giovedì 30 gennaio 2014

POLITICA : "LA PROSA DI CARLO CORNAGLIA "


Da " Micromega on line "



CARLO CORNAGLIA – Il Padre della Patria




ccornaglia Già Padre della Patria si pensava,
acclamato da amazzoni e da schiavi,
già la chiamata al Colle si aspettava
col Re che a Renzi e a lui dicesse: Bravi!
In mezzo a questo lercio letamaio
anziché due statisti illuminati
vi pensavo un bandito e un parolaio.
Ma mi ricredo, visti i risultati!”
Era un miraggio, una fantasia,
poiché un potere infame era in agguato:
la Giustizia ad orologeria
la qual da sempre l’ha perseguitato.
Il dieci aprile si deciderà
se Silvio finirà ai domiciliari
o ai servizi sociali se ne andrà,
a pulir cessi con i volontari.
La Cassazione, poi, è già in cammino
per comminargli quella interdizione
che lo farà sol mezzo cittadino,
privato d’ogni pubblica funzione.
Ma c’è di peggio. Silvio è un indagato
in un processo detto Ruby-ter
con l’accusa di avere subornato
dei testimoni per non far saper
che le cene non erano eleganti,
le ragazze eran troppo generose,
come le buste piene di contanti
destinate alle più peccaminose,
che c’era in giro qualche minorenne,
come ad esempio Ruby Rubacuori,
ricompensata con robuste strenne
per pagarne gli erotici favori.
Indagati con Silvio, le Olgettine,
Apicella, il brillante chitarrista,
qualche sodale alla menzogna incline,
i legali e Rossella, il giornalista.
Per le ragazze piene di virtù
dal caiman finanziate tutti i mesi
parte immediata la spending  review
e tutti i pagamenti son sospesi.
Addio auto, addio buste di Spinelli,
addio studi, vacanze, appartamenti,
son purtroppo finiti i tempi belli
poiché i giudici sono dei fetenti,
capaci di mandar Silvio in prigione
se, pagando ogni mese le pulzelle,
persevera nella subornazione
per celar le focose marachelle.
La splendida stagione è ormai finita
sia per le pupe piene di virtù
che per il Cavalier che cambia vita
al fianco di Francesca e di Dudù.
Ma la Giustizi ad orologeria
non è il maggior motivo di tormento
che preoccupa Sua Cialtroneria.
C’è una più grave causa di sgomento:
Giovanni Toti, fresco consigliere,
per Silvio Berlusconi è grassottello
e fra i lacchè non può farsi valere
se non diventa in fretta un po’ più snello.
Dopo tre giorni di severa dieta
a base solo di verdura cruda
il consigliere, diventato asceta,
davanti alla bilancia si denuda.
Via la felpa, le calze, i pantaloni,
con le mutande sal sulla bilancia,
e l’ago, dopo un po’ di vibrazioni,
il verdetto sul meschinello sgancia:
non è sceso nemmen di un ettogrammo
e la dieta non è servita a niente!
Dramma finale. Toti dice: “Smammo!”
e singhiozza il Papà Costituente.
Carlo Cornaglia

(28 gennaio 2014)

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