzato statunitense. Trascorse gli anni giovanili a Monaco, città nella quale la famiglia, di origine ebraica, possedeva una piccola azienda che produceva macchinari elettrici, e già da ragazzo mostrò una notevole predisposizione per la matematica.

Trasferitosi in Svizzera, concluse le scuole superiori ad Arrau e si iscrisse al Politecnico di Zurigo, dove si laureò nel 1900 in matematica e fisica.






Sulla Religione e Scienza, ha scritto: 

paragrafo 1 : Significato della vita

"Qual'è il senso della  nostra esistenza, qual'è il significato dell'esistenza di tutti gli esseri viventi in generale ? Il saper rispondere a una siffatta domanda significa avere sentimenti religiosi . Voi direte: ma ha dunque un senso porre questa domanda. Io vi rispondo : chiunque crede che la sua propria vita e quella di suoi simili sia priva di significato è non soltanto infelice, ma appena capace di vivere."  ( da " Come io vedo il mondo" di A.Einstein-Ed.Bottega del libro, Bologna)

Su un prossimo post il paragrafo 2 dal titolo Religiosità cosmica


marco buonarroti
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2° Post del 7 settembre

paragrafo 2 :  Religiosità cosmica 

"La più bella sensazione é il lato misterioso della vita. E' il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell'arte e della scienza pura. Chi non è più in grado di provare ne stupore ne sorpresa è per cosi dire morto; i suoi occhi sono spenti. L'impressione del misterioso , sia pure misto a timore . ha suscitato, tra l'altro, la religione.

Sapere che esiste qualcosa di impenetrabile, conoscere le manifestazioni dell'intelletto e della bellezza più luminosa...................questa conoscenza e questo sentimento, ecco la vera 
devozione : in questo senso, e soltanto in questo senso, io fra gli uomini più profondamente religiosi.

Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l'oggetto della sua creazione, un Dio che soprattutto esercita la sua volontà nello stesso modo con cui l'esercitiamo su noi stessi.

Non voglio e non posso figurarmi un individuo che sopravviva alla sua morte corporale : quante anime deboli, per paura e per egoismo ridicolo, si nutrono di simili idee!

Mi basta sentire il mistero dell'eternità della vita, avere la coscienza e l'intuizione di ciò che è, lottare per afferrare una particella, anche piccolissima, dell'intelligenza che si manifesta nella natura.

Difficilmente troverete uno spirito profondo nell'indagine scientifica senza una sua caratteristica religiosità.
Ma questa religiosità si distingue da quella dell'uomo semplice : per quest'ultimo Dio è un essere da cui spera protezione e di cui teme il castigo, un essere col quale corrono, in una certa misura, relazioni personali per quanto rispettose esse siano :è un sentimento elevato della stessa natura dei rapporti fra figlio e padre. "
(da "Come io vedo il mondo"di A.Einstein -Ed.Bottega del libro,Bologna)

Su un prossimo post, il  pensiero di Einstein sulle" basi umane della morale "

marco buonarroti 

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Post del  12 settembre

paragrafo 3  :    Le basi umane della morale

"Al contrario, il sapiente è compenetrato dal senso di causalità per tutto ciò che avviene.
Per lui l'avvenire non comporta una minore decisione e un minore impegno del passato;la morale non ha nulla di divino, è una questione puramente umana. La sua religiosità consiste nell'ammirazione estasiata delle leggi della natura ; gli si rivela una mente cosi superiore che tutta l'intelligenza messa dagli uomini nei loro pensieri non al cospetto di essa che un riflesso assolutamente nullo.
Questo sentimento è il leit-motiv della vita e degli sforzi dello scienziato nella misura in cui può affrancarsi dalla tirannia dei suoi egoistici desideri. Indubbiamente questo sentimento è parente assai prossimo di quello che hanno provato le menti creatrici religiose di tutti i tempi.

Tutto ciò che è fatto e immaginato dagli uomini serve a soddisfare i loro bisogni e a placare i loro dolori. Bisogna sempre tener presente allo spirito questa verità se si vogliono comprendere i movimenti intellettuali e il loro sviluppo perchè i sentimenti e le aspirazioni sono i motori di ogni sforzo e di  ogni creazione umana, per quanto sublime possa apparire questa creazione.
Quali sono dunque i bisogni e i sentimenti che hanno portato l'uomo all'idea e alla fede, nel significato più esteso di queste parole ? 
Se riflettiamo su questa domanda vediamo subito che all'origine del pensiero e della vita religiosa si trovano i sentimenti più diversi.
Nell'uomo primitivo è in primo luogo la paura che suscita l'idea religiosa; paura della fame, delle bestie feroci, delle malattie, della morte.
........In questo stato inferiore, lo spirito umano immagina esseri più o meno analoghi a noi  dalla cui volontà e dalla cui azione dipendono gli eventi avversi e temibili e crede di poter disporre favorevolmente di questi esseri con azioni e offerte, le quali, secondo la fede tramandata di tempo in tempo, devono placarli e renderli benigni

E in questo senso io chiamo questa religione la religione del terrore; la quale , se non creata, è stata almeno rafforzata e resa stabile dal formarsi di una casta sacerdotale particolare che si dice intermediaria fra questi esseri temuti e il popolo e fonda su questo privilegio la sua posizione dominante.

Spesso il re o il capo dello stato,che trae la sua autorità da altri fattori, o anche da una classe privilegiata, unisce alla sua sovranità le funzioni sacerdotali per dare maggior fermezza al regime esistente; oppure si determina una comunanza d'interessi fra la casta che detiene il potere politico e la casta sacerdotale .
C'è un'altra origine dell'organzzazione religiosa: i sentimenti sociali.
Il padre e la madre capi delle grandi comunità umane, sono mortali e fallibili. L'aspirazione ardente all'amore, al sostegno, alla guida, genera l'idea divina sociale e morale. E' il Dio-Provvidenza che protegge, fa agire, ricompensa e punisce. E'quel Dio che, secondo l'orizzonte dell'uomo, ama e incoraggia la vita della tribù, l'umanità e la vita stessa ; quel Dio consolatore nelle sciagure e nelle speranze deluse, protettore delle anime dei trapassati.
Tale è l'idea di Dio considerata sotto l'aspetto morale e sociale.

Nelle sacre Scritture del popolo ebreo, si può seguire assai bene l'evoluzione della religione terrore in religione morale che poi continua nel nuovo testamento. Le religioni di tutti i popoli civili, e in particolare anche dei popoli orientali, sono essenzialmente religioni morali.
Il passaggio dalla religione-terrore alla religione morale costituisce un progresso importante nella vita dei popoli.

Bisogna guardarsi dal pregiudizio che consiste nel credere che le religioni delle razze primitive sono unicamente religioni- terrore e quelle dei popoli civili unicamente religioni morali.
Ogni religione è in fondo un miscuglio dell'una e dell'altra con percentuale maggiore tuttavia di religione morale nei gradi più elevati della vita sociale. 

(la bibliografia è la medesima di quella citata nei post precedenti)



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 marco buonarroti




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