sabato 4 gennaio 2014

CULTURA//LETTERATURA E PITTURA :"OGGI MORIVA CARLO LEVI ...SCRITTORE...."

Un grande scrittore !       (cosi mi piace ricordare un autore delle letture della mia maturità,
                                                    spero di trovare il consenso delle care lettrici e cari lettori del blog)
                                                     
                                                     

Carlo Levi (Torino, 29 novembre 1902Roma, 4 gennaio 1975) è stato uno scrittore e pittore italiano, tra i più significativi narratori del Novecento





Si accostò presto alla pittura, prima ispirandosi soprattutto a Felice Casorati, presso il quale lavorò, e poi, in particolare dopo il soggiorno a Parigi nel 1928, aprendosi alle esperienze postimpressioniste.

La sua fama di scrittore è legata alle pagine di Cristo si è fermato a Eboli (1945), violenta e affascinata scoperta del Sud negli anni drammatici (1935-36) in cui il regime fascista lo condannò al confino in Lucania perché ebreo e attivista di Giustizia e Libertà. L’incontro con quella terra di antichi e quasi mitici archetipi si tradusse in pagine assolutamente nuove nel panorama letterario italiano: il mondo contadino, chiuso nella sua apparente immutabilità, veniva interpretato da un intellettuale borghese progressista in una situazione inedita e con strumenti critici di grande originalità.

Il successo editoriale del romanzo fu clamoroso e anticipò per vari aspetti la diffusione, presso il pubblico non specialista dell’Italia postbellica, delle scienze sociologiche e antropologiche.

 Offuscò tuttavia le altre opere di Levi, che invece ne confermano l’originalità e la profondità di scrittore, dall’Orologio (1950), scomoda e quasi profetica analisi della tendenza al compromesso che avrebbe contraddistinto per decenni la vita politica italiana, ai saggi siciliani Le parole sono pietre (1955), dalle note di viaggio raccolte sulla Russia e sulla Germania nel dopoguerra (Il futuro ha un cuore antico, 1956; La doppia notte dei tigli, 1959), sino al ritorno agli archetipi, alla “presenza dell’arcaico” nella Sardegna di Tutto il miele è finito (1964).















marco  buonarroti

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